martedì 22 dicembre 2009

venerdì 18 dicembre 2009

Fiocca

Mentre aspetto che le patate finiscano di lessare, guardo dalla finestra e vedo tre fanciulle che si divertono a lasciare profonde impronte nella piazza, strisciando i piedi.
Dall'altro balcone odo vociare di ragazzi che riescono già a giocare a palle di neve.
A malincuore abbasso la tapparella della mia stanza: mi piacerebbe guardar fuori per tutto il tempo della nevicata, ma entra aria gelida dai vetri.
Si prospetta una notte di inconfondibile silenzio. E' quello della neve, che riesce ad ovattare anche i rumori della città.
I fiocchi si fanno sempre più fitti, e se da una parte penso a chi farà fatica a viaggiare o è senza una casa calda per rifugiarsi, dall'altra sono felice per gli alberi e gli arbusti che hanno già su uno spesso cappotto e per chi vive sugli incassi di una stagione sciistica.
Tutte le cose hanno i pro e i contro, ma per me la neve è incantevole, così faccio fatica a pensare negativo.
In questo momento, faccio fatica anche a scrivere, perchè il computer è proprio davanti alla porta di un balcone e l'occhio scappa per seguire la "danza dei cristalli".
Non so domattina cosa troverò aprendo la finestra, ma so che sono grata dello spettacolo gratis cui sto assistendo.
E' troppo bello!

mercoledì 16 dicembre 2009

Incanto! (2)

E' il caso di aggiungere al post "Incanto! (1)", che oltre all'illuminazione delle vetrate della facciata del Duomo, c'è anche l'illuminazione di quelle dell'abside... per cui se fate un giro in piazza, fatelo completo. Merita!
NB. Grazie a chi ha avuto la bellissima idea e a chi l'ha realizzata.

domenica 6 dicembre 2009

L’ostetricia esatta dei filosofi


“Uno dei compiti fondamentali della gravidanza è costituito appunto dalla preoccupazione tanto di un corretto compimento di questa crescita sia fisica sia psichica nel grembo materno, quanto di evitare traumi dovuti a un comportamento errato della madre, ad angosce, a privazioni e ad altro.
Ma la crisi di cui abbiamo parlato sta nell’atto stesso della nascita. Con la nascita, il bambino, formatosi completamente, lascia il grembo materno e comincia l’esistenza individuale. La psicologia mostra che questo avvenimento si imprime profondamente nella psiche del bambino, tanto che, se esso non si compie in modo corretto, avrà conseguenze per tutta la vita; e queste saranno di natura non solo fisica, ma anche psichica.
Lo stato di vita nel ventre materno è quello di una perfetta simbiosi: il bambino vive nella sfera vitale della madre. Con la nascita egli se ne stacca. Ma il problema è se questo distacco si compia realmente e completamente, e inoltre se il passaggio si effettui in modo corretto. Già Freud ha fatto notare che le levatrici esperte parlano del terrore provato dal bambino nell’atto della nascita e dicono che la madre è responsabile del modo in cui questo terrore viene superato. D’altra parte, l’eventualità che non si effettui il distacco interiore, psichico, cioè l’ingresso nell’esistenza individuale, sembra avere particolare importanza nell’insorgere della malinconia, nella quale operi il desiderio di ritornare nella sicurezza del grembo materno.
I compiti etici sono qui, naturalmente, quelli dei genitori, in particolare della madre. Essi riguardano le esigenze fisiologiche, il comportamento affettivo, la disposizione interiore alla sollecitudine e all’amore, la condotta nel momento stesso della nascita.
A proposito di quest’ultimo punto, ci si può chiedere se le tecniche che mirano a una sempre maggiore facilitazione del parto abbiano solo lati positivi, se cioè non banalizzino l’evento, sminuendo il peso che, per l’esistenza, ha questa separazione, la quale, al contempo, è anche acquisizione di una persona"

Romano Guardini “Le età della vita” Vita e pensiero

mercoledì 2 dicembre 2009

Incanto! (1)

Una cosa mai vista in quarant'anni... da piazza Duomo, la facciata della Cattedrale con le vetrate illuminate dall'interno! Un incanto anche per i passanti più distratti...
NB. Se stasera passate da Milano, fate un giro in Piazza del Duomo!

Indovinello


Quando arrivi, stai con me almeno tre giorni…
A volte di più.
Non ti aspetto mai, il tuo arrivo è sempre improvviso, eppure me lo segnali.
Non sei gradito, non sei cercato, benché spesso ti provoco.
Sei inopportuno, soprattutto perché sopraggiungi sempre quando bisognerebbe fare a meno di te.
Mi condizioni moltissimo, anche se ti manifesti in modo sfumato o parziale.
Non lasci tregua, ma ti arrendi all’aria fredda e all’acqua calda.
Cerco di respingerti, ma più mi concentro per farlo è più forte diventi.
Cosa sei?


....


Sei un gran mal di testa!

giovedì 26 novembre 2009

Attesa

L’attesa è l’emblema della vita.
Se siamo al mondo, è perché la nostra mamma ci ha atteso nove mesi…
Se siamo nati prematuri, ha atteso qualcosa in meno.
Dell’attesa non si può fare a meno, perché la vita si svela nel tempo che scorre.
L’attesa non si può eliminarla, perché il tempo non si può fermarlo.
Si attende che arrivi la sera, quando siamo stanchi.
Si attende che sorga un nuovo mattino, quando desideriamo.
Si aspetta l’ora della colazione, per farla insieme.
Si aspetta l’ora di cena, per godersi lo spettacolo del camino.
A volte si attende il lunedì, perché è bello ricominciare.
A volte si attende il venerdì, perché si vuole staccare.
Si attende la fine del mese, per la busta paga.
Si attende l’inizio del mese, perché coincide con la festa di compleanno.
Si attende l’avvicendarsi delle stagioni, perché in fondo si aspetta che torni l’estate.
Si attende l’inverno, perché si ama la neve.
L’attesa è perché si vuole raggiungere la maggiore età.
L’attesa è che finiscano le superiori e si faccia finalmente la Maturità.
Si aspetta di laurearsi.
Si aspetta di “dottorarsi”.
Ci sono tanti problemi che si aspetta si risolvano.
Ci sono tanti desideri che s’attende s’avverino.
Si aspetta che finisca un pianto.
Si attende di cogliere un sorriso.
Si aspetta che la vita sveli il bene.
Si attende che qualcuno ci dica che ci vuole bene.
Tanto tempo dato alla vita, tante attese vissute.
Di queste: tante attese brevi, tante attese prolungate. Tante attese ansiose, tante attese lievi.
Ma di tutte le attese, qualsiasi esse siano, la più grande è sempre l'attesa di te!

domenica 8 novembre 2009

Domenica mattina

Vado come di consueto all’appuntamento con i miei vicini di casa: la S. Messa delle ore 10.00 dell’Istituto Sacra Famiglia, preceduta da un'amica.
Ci vado, perché accade qualcosa di sorprendente. Incontro ciò che è Vero.
Entro e mi siedo sulla destra. Subito uno degli ospiti mi esorta dicendomi: “Guarda che la tua amica è seduta dall’altra parte!”. Giusto richiamo: quando vuoi bene ad una persona non puoi che volergli stare vicino… pertanto, mi sposto.
Davanti a me, un'altra ospite, nel momento in cui inizia il canto vivace del Gloria, prende e si mette in piedi davanti all’altare. Ovvio, quando ti interessa una cosa, non esiti a farti avanti!
La stessa persona, tornata al posto davanti a me, in un momento di silenzio, estrae dalla tasca il suo borsellino gonfio. Gonfio di qualcosa di molto prezioso… lo apre e vedo che contiene diversi oggetti, che non hanno niente a che fare con i soldi. Mi commuovo, perché riemerge un ricordo dell’infanzia, semplice e sincero, quando giocando accumulavo i miei valori in posti più o meno segreti. E i valori, secondo un parametro che non è certo quello comune del mondo, erano strettamente legati agli affetti.
Finisce la cerimonia. Lascio gli ospiti alla fine della celebrazione della Solennità di Cristo Re dell’Universo e dopo essermi lasciata provocare dal loro esempio, mi chiedo: “Quali sono, ora che mi considero adulta, i miei valori… chi è il mio Re?”

Una vignetta di Giannelli che merita!


lunedì 2 novembre 2009

Fine settimana d'autunno


Tra i larici d’oro, si accendono di luce le foglioline gialle delle betulle.
Tra i frassini in parte secchi e in parte spogli, troneggiano i ciliegi dalle foglie rosse come i frutti ormai lontani.
Tra l’azzurro nitido del cielo, rami che si stagliano, di un insolito acero dalle foglie rosa.
Chi ho portato in montagna con me, non aveva mai visto i colori dell’autunno a queste quote.
Qualcosa d’indimenticabile e d’imperdibile.
Una natura trasfigurata, che ricorda il Paradiso.

martedì 27 ottobre 2009

Non solo ostetrica


Si può stare al lavoro in tanti modi, e tra i tanti, c’è un modo che è quello che io chiamo “creativo”. Verniciare i mobili vecchi d’azzurro, spostare il mobilio dell’aula finché non convince l’assetto, fare il portachiavi con legno di recupero e ganci, ideare una piccola farmacia d’emergenza… insomma, è bello sperimentare che un’ostetrica che si occupa di formazione, non si limita a stare tra i banchi o nella corsia.
Certo, a volte è necessario vivere insieme ad una donna il travaglio, il parto o l’allattamento, per non dimenticare qual’ è il vero scopo per cui “insegno”, ma è altrettanto educativo, manifestare che la vita è ancora più ricca!

lunedì 26 ottobre 2009

26 ottobre 2009


Capita anche a me, che qualcosa va storto… e divento nervosa.
Allora, che fare?
Trovarsi con un volto amico è l’ideale.
Non è necessario che mi chieda come va, basta che c’è; sedersi insieme davanti alla vetrata che guarda sulla piazza del Duomo, bere una coca cola, un frappè, mangiare un bombolone e una fetta di torta ai frutti di bosco.
Bè, ovviamente, non ho mangiato tutto io!
In ogni caso, anche se il rischio è di acquistare qualche etto, l’amicizia vera ha qualcosa di forte, che ti porta ad ascoltare e a dire le cose che ti stanno veramente a cuore… niente di banale, niente di scontato, qualcosa di sempre nuovo, che mi fa vedere le cose nella giusta dimensione e fa tornare lievi.
Grazie Fio.

venerdì 16 ottobre 2009

Giorni d'ottobre


L’azzurro carico del cielo, ricorda che chi l’ha pennellato, non ha risparmiato sul colore.
Il verde intenso della vegetazione, ricorda che le piante e l’erba sono vive.
Il rosa del marmo di Candoglia del Duomo, ricorda che è stato costruito da mani di uomini ispirati.
Il vento insistente, risveglia pensieri che corrono lontani.
Il gelo deciso, risveglia il fascino della neve sulla montagna.
La mano fredda, risveglia il desiderio dell’abbraccio.
Questi giorni d’ottobre così trasparenti; ricordano la bellezza del vivere, e risvegliano il desiderio d’Infinito.

martedì 13 ottobre 2009

Speriamo di non ridurci all’osso!


Comincia una nuova avventura.
Con trentun chiavi d’accesso, la porta antipanico montata al contrario, la rottura improvvisa di una tubatura di scarico, il furto di due postazioni dell’aula informatica e tanta tanta stanchezza; l’anno accademico è ormai avviato a tutti gli effetti.
Le ostetriche insegnanti resistono!

lunedì 5 ottobre 2009

05.10.09 missione impossibile



Oggi comincia l’effettivo trasloco della sede del Corso di Laurea in Ostetricia di Milano.
Io e le mia collega siamo operative dalle 7.30 del mattino… peccato che gli operai arrivano alle 10.15.
Prendono visione del materiale da smaltire e basiti dalla quantità di cose, dal fatto che non c’è ascensore e siamo al secondo piano e dal dover attraversare tre cortili prima di raggiungere il camion; si allontanano per telefonare al loro responsabile per organizzarsi.
Tornano alle 11.
Alle 11.30 fermi tutti.
Da un cortile non si può più passare perché si interferirebbe con le attività ludiche dell’asilo coinquilino. Caspita, fino alle 14.00 divieto assoluto al transito.
Sono le 14.30, io e la mia collega stiamo ancora aspettando il ritorno degli operai… ce la faremo?
Ai posteri l’ardua sentenza!

domenica 4 ottobre 2009

Un "post"... piacentino


Torno da una domenica piacentina; non posso nascondervi che se dovessi farvi un buon regalo... non esiterei dal portarvi una fantastica zucca.

NB. Leggete pure questo post come un messaggio pubblicitario!

martedì 29 settembre 2009

Sono terminati anche i ripescaggi!?



Gli studenti che hanno fatto i test di ammissione alle lauree triennali dell'area sanità, dovrebbero sapere come si sono concluse le graduatorie. C'è già qualcuno, triste e sconsolato, che mi chiede come dovrà muoversi un altro anno perchè questa volta è andata male...
Oltre a dare qualche consiglio, mi scappa una vignetta...

domenica 27 settembre 2009

Continuano le fiabe...

Nell’alto medioevo nasce la tradizione cortese del Rosengarten, (giardino delle rose); luogo incantevole ed inviolabile. La tradizione popolare tedesca immagina il giardino delle rose sul Catinaccio. Un piccolo spiazzo pianeggiante tra le pareti verticali, che si accende di colori all’ora del tramonto: è il lontano riverbero delle rose magiche di Laurin, che risplendevano rigogliose nel Gartl (giardinetto). Come si narra, Laurin era il re dei nani e si era messo in testa di rapire la bella Kunilde, sorella di uno dei dodici compagni di Teodorico, re degli Ostrogoti. Laurin, portò la fanciulla nel suo regno, la sposò e ne fece la regina dei nani. Il regno era così sicuro, che a proteggerlo bastava un filo di seta. Al suo ingresso, si trovava uno stupendo giardino di rose. Teodorico venne con i suoi uomini per fare la guerra a Laurin. Dopo una serie di incredibili scontri, fece prigioniero Laurin e tutti i suoi nani. Laurin sconfitto, poiché lo splendore delle sue rose aveva fatto individuare il suo rifugio, pronunciò l’incantesimo: “Voglio che nessuno possa vedere le mie rose, né di giorno, né di notte”. Si dimenticò però del crepuscolo, così i riflessi delle rose possono continuare ancora, per breve tempo, all’alba e dopo il calar del sole, ad inondare le Dolomiti di stupendi colori.
Quale morale: oltre a giustificare lo spettacolo dolomitico dell’enrosadura, ci viene ricordato che le montagne trasmettono una bellezza unica, che le supera!

In parte tratto da: Dolomiti, la spettacolare rinascita di un arcipelago. www.itacalibri.it

giovedì 24 settembre 2009

A Graz, prima e dopo...




Grazie Virna della compagnia in giorni così intensi... solo noi italiani non parliamo l'inglese come se fosse la nostra madrelingua. Ma ce l'abbiamo fatta!! (In attesa di altre avventure).

mercoledì 23 settembre 2009

Torno a volare nel web... e catturo una fiaba

A voi tutte streghe, e a voi cavalieri!
Un giorno, il giovane re Artù fu catturato ed imprigionato dal sovrano di un regno vicino. Mosso a compassione dalla gioia di vivere del giovane, piuttosto che ucciderlo, gli offrì la libertà, a patto, però, che rispondesse ad un quesito molto difficile: “Cosa desiderano veramente le donne?”.
Artù avrebbe avuto a disposizione un anno, trascorso il quale, nel caso in cui non avesse trovato una risposta, sarebbe stato ucciso.
Un quesito simile avrebbe sicuramente lasciato perplesso anche il più saggio fra gli uomini, ed al giovane Artù sembrò una sfida impossibile, tuttavia, avendo come unica alternativa la morte, Artù accettò la proposta, e fece ritorno al suo regno.
Ivi giunto, iniziò a interrogare chiunque potesse dargli un parere: la principessa, le damigelle di corte, i saggi, i paggi, e via dicendo; ma nessuno seppe dargli una risposta soddisfacente.
Ciò che la maggior parte della gente gli suggeriva, era di consultare una vecchia strega, poiché solo lei avrebbe potuto fornire la risposta, ma a caro prezzo, dato che la strega era famosa in tutto il regno, per gli esorbitanti compensi che chiedeva per i suoi consulti.
Il tempo passò e giunse l'ultimo giorno dell'anno prestabilito, così che Artù non ebbe altra scelta che andare a parlare con la vecchia strega. Questa, accettò di rispondere alla domanda, solo al patto di ottenere la mano di Gawain, il più nobile dei Cavalieri della Tavola Rotonda, nonché migliore amico di Artù!
Il giovane Artù provò orrore a quella prospettiva: la strega era orribile sia di volto che nel corpo; aveva una gobba ad uncino, un solo dente, puzzava di acqua di fogna e spesso faceva anche dei rumori osceni!
Non aveva mai incontrato una creatura tanto ripugnante. Perciò si rifiutò di accettare di pagare quel prezzo e condannare,così, l’amico a sobbarcarsi un simile fardello!
Gawain,venuto al corrente della proposta, volle parlare ad Artù dicendogli: che nessun sacrificio era troppo grande per salvare la vita del suo re e la tavola rotonda, e che quindi avrebbe accettato, di buon grado, di sposare la strega.
Il loro matrimonio fu pertanto proclamato, e la strega finalmente rispose al quesito: “Ciò che una donna vuole veramente, è di fare esperienza di libertà nella vita”.
Tutti concordarono sul fatto che, dalla bocca della strega, era uscita senz’altro una grande verità e che sicuramente la vita di Artù sarebbe stata risparmiata.
Infatti il sovrano del regno vicino risparmiò la morte ad Artù, e gli garantì la vita.
Ma che matrimonio avrebbero avuto Gawain con la strega?
Artù si sentiva lacerato fra sollievo ed angoscia, mentre Gawain si comportava come sempre, e in tutte le occasioni continuava ad essere gentile e cortese.
La strega al contrario esibì le sue peggiori maniere: con abiti luridi e orribili, mangiando con le mani, ruttando, mettendo tutti a disagio.
La prima notte di nozze era vicina, e Gawain si preparava a trascorrere una nottata terribile, ma alla fine prese coraggio a due mani, ed entrò nella camera nuziale.
Ma ... che razza di vista lo attendeva!
Dinnanzi a lui, affascinante, sul talamo nuziale, giaceva la più bella donna che avesse mai visto!
Gawain rimase allibito, e non appena ritrovò l’uso della parola (il che accadde dopo diversi minuti), chiese alla strega cosa le fosse accaduto.
La strega rispose che era stato talmente galante con lei, quando si trovava nella sua forma repellente, che aveva deciso di mostrargli l’altro suo aspetto, e che per la metà del tempo sarebbe rimasta così, mentre per l’altra metà, sarebbe tornata la vecchiaccia orribile di prima.
A questo punto, la strega chiese a Gawain quale dei due aspetti avrebbe voluto che ella assumesse di giorno, ... e quale di notte.
Che scelta crudele!
Gawain iniziò a pensare all’alternativa che gli si prospettava: una donna meravigliosa al suo fianco durante il giorno, quando era con i suoi amici, ed una stregaccia orripilante la notte?
O forse la compagnia della stregaccia di giorno e una fanciulla incantevole di notte, con cui dividere i momenti di intimità?
Voi cosa avreste fatto?
La scelta di Gawain è distante solo un paio di righe… ma non leggete, finché non potete confrontarvi con la vostra scelta!


Il nobile Gawain disse alla strega, che avrebbe lasciato a lei la decisione dicendole: “Considera tu cosa ti rende più felice”.
Sentendo ciò, la strega gli sorrise, e gli annunciò che sarebbe rimasta bellissima per tutto il tempo, proprio perchè Gawain l’aveva rispettata e aveva intuito, cosa può voler dire, lasciar liberi!

E la morale di questa fiaba?
Non importa se la donna è apparentemente bella o brutta, se è considerata intelligente o sciocca.......... in fondo in fondo è sempre una strega!!! L’importante è che l’uomo sia cavaliere: solo così potrà accorgersi che in ogni strega, si nasconde una fata meravigliosa!

martedì 15 settembre 2009

SI PARTE


OK, noi dottorandi si va...
Ma no, cosa avete capito; si va via solo per quattro giorni!

giovedì 10 settembre 2009

Sono tornata a lavorare!

È ricominciata l’attività accademica… a pieno ritmo! Ieri più di 4.300 aspiranti studenti alle lauree triennali dell’area sanità, hanno occupato le aule del polo didattico di Città Studi, per fare il test di ammissione.
Io e altri come me, abbiamo vigilato che tutto procedesse correttamente, chissà, forse ho già incontrato una o più delle 30 ragazze che entreranno nel Corso di Ostetricia!
Le domande del test non erano difficili, e auguro a tutti i candidati di entrare nel percorso desiderato. Certo è, che ad un certo punto della giornata, ho pensato che è più “semplice” raggiungere la cima dell’Adamello, che tenere a bada la folla, o gestire i nostri uffici “complicazioni affari semplici”!
Non so esattamente esprimere la sensazione, ma forse intuisco, che alcune esperienze di vita, ridimensionano e facilitano l’approccio alla realtà.
Se hai saltato qualche crepaccio, difficilmente ti scoraggi se non sei sicuro di qualche risposta data al quiz.
Se hai camminato quasi ininterrottamente per dodici ore, non ti affliggi se la scala mobile della metropolitana è bloccata.
Se sai che il Bello esiste, è impossibile che rinunci a vivere!
Ecco, allora: pronti e via!

martedì 8 settembre 2009

Ispirata dalle vacanze… un gioco!

Se fossi…
Se fossi un mezzo di trasporto sarei un veliero: mi lascerei trasportare dalle correnti, dopo saggi calcoli sulle possibili rotte…
Se fossi un frutto, sarei una prugna: gialla, rossa o scura; potrei stare nel giardino degli amici o nel frutteto, ma sorprenderei riservandomi di essere un po’ selvatica!
Se fossi una cosa, sarei una tavola imbandita: non potrei che godere della buona compagnia, di stoviglie apparecchiate, pane, vino e companatico!
Se fossi un animale, sarei una cerva: potrei correre veloce nelle radure, tra i larici e sulle alture.
Se fossi un albero, sarei una betulla: riuscirei a non essere infastidita dal vento e avrei un’eleganza indiscutibile.
Se fossi un contenitore, sarei uno zaino: potrei andare ovunque, bilancerei il peso e avrei sempre qualche tasca che non viene considerata.
Se fossi una montagna, sarei una cima delle nostre Alpi: solida, coperta di neve, non sempre raggiungibile, spettacolare!
Se fossi un paesaggio, sarei un’alba su ghiacciaio: avrei colori imprevedibili, sopra una distesa candida; abbracciata dalle vette.
Se fossi una casa, sarei una baita: passerei inosservata e magari rimarrei nascosta tra frassini e sorbi, ma per chi può entrare; sarei un rifugio.
Se fossi uno dei quattro elementi, sarei il fuoco: userei di ciò che mi sta intorno fino a che non si consuma, e non smetterei di ardere.
Se fossi un fiore, sarei un nontiscordardimé: della vita non condividerei il dimenticare.
Se fossi un corpo celeste, sarei la luna: la luce che emanerei sarebbe riflessa, ma tanto forte, da far risplendere di notte, le montagne innevate.
Se fossi…
Sono io e sono grata. Bello, perché amo ciò che mi fai essere!

venerdì 21 agosto 2009

Un libro che ha accompagnato la gita ad Otranto


“Mi è piaciuta subito questa vostra città, quando arrivai due anni or sono, perché è una vera città di pescatori, di uomini forti, antichi come la terra. Vedi, piccina, se tu entri nel giardino di una villa e trovi che fra prati e aiuole di fiori ben distribuiti, nemmeno un’erba grama ha potuto metter radici, nemmeno una foglia secca marcire in un angolo, tu senti la presenza invisibile di un cuore esperto e vigile che crea tanta armonia. Il popolo otrantino, che fa zitto le sue cose, assomiglia a quel giardiniere. Capisci, vero?”
Maria Corti “L’ora di tutti” Tascabili Bompiani

Una lettura estiva


Anche con il caldo dell’estate, leggere delle verità, affascina:
“uccisi perché? Per il sogno di un gruppo di esaltati che giocavano a fare la rivoluzione, si illudevano di essere spiriti eletti, anime belle votate a una nobile utopia senza rendersi conto che i veri «figli del popolo», come li chiamava Pasolini, stavano dall’altra parte, erano i bersagli della loro stupida follia”.

“Così, domenica dopo domenica, anno dopo anno, abbiamo imparato cose che a dirle sembrano ridicole tanto dovrebbero essere patrimonio comune: che c’erano due Italie e che non ce n’era per definizione una buona e una cattiva, che entrambe avevano cose che ci piacevano, che da tutte e due le parti c’erano persone per bene, che a destra, a sinistra, al centro si potevano trovare risate, affetto, belle chiacchierate, discussioni, disagio o tristezza”.

“Quella mattina salii con la prima funivia, quella dei maestri con le giacche a vento rosse, le piste erano ancora intonse, la neve scricchiolava sotto gli sci. Quando arrivai a guardare la parete di roccia dell’Aiguille Noire de Peutérey, che slancia la cima del Monte Bianco, ero completamente solo. Fermo con gli occhi fissi sul ghiacciaio prima trovai il nonno, poi papà Gigi. Rimasi ad ascoltarlo a lungo e sentii che era giusto guardare avanti, camminare, impegnarsi per voltare pagina nel rispetto della memoria. Dovevo portarlo con me nel mondo, non umiliarlo nelle polemiche e nella rabbia, così non l’avrei tradito. Bisognava scommettere tutto sull’amore per la vita.
Non ho più cambiato idea”.
Mario Calabresi “Spingendo la notte più in là” Arnoldo Mondadori Editore

Vacanza salentina


Il sole sorge veloce; quando non sono ancora pronta per partire, è già alto.
Salviettoni da mare, materassino, sdraio, ombrellone, creme solari.
La borsa termica per l’acqua, un melone “della Fattoria” e qualche taralluccio.
Auto rigorosamente parcheggiata, tenendo conto di dove cade al mattino l’ombra, del muretto di cinta della casa.
La perlustrazione della costa è durata tutta la prima settimana: da Porto Selvaggio a Lido Pizzo, da Lido Conchiglie alla Baia della Suina, da Santa Caterina a Gallipoli.
Il mare ha un colore meraviglioso, dato anche dalla trasparenza dell’acqua.
Un pomeriggio ho contato almeno quindici sfumature: marrone sabbia, vicino alla riva; una serie di verdi, nella fascia centrale; fino a raggiungere un blu intenso, all’orizzonte.
La costa è a tratti bassa, con spiaggia, e a tratti scogliosa con pendii.
Studiate meticolosamente dai Normanni, una serie di Torri la dominano; come se ancora oggi, ci si dovesse difendere dai Saraceni.
Chi sta con me, non ha potuto fare a meno di mettere come sfondo al desktop del palmare, questo spettacolo.
Quando sono sotto l’ombrellone; cerco di leggere e a tratti mi abbandono al sonno.
Quando sfido il sole; non posso dimenticare la crema…
In ogni caso, il passatempo preferito è lasciar correre i pensieri, con lo sguardo rivolto all’infinito.
Il paesaggio è solo tenda, di un grande palcoscenico.
I bagni sono freschi, una volta è stato possibile riscoprire una grotta costiera, dall’acqua gelida.
Tutto noto, ma sempre nuovo.
I ricordi e le sensazioni, riemergono potenti.
La pelle che li avverte, è comunque la mia, ma non è più la stessa.
Nel tempo che scorre, tante cose sono cambiate.
In ogni caso, affetti famigliari, mi legano a questa terra in modo speciale, e delle persone del posto, resta un saluto inconfondibile: “Ciao, Signora!”.
Ne conservo l’efficacia, in attesa di tornare!

venerdì 31 luglio 2009

Cominciando dal tetto della Valle Imagna...



Amo tornare nei luoghi che mi sono famigliari.
Mi commuove rivedere i paesaggi: i boschi, gli avvallamenti e il percorso del fiume, le montagne e la croce sulla cima.
Mi piace riconoscere le strade, le chiese, le piazze, le case, i prati e i pendii, le torri, le rocce, e perfino i sassi.
Distinguere la gente, individuare le singole persone, figurarmi i volti trascorsi e i sorrisi.
Mi fa trasalire risentire l’odore di qualcosa, che mi fa rinvenire l’infanzia.
Ogni luogo, come ogni persona, ha un suo profumo singolare; tanto che non posso sentirlo, se non gli sono sufficientemente vicino.
È così, lo so, mi fa contenta il continuo ritrovamento di qualcosa che già conosco, o forse mi piace proprio questo: scoprire che ciò che penso di sapere è ancora da scoprire.
Così tutte le volte che la giornata è tersa e vedo il Resegone, so cosa c’è dietro, di mio e di non ancora mio.
Così come quando torno in Salento, so cosa ho lasciato li di caro, e di cosa riavrò.
Così come quando l’orizzonte è veramente limpido e vedo l’Adamello, so cosa c’è alle sue pendici di conquistato, e di non ancora conquistato.
Questo è il regalo di quest’anno!
Queste sono le vacanze di quest’anno!
Questo mi rende contenta e grata!
Buon viaggio…

domenica 26 luglio 2009

Ricetta per la vita


Pane fresco. Primo ingrediente, ed è gia difficile trovarlo in casa;
una fetta di prosciutto. Bè, una è troppo poca, e poi provati gli insaccati piacentini…
un po’ di formaggio. Sì, ma di quello buono;
un bicchiere di vino rosso. D’accordo, però in quelle bottiglie che hanno solo gli amici che infiascano;
una comoda seggiola. Possibilmente di quelle che hanno lo schienale alla giusta altezza e non dondolano;
un piacevole panorama. Certo, da casa è meglio mettersi in studio, così le petunie bianche e fucsia imperano;
una buona musica. No, meglio il silenzio.
Vuoi dire che con così poco, si può raggiungere la soddisfazione?
No, manca l’ingrediente fondamentale… non posso dimenticarTi!

lunedì 20 luglio 2009

Vignettista per un giorno





Non so se linus.net pubblicherà mai le mie vignette... comunque io ci provo, e metto sul blog le prime due che ho spedito! (Dalla raccolta: EVOLUZIONI, RIVOLUZIONI, SPECULAZIONI)

NB in ogni caso, invito tutti ad andare a guardare cosa succede sul sito: http://linus.net/

venerdì 17 luglio 2009

Crepuscolo

C’è qualcosa all’imbrunire che mi affascina.
Sarà perché la luce è strana e ovatta le sembianze.
Sarà perché la tangenziale si accende di luci bianche e rosse, come se fosse un albero di Natale.
Sarà perché sono sola in macchina e mi viene voglia di cantare.
Sarà perché l’aria si fa più fresca e a volte è come se si fermasse.
Sarà perché i profumi li avverto più intensi, soprattutto quello dei prati o dei camini a legna.
Sarà perché a seconda di dove sono, sento il canto delle cicale, quello dei grilli o il silenzio; preludio della notte.
Sarà perché se sono in montagna, le cime riverberano la luce che sta scemando e se sono al mare, l’orizzonte è chiaro.
Sarà perché nel cielo, con le prime stelle, appare la luna.
Sarà perché con la scusa di portare ciò che c’è da portare nel bidone, faccio quattro passi sola sola.
Sarà perché la giornata è stata intensa: ho cercato tutto il giorno.
Sarà perché desidero.
Sarà perché mi arrendo.
Sarà perché so che mi aspettavi!

mercoledì 15 luglio 2009

Un libro da leggere senza difficoltà che parla di: papà al parto, ma non solo…


"Siamo stati introdotti all’idea del matrimonio come amore e responsabilità. Perciò, disse la mia signora, «quando non si può fare non si fa, il massimo che ti concedo è il metodo Ogino-Knaus». È per questo che poi mi sono fatto una certa cultura sulla donna in gravidanza. Ho assistito a tutti i travagli della mia gentil partoriente e non sono svenuto neanche una volta. È lei che, invece, almeno in un paio di occasioni, ha rischiato di perdere conoscenza. E anche qualcosa di più.
Una volta perché Gloria non voleva saperne di venire al mondo, l’altra perché uscendo, non ricordo più se Teresa o Clara, aveva causato un tale sbreco all’utero della mamma, che l’emorragia non si fermava più. Si è fermata solo alla fine del rosario consigliato dall’ostetrica. Il che spiega l’importanza dell’ostetricia cristiana. Ho visto più sale parto e più bambini io che le puericultrici dei miei figli. L’uomo dovrebbe sempre accompagnare la sua donna al parto. Perché? Perché fa bene alle donne. E perché anche l’uomo potrebbe sentirsi meglio di quando credeva che i bambini sono solo affari di donne. Il parto più strano a cui ho partecipato è stato quello in stile sioux. Cos’è lo stile sioux? Avete presente uno sgabello? Ma non uno qualsiasi, tipo da pianoforte. No, uno proprio piccolino, che non ti puoi nemmeno sedere sopra senza poggiare le mani di qua e di la sul pavimento, allungando le gambe perché altrimenti le ginocchia ti finiscono in bocca. Ecco, prendete uno sgabello così e, prima di farci accomodare la vostra cara mogliettina, ponetevi alle spalle di lei e passatele le braccia sotto le ascelle fino a ricongiungere le mani sotto i suoi seni. Ecco, adesso siete pronti per sostenere il peso della vostra gestante mentre lei si siede, allarga le gambe e inizia a spingere proprio come se dovesse esprimersi in quel tal bisogno. Voi rimanete lì a sostenerla mentre l’ostetrica infila la sua mano vellutata tra le cosce della vostra signora. E «avanti, bene così, ancora uno sforzo», di spinta in spinta, piano piano, comincia a spuntare la testolina di un marmocchio turgido di peli, di sangue e di liquido amniotico.
Sembra un miracolo. E in effetti lo è. Lei spinge e l’ostetrica la incoraggia. Tu intanto sostieni i pesi più leggeri del mondo. Il peso di quel tale che sta cominciando la sua avventura nel mondo. Il peso della tua donna che guarda quel bambino come nessuno può guardarlo a questo mondo. E ringrazi Dio, gli amici, i ginecologi, le ostetriche, i vicini di casa, i preti."


Luigi Amicone, Le avventure di un padre di famiglia. Edizioni Vallecchi

martedì 14 luglio 2009

Verità (4)

Un’amica, ha proprio colto nel segno: i miei "vicini di casa", dell'Istituto sacra Famiglia, sono così sorprendenti, perché non hanno reticenze a manifestare, che desiderano essere felici…
Caspita, c’è da essere considerati dal mondo “handicappati”, per non confondere ciò che si vuole veramente, con quello che è di cornice!?

lunedì 13 luglio 2009

Nessun "rudere" alle spalle


Santa Maria di Campagna (Piacenza) cupola centrale, veduta d'insieme. Autore: Pordenone 1530 – 1532

Istanti che si susseguono, giorni, anni.
E con questi occasioni, scelte, decisioni.
A volte mi sembra di essere inconcludente, a volte sono io che voglio tergiversare.
In realtà, se sto a quello che accade, scopro che il tempo aiuta a conoscere le cose, rendendole “mie”.
Questa constatazione, l’ho fatta, tornando ancora una volta, nella città dove ho vissuto per cinque anni.
Così, ad esempio, la bellezza d’arte di un luogo, dove non sono più, continua ad essere familiare… anzi, lo è più di prima!

venerdì 10 luglio 2009

Italianate!


Vi assicuro... una toilette così "funzionale", esiste veramente!!!

martedì 7 luglio 2009

Una passione




Ho iniziato ad amare la fotografia grazie ad una amica, e ho imparato che un artista come Eugene W. Smith può dire tante cose(1).
Innanzitutto, che la fotografia a differenza di quello che potevo pensare essere l’emblema dell’arte oggettiva, è estremamente soggettiva.
I chiaro scuri di Smith, sono perché lui vede la realtà così, e così è per chi insegna.
Non si può che trasmettere la verità per come la si intuisce.
Smith, è un autore che non si è mosso per la gloria e il soldo, ma per quello in cui credeva, tanto che è morto solo, lontano dai clamori, dopo una vita difficile.
Una cosa che mi ha colpito molto, è che una delle sue fotografie più famose, nasce nel 1946(2), dopo due anni di lunga convalescenza per ferite gravi al volto, accusate durante la guerra, che gli avevano impedito a lungo di fotografare. Nonostante questo, non lo hanno contrastato come uomo e come padre, per cogliere l’attimo fuggente dei suoi due figli che passeggiavano nel parco.
Io desidero per me questo sguardo, anche dentro alla durezza che a volte la vita e le sue condizioni non risparmiano. Solo così è possibile essere ostetrica insegnante e quindi un po’:
· artigiana – le cose diventano mie e posso trattarle;
· scienziata – perché professionista a cui non manca la conoscenza disciplinare specifica e il metodo scientifico adeguato;
ma innanzitutto, donna, perché cercatrice di senso.

(1). Eugene W. Smith “Il senso dell’ombra” a cura di Gilles Mora, Editore Federico Motta
(2). Eugene W. Smith “A Walk to Paradise Garden” 1946

lunedì 6 luglio 2009

Temporale notturno

Sonno profondo, nelle prime ore del mattino.
Lenzuola divelte, al risveglio.
Scelta di scarpe aperte, per sentire la frescura ai piedi.
Metropolitana, raffreddata.
Facciata del Duomo spettacolare: contrasta con il cielo, di un azzurro intenso.
Camminata veloce; non c’è afa d’arresto.
Colazione ammirando dalla finestra il vivo verde, di un giardino pensile.
Pensieri, che corrono lontani.
Tutto… per una notte di temporale!

mercoledì 1 luglio 2009

Si torna a volare!


Conto alla rovescia, da lunedì 13 tornerò all'attività pratica in tirocinio! Speriamo che la cicogna confermi la mia domanda di adozione...

martedì 30 giugno 2009

Una vignetta che merita il mio blog


Leggo velocemente Metro, perchè chi me lo porge mi sorride... mi fermo sulla vignetta di Darby Conley.
Eccola sul mio blog, perchè ciò che descrive con ironia "l'anestesia che viviamo", merita di essere riportato!

sabato 27 giugno 2009

Desiderio di felicità


“Ma dove e quando ho appreso che cos’era la felicità della mia vita, per averne il ricordo e provarne amore e desiderio? E non soltanto io o poche altre persone, ma tutti vogliamo essere felici. Se non ne avessimo ben precisa nozione, non ne avremmo una volontà tanto decisa. Ma che significa questo? Prova a chiedere a due persone se vogliono arruolarsi, e uno magari risponderà di sì, l’altro di no; ma chiedi se vogliono essere felici, e subito tutti e due diranno senza dubbio di sì, e anzi non hanno altro scopo che questo, d’esser felici, nel volersi o non volersi arruolare. Chi si diletta di una cosa, chi di un’altra. E così tutti si trovano d’accordo nel desiderio di felicità, così come lo sarebbero nel rispondere all’unisono, se interrogati, che desiderano godersi la vita. È questo godimento che chiamano vita felice. E anche se ciascuno ha il suo modo di godersela, uno solo è lo scopo che tutti si sforzano di conseguire, questo. La gioia di vivere, nessuno può dire di non sapere cosa sia; e per questo la si ritrova nella memoria, e la si riconosce, al solo udire il nome della felicità”.
S. Agostino, Confessioni X, 21-31

venerdì 26 giugno 2009

Mai sottovalutare l’umano

C’è l’occasione di chiedere alla mia amica prof d’italiano come sono andati i temi di maturità… inizia a raccontarmi in merito a quello dal titolo relativo al modo di comunicare di oggi (facebook and &). Io ascolto… tanto dentro di me considero: “Ma si, la nuova generazione va raggiunta come si può, ma in fondo non si rende neanche conto di cosa vuol dire comunicare”.
In realtà il mio pensiero viene presto interrotto e sono portata a stupirmi; la mia amica che continua a raccontare mi sta dicendo: “Una ragazza ha scritto che, con l’avvento del telefono, siamo riusciti a togliere i volti dalla comunicazione e con l’uso del web, stiamo togliendo la voce… praticamente stiamo smaterializzando le relazioni”.
Quale considerazione?
Mai sottovalutare chi guarda seriamente all’umano!

Dare immagine ad una frase...



“Nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo ambito”
Romano Guardini

domenica 21 giugno 2009

Un "post" al femminile


Eugene W Smith per Life "Midwife"

Come donna, non so se ho scelto di lavorare come ostetrica con le donne e per le donne, perché credo di poterle comprendere, oppure se è per una forma di esorcismo.
Questa seconda ipotesi, mi sembra spesso la più realistica.
Devo essere sincera: ho quasi bisogno di scongiurare il mistero che siamo, e il mio stesso inconoscibile.
Se diciamo di no, è perché dentro di noi vorremmo dire di si… ma vogliamo essere sicure che chi ci domanda, ci chiede veramente. Pertanto, aspettiamo che insista.
Se ripetiamo di no, desidereremmo ardentemente dire di sì; ma ci arrendiamo a quello che riteniamo impossibile e non vogliamo disturbare.
In ogni caso, se diciamo ripetutamente di no, è veramente NO!
Le rare volte che diciamo di sì, è proprio un sì, ed è per sempre.
Se ci viene chiesto cosa pensiamo, ci sforziamo di dire quello che auspicherebbe l’interlocutore; se chiediamo agli altri cosa vorrebbero, speriamo che dicano quello a cui aspiriamo noi.
A volte sbottiamo perché siamo stanche e chiediamo all’altro di fare quello che c’è da fare, poi inseguiamo la persona e le cose, perché devono essere preparate come vogliamo noi!
Insomma, questo post è per rappresentare quanto è difficile appartenere a questa metà dell’umano e per consolarmi: capire lo strano genere femminile è pressoché impossibile… e quindi forse è un po’ incredibile anche cogliere dei lati di me stessa.
Evviva la ricerca che scopre il mondo femminile!
Evviva le donne!

venerdì 19 giugno 2009

Grazie!

Ieri nel primo pomeriggio, abbiamo fatto una festa. Non so se fosse propriamente una festa, perché quando ci sono anche le lacrime è difficile dare il nome ai fatti… comunque sia, è stato un momento di commozione e di gratitudine.
Chiappini e Scagni vanno in pensione… due delle “mie” capo-ostetriche del percorso lavorativo da ostetrica ospedaliera, non saranno più presenti nei corridoi e nelle unità operative della Mangiagalli.
Che dire…
Sono contenta, pensando al fatto che viene chiusa in bellezza una brillante carriera, sono un po’ triste, perché non avrò più dei riferimenti.

In ogni caso, resta da dire un GRAZIE sincero, perché fin da quando sono stata giovane ostetrica, ho potuto contare su di voi!
Mi mancherete. Ciao.

martedì 16 giugno 2009

Si torna nella "fabbrica dei bambini"


Oggi è stato reso ufficiale: il Corso di Laurea in Ostetricia, dal prossimo anno accademico tornerà ad avere la sede all'interno della Clinica Mangiagalli, anzi per l'esattezza nei seminterrati della Regina Elena... si torna all'origine!
Quante generazioni di ostetriche hanno fatto lezione in quegli spazi!!! Io compresa!!!

domenica 14 giugno 2009

Domenica da dottoranda

Tante colleghe mi chiedono cosa vuol dire frequentare il dottorato.
Be, la risposta può essere data in modi diversi, a seconda di quello che si vuole sottolineare.
Innanzitutto, direi che è utile. Utile perché: un conto è parlare del mondo della ricerca scientifica (laurea triennale), un altro è imparare la metodologia della ricerca (laurea magistrale) e un altro ancora è iniziare a mettere le mani in pasta sperimentandosi nel fare ricerca!
La frequenza alle lezioni non è così impegnativa come quella della laurea triennale o del più due, perché in un certo modo, il percorso teorico è costruito un po’ ad hoc, guardandosi in faccia tra professori e dottorandi.
Certo, fare ricerca e produrre uno o due articoli da pubblicare in tre anni (durata del dottorato), chiede un impegno costante, anche se diluibile nel tempo.
Poi, devo essere sincera, i fine settimana devono essere spesso dedicati allo studio!
Così oggi per me è una lotta tra una metasintesi, una revisione e 15 articoli… ovviamente scritti in inglese!
Ancora, la ricerca chiede la conoscenza informatica, la conoscenza statistica e quella filosofica (se si vuole portare avanti anche un disegno qualitativo - come nel caso mio e di Virna).
Quindi, armiamoci di pazienza, di umiltà (visto che non possiamo essere tuttologi) e di voglia di studiare!
Infine, io confido sempre in qualcuno che mi può dare una mano.
Come ho già scritto, non concepirsi da soli nel percorso è fondamentale. Io, innanzitutto, ringrazio Virna, per esserci e per il sostegno che mi da!

venerdì 12 giugno 2009

Occhi per vedere


“L’occhio guarda, per questo è fondamentale. È l’unico che può accorgersi della bellezza. La bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune. E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela.
Il problema è avere gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista.
Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio”.
Pier Paolo Pasolini
PS. Cara Fio, portami a Loreto con te!

domenica 7 giugno 2009

Ritorno a casa


Dopo un piacevole fine settimana piacentino, dove i prosciutti e gli affettati mi hanno coccolata, qualche considerazione sulla fine della didattica frontale dell’anno accademico.
In quello che rimane di giugno e durante tutto luglio, si prospetta l’inizio del difficile tempo degli esami.
Sia i laureandi della triennale che quelli del più due, saranno vittime di domande che anche da me saranno espresse.
I più pensano che i soli a patire in questo tempo, siano i poveri “studenti”, in realtà anche per chi sta dall’altra parte della scrivania, il momento non è dei più felici.
La verifica per lo studente, coincide con una doppia verifica per il docente.
Io mi domando sempre: “Cosa e come sono riuscita a trasmettere?”
In fondo allo studente è chiesta la responsabilità di sapere, all’insegnante, oltre a questa, è chiesta la responsabilità di saper trasmettere…
Quando penso a come si è trasformato il mio lavoro di ostetrica in questi anni, occupandomi di insegnamento, riconosco che è successo qualcosa di inaspettato e di affascinante, così, consiglierei a ciascuna delle mie studenti di perseguire la formazione fino a che è possibile (non trascurando, la presenza delle ostetriche nella scuola di dottorato), così che un giorno qualcuna di noi possa fare la docente universitaria sul serio (cioè riconosciuta dall’istituzione, con il giusto titolo).
C’è però da aggiungere una cosa… chi vuol fare questo cammino, a mio parere e per esperienza personale, deve anche equipaggiarsi di amici sicuri!
Io da sola non ce la farei a continuare. Con gli amici giusti è più difficile perdere l’orientamento e l’energia per perseguire gli obiettivi diventa possibile!
Per esempio, io tornando a casa, ho trovato chi mi aveva pensata, comprando un grande e buon gelato!
NB: come ben si sarà colto, sono della scuola che ritiene che una buona ostetrica deve essere ben nutrita!

lunedì 1 giugno 2009

Un giorno di "ponte"

Oggi è cominciato bene... e continua nel migliore dei modi: due ore a scuola senza studenti, per produrre quello che di solito chiede una settimana di tempo!

sabato 30 maggio 2009

UN ANNO!


Stasera, grande festa vigiliare: un anno della mia, fantastica, nuova Casa! Cosa di meglio di una cena al ristorante...

mercoledì 27 maggio 2009

Che giornata!

Stamattina è spettacolare, la prima reazione è stata quella di pensare che l'ideale sarebbe stato essere in cima ad una montagna, poi ho constatato che è già un regalo la frescura. Questa, tra l'altro, ha interrotto "la sfilata" d'abbigliamento indecente (consentitemelo!), a cui assistevo da qualche giorno (soprattutto per l'assidua frequentazione della metropolitana milanese), che ha ispirato la mia ultima vignetta!

"PROVA DI CLASSE"


sabato 23 maggio 2009

Stupirsi al risveglio

Una delle cose belle dell'abitare di fronte all'Istituto Sacra Famiglia, è incontrare al mattino uomini che ti guardano negli occhi, ti riconoscono e ti salutano.
NB. Questi uomini vengono considerati dai più: "disabili"!

martedì 19 maggio 2009

Fio (2)


Carissima, una delle cose più belle è vederti contenta... ti aspetto al varco, perchè ci sono tante occasioni per esserlo e tra le tante... l'estate vicina vicina! Grazie che ci sei!
NB. Come vedi mantengo le promesse... un nuovo post tutto per te!

venerdì 15 maggio 2009

Arte


Qualcosa che riesce a dire, quello che non si riesce ad esprimere.
Qualcosa che non si può leggere, va compreso.
Qualcosa di non definibile: è spazio libero.
Così Marie Michéle Poncet, una donna esile e forte, sa dare al vuoto, una forma.
Anzi, è proprio lo spazio vuoto, che confina la materia.
Marie Michéle è un’amica che sa dare calore al marmo, plasticità al bronzo, colore ai ritagli di carta e come tutti gli artisti; riesce a vedere qualcosa che ai più sfugge.
In questo, la cosa che mi impressiona particolarmente, è che lei rientra in quel manipolo di persone, da cui mi sento guardata e compresa in modo speciale e non solo… abbracciata!