domenica 9 dicembre 2012

In attesa del Natale

Chi non è stato bloccato dal virus è riuscito ad andare alla Fiera dell'Artigianato e ha portato a casa dei nuovi abitanti che mi ricordano qualcosa di molto bello...

sabato 8 dicembre 2012

La prima neve

Chissà per quale motivo misterioso amo così tanto la neve!?
Con la scusa di andare al piano garage per portare l’immondizia, mi sono lasciata imbambolare da questi piccoli cristalli che attraversando le grate del soffitto - coincidente con la pavimentazione del parcheggio della piazza - sono riusciti a raggiungermi.
Non so cos’ha la neve per incantarmi in questo modo.
Forse sono stata concepita in una notte di neve?
Può darsi, non lo posso escludere. Sicuramente sono stata concepita con la fine dell’autunno, ma non so se in quel momento nevicasse.
Forse mi piace così tanto perché coincide con il ricordo delle vacanze invernali.
Mi è sempre piaciuto moltissimo andare in montagna, e quando ero piccola riuscivo a costruire con la neve delle casine in cui riuscivo fino ad entrate per ripararmi. Una volta ho costruito un Igloo dentro al quale, io e le mie sorelle, siamo riuscite ad accendere anche un piccolo fuocherello.
Ecco forse perché mi piace la neve, perché mi mette pace. La stessa pace che vivo quando sono a casa mia o degli amici, mangiando insieme, con un bicchiere di vino, ascoltando le voci e le parole.
O forse mi piace perché riesce a fermarmi. Io che sono sempre in movimento, posso avere una copertina per il riposo.
O forse mi piace perché rende tutto silenzioso, ovattato, soffice, bianco.
Non lo so, alcune cose te le ritrovi nel sangue e non le sai spiegare. E’ da prendere quello che viene, e così ieri sera ero contenta che scendesse la neve e oggi mi pesa meno stare ferma nel mio letto, a combattere il virus di stagione!

domenica 25 novembre 2012

venerdì 9 novembre 2012

Venuto al mondo



In tempo di riposo ho letto il romanzo;
ora è uscito il film;
sono in attesa di andarlo a vedere;
in attesa di vedere come può essere inscenato un dramma d’attesa;
l’attesa di un figlio che può arrivare inatteso;
inatteso e desiderato;
tanto voluto da essere disposti a tutto;
anche a perdere l’uomo che si ama;
anche a perdere nel dramma più profondo il padre di quel figlio;
figlio di chi non si vorrebbe fosse;
e che rende avvincente la parte del romanzo che si fa mistero;
che si fa dolore;
che è ferita;
che rimane cicatrice;
che solo un parto può far riscattare.
Ma un figlio è comunque amato;
si accetta il silenzio e il perdono per lui;
si arriva a scoprire chi è un vero amico;
perché vero amico è colui che ti aiuta a guardare negli occhi tutto;
e quindi;
anche quel figlio che ora è veramente “tuo”.
Insomma, un romanzo letto per sfida da ostetrica;
un film da andare a vedere nei prossimi giorni, per stare con una amica ostetrica;
la sfida di una regia di fronte ad una scrittura non immediatamente corrispondente, ma piaciuta.



martedì 16 ottobre 2012

Mezzogiorno

È quasi mezzogiorno. Devo tenere la lezione dalle 13 alle 15 alle studentesse del primo anno e ho calcolato che se non vado a mangiare subito, dopo non faccio più in tempo. Saluto le colleghe e vado da sola. Non riusciamo a sincronizzarci, per questa volta va così. Esco dal seminterrato dove ormai mi sono abituata a lavorare alla luminosità del neon e riscopro un mondo di luce. In questo momento il sole è veramente splendente e il cielo è di un azzurro intenso come da tempo non vedevo. Mi accingo ad attraversare i Giardini della Guastalla e rimango incantata dagli alberi. Gli ippocastani carichi di ricci e castagne, gli alberi dei tulipani con i loro tronchi rugosi e fissurati, la maestosa catalpa con le foglie marroni e gialle, i bagolari con i rami d’argento e gli imponenti platani che mi fanno sentire piccola piccola.
Sono contenta di essere qui in questo istante, ma un attimo dopo, non posso fare a meno di vagabondare lontano con il pensiero e l’immaginazione. Il clima e la trasparenza della giornata di oggi mi fanno partire.
Il viaggio mi porta lontano, e mi permette di raggiungere il promontorio della montagna salentina dove una torre saracena si affaccia a strapiombo sul mare. Lì si apre l’insenatura di Porto Selvaggio e non puoi fare a meno di restare con il fiato sospeso guardando il mare infrangersi sugli scogli.
Suona la campana di S. Barnaba e Paolo di via della Commenda per richiamare all’Angelus, e sono riportata con i piedi nell’erba del giardino. È un attimo sufficiente per stare e poi ripartire una seconda volta con la fantasia.
È impossibile con un tempo come oggi essere fermi. Così raggiungo quel punto della valle dove una chiesetta dedicata alla Madonna del Carmelo introduce alla vista delle cime più periferiche dell’Ortles e del Cevedale. Immagino i larici che iniziano a diventare d’oro e intravvedo qualche ungulato all’orizzonte. È uno spettacolo che vivo grazie al ricordo e al torpore del sole che mi scalda la schiena.
Ho finito di attraversare il Giardino, anche se ho scelto di fare la strada più lunga. Mi aspetta il pranzo e la lezione. Cose belle e famigliari, come i luoghi che ho rivisitato con la memoria, come ciò che amo di più.

giovedì 11 ottobre 2012

martedì 2 ottobre 2012

Pianeti donna


Donne...

hanno forze che sorprendono gli uomini;
sopportano fatiche e portano fardelli;
comprendono la felicità, l'amore e la gioia;
sorridono quando vogliono urlare;
cantano quando vogliono piangere;
piangono quando sono felici;
ironizzano quando sono nervose;
combattono per quello in cui credono;
si ribellano all’ingiustizia;
rinunciano per far avere di più all’altro;
vanno dal dottore con un’amica spaventata;
piangono quando i bambini vincono;
festeggiano quando gli amici ricevono premi;
godono quando sentono parlare di una nascita o di un matrimonio;
i loro cuori si spezzano quando muore un amico;
stanno in lutto per la perdita di un membro della famiglia;
sono forti quando pensano che non sia rimasta più forza;
sanno che un abbraccio ed un bacio possono curare un cuore spezzato;
accarezzano quando amano sul serio.

Di donne ce ne sono di tutte le forme, misure e colori.
Possono portare gioia, speranza e amore.
Hanno compassione ed idee.
Danno supporto morale alla famiglia e agli amici.
Le donne hanno cose vitali da dire e tutto da dare.
E con questo, se c'è un difetto nelle donne, è che a volte dimenticano il loro valore, dimenticando di essere donne.

mercoledì 26 settembre 2012

Competizione animale

E il povero merluzzo!?
Io sto dalla parte del merluzzo.

venerdì 21 settembre 2012

Settembre: un assaggio di pioggia

Amo la pioggia. Ho l’impressione che riesca a lavare. Lavare la città, così grigia. Forse addirittura ho l’impressione che riesca a ridare colore. Ridare colore ad una città smunta. La pioggia accende il colore, il colore della spiaggia e della montagna. Accende il verde del mare, del prato, del bosco. Intensifica gli odori. L’odore di salsedine, l’essenza dell’erba, l’aroma dei pini. Colorare e profumare è un po’ come restituire vita. Vita come quella che ciclicamente la stagione della legittima pioggia permette ai funghi porcini o ai galletti. Boletus edulis, Cantarellus cibarius… nomi divertenti, nomi importanti per dei viventi minuscoli e gustosi. La pioggia nella giusta misura è un toccasana. Un toccasana per la terra che germina,  un toccasana per il palato che gusta una pasta ai finferli trifolati, un toccasana per il sonno notturno. Quando piove riesco a fare le dormite più belle. Lunghe, senza interruzioni, coccolata dalle coperte. Certo la sveglia è sofferta. Di fatto vorrei continuasse la goduria sprofondata nelle trapunte, vorrei che la pioggia fosse letargica o forse, devo ammetterlo, il risveglio è difficile perché ho paura di ciò che fa emergere. Il risveglio al ticchettio delle gocce, il camminare all’ombra dell’ombrello, il brivido dell’umido che respiro, l’acqua che mi bagna, fanno affiorare malinconia. La stessa pioggia che amo suscita in me un sentimento forte e travagliato. Che non sia questo il vero motivo del mio amore alla pioggia? La nostalgia che fa emergere. Quella che a volte tengo sommersa e che dimentico di avere. Avere il desiderio di ciò che mi manca, camminare perché vorrei raggiungerti, fermarmi al bar per prendere un cappuccio perché desidererei essere insieme e così ricordarmi di ciò che amo di più del vivere, che non è la pioggia, non è il colore e non sono neanche i profumi e il gusto… sei tu.

martedì 18 settembre 2012

Trovato e suggerito da un caro amico... si, si, si, si, si spettacolare!

Guardiaboschi (pp. 51-53)

Il tempo, quando per tirare le carrozze occorrevano ancora i cavalli, il guardiaboschi comunale per avere la nomina veniva sottoposto ad un piccolo esame. Sono riuscito a pescare le cinque domande che il sindaco gli rivolgeva e alle quali lui, il candidato alla carica di guardiaboschi, doveva poter rispondere di sì. Le cinque risposte affermative garantivano una riuscita perfetta. Ecco le domande: - Ti alzi prima delle sei del mattino? Tratti bene tua moglie? Sei gentile con tutti anche quando fa vento? riconosci che c'è qualcuno anche sopra di te? Preferisci il chiaro allo scuro? - È facile constatare come nessuna domanda non contenesse né tranelli né enigmi complicati. Erano semplici e limpide come le acque dei ruscelli e tutti i galantuomini venivano promossi. A quei tempi non si chiedeva neppure il certificato di quinta elementare. Anche l'analfabeta poteva curare magnificamente il bosco. Oggi, le cose sono un po' cambiate. Sono venuti a dirmi ch’è stato bocciato il fior fiore dei galantuomini, uno che diceva di sì alle domande, senza neppure aprire gli occhi; un guardiaboschi garantito a prova di bomba. Assunte le regolari informazioni, mi dissero concordemente che aveva risposto di sì a tutte cinque le domande. Pensai allora che la nuova amministrazione avesse cambiato le domande e dovetti recarmi in municipio per verificarle. Con mia grande sorpresa, constatai che erano ancora le stesse e identiche domande. Come mai dunque l’avevano bocciato? ... L'esaminatore non ebbe difficoltà a svelarmi il mistero. Riconosceva che il candidato aveva risposto di sì però coi tempi, nuovi, venivano promossi quelli che rispondevano cinque no. L'esaminando era caduto per mancanza d’aggiornamento. Preoccupato di non lasciarmi dei dubbi, sempre lo stesso esaminatore andò avanti a spiegarmi: «Comprendi anche da solo che, oggi s’impone il «no» più che il «sì». Chi si alza prima delle sei è un anormale. La gentilezza è la prerogativa dei sottosviluppati, un uomo che deve farsi onore dev’essere violento. Soltanto i trogloditi trattano bene la loro moglie. E poi la nostra dignità moderna non si permette di riconoscere un altro sopra di noi. Com’è assurdo pensare che il chiaro valga più dello scuro. E così, pur avendo mantenuto le stesse carte, i nuovi tempi hanno rovesciato il giuoco». Pur non restando entusiasta del fatto, compresi che c’era una certa logica e mi affrettai a domandare «Ti consta che capiti la stessa cosa anche in altri esami, oltre che per il guardiaboschi?». si schernì, nel tentativo di non dar risposta, però, alla fine, aggiunse: «Le mie esperienze si limitano a un angoletto del mondo e non posso sentenziare sul resto, però ho l'impressione che qualcosa di molto diverso ci sia per tutti i concorsi. Penso che anche tu abbia notato come le teste vuote siano tenute in grande considerazione. Così pure avrai notato in quale onore è catalogato il trasgressore della legge, mentre il fedelissimo è catalogato tra i più stupidi. Che vuoi?... Son sempre quelle le domande, ma le risposte devono essere cambiate. Uno studioso di teologia mi diceva che i cristiani, un tempo, per superare l'esame della loro fede, dovevano dire: Cristo è risorto, mentre oggi, per lo stesso esame, devono dire: Dio è morto».
Tratto da "Mestiere Ministero Mistero" di Giovanni Antonioli




domenica 9 settembre 2012

"Vivendo", sia mai "in parte vivendo"!


Può capitare di…
coi giorni che passano, voler costruire qualcosa di bello;
staccare dal lavoro;
darmi spazio per pensare;
godere di un viaggio in un paese straniero e della compagnia;
amare le montagne;
sorridere alla mamma e al papà;
studiare con la nipote;
aspettare l’arrivo del fratello;
avere freddo in una notte d’estate;
stupirmi per la neve settembrina;
raggiungere una vetta non prevista;
lasciare che la pelle scottata renda la faccia a “pallini”;
far fatica a tornare dalle vacanze;
viaggiare da sola;
trovare traffico sulla strada;
lottare contro il sonno col caffè;
alzarmi la mattina e trovare la collega sorridente;
riuscire a lavorare con serenità;
impasticcarmi per combattere l’allergia all’ambrosia;
cercare gli amici;
rallegrarmi di un pranzo;
perdermi nel dolore di un’amica;
ritrovarmi negli occhi verdi di un uomo;
scoprire un castello borromeo sconosciuto;
ridere del fumo di un barbecue;
addolorarmi per il granoturco seccato;
commuovermi per cinque donne che cercano Dio;
restare sola la sera perché tutte escono per la festa in paese;
ascoltare la musica della piazza;
desiderare il silenzio;
essere richiamata dal suono del campanile;
dire la preghiera della sera;
usare il web come un diario anticipando che tutto, un giorno, sarà detto a tutti;
ma soprattutto…
lasciare che tutte le cose capitino, toccandomi, perché non accada di lasciare che il vivere sia un vivere solo in parte, rinunciando così alla costruzione del "mio pezzetto" di Cattedrale.

sabato 11 agosto 2012

Al ritorno dalla terra di Francia

"Se amerete ogni cosa in ogni cosa coglierete il mistero di Dio"


(Dostoevskij)

"Chi ha visto il volto del Signore non puo' salire al cielo abbandonando il mondo creato, perche' se Dio e' tutto in tutto, Lo si puo' abbracciare solo abbracciando il mondo"


(TAT'JANA KASATKINA, Dostoevskij, Il sacro nel profano)



venerdì 20 luglio 2012

Vacanza ricreativa

Quale programma per una vacanza ricreativa?

Partire alla volta di una montagna che garantisce il silenzio e la meditazione, distaccandosi e rivalutando il tempo della città caotica e distraente.
Compiere il quarantacinquesimo anno di vita, fugacemente e senza frastuono.
Viaggiare con amici attraversando uno stato vicino ma sconosciuto. Godendo di storia, santi, castelli, coste bretoni e di Normandia, fari, isole e penisole, fino a raggiungere cattedrali.
Concludere il percorso approdando nuovamente alla montagna, ma questa volta una montagna amata e famigliare, tanto quanto la propria casa e la propria scrivania.
Coronare il tutto con una vetta. Una di quelle vere, che tiene la neve tutto l’anno e che se non rispetti potrebbe tradirti.
Che dire?
Grande programma per un cuore altrettanto grande, che non si soddisfa, se non perché sa che in tutto quello che desidera e potrà raggiungere, potrà vedere anche te.

lunedì 9 luglio 2012

Possibili malintesi e sorte

E se la meravigliosa ragazzina dai capelli rossi fosse in realtà Peggy Jean? E se quella stordita di Sally non avesse buttato via tutte le lettere di Peggy Jean? E se Charlie Brown non fosse stato così emozionato da non sbagliare a riferire il suo nome a Peggy Jean? E se non fossero state scritte le strisce così come sono state scritte?
Che domande...
La vita data ai Peanuts non sarebbe vita!
Fantastici!



martedì 26 giugno 2012

Il profumo di Dio

Ci sono dei bellissimi modi di dire. In questi giorni me ne sta ronzando in testa uno: “In odore di santità”. Cosa vuol dire? Si forse so cosa vuol dire, ma cosa sottende?
Caspita, se lo si legge attentamente si deve dedurre che la santità la si può percepire anche con l’olfatto. In effetti ho sentito dire che quando celebrava la Santa Messa Padre Pio, si sentiva fragranza di violette. Pertanto è proprio vero, ciò che viene da Dio si diffonde anche nell’aria.
Una volta, una religiosa, per farmi capire come faceva l’Angelo custode ad essere sempre presente, a prescindere dalle dimensioni di spazio e tempo – cosa che richiederemmo ad un qualsiasi corpo solido - mi disse di pensare ad un profumo, trasmettendomi un’immagine d’effetto. L’essenza si emana con leggi diverse da quelle della geometria e forse con leggi diverse da quelle matematiche in senso lato. Ma di questo non me ne preoccupo, entrerei in materie che conosco poco e superficialmente, per le quali mi diventa difficile correre con l’immaginazione. Mi interessa invece pensare a quale aroma è di Dio.
Questo aspetto del Suo cogliere nei sensi, mi incuriosisce tantissimo.
Forse il profumo di Dio è come quello dei fiori, come quello della nigritella, di un gelsomino, di una margherita o di una rosa… visto che i Santi l’hanno testimoniato. Oppure è la sensazione odorosa del mare, della salsedine, del sole, della resina, del muschio, di funghi, della notte, della montagna, di una distesa di rododendri, del ghiacciaio, della pioggia, della nebbia o della neve. Cioè, riprende la fragranza delle cose create così come sono.
Ma no. Non può essere solo quello.
Forse è quello che le cose create producono grazie al lavoro dell’uomo che le doma: come il fieno, il vino, un prosciutto, un arrosto, un incenso, un tessuto di cotone, di seta o di lana, un ambiente, una casa, un camino.
Grande questa ipotesi, mi piace molto, perché tiene conto della bellezza che può essere alimentata dalla nostra cooperazione.
O forse, ancora più grande, l’odore di santità è l’odore che viene prodotto dallo stesso lavoro.
Le cose profumano del lavoro di Dio e le cose manipolate profumano del lavoro di Dio e del lavoro degli uomini in somma. Cioè a dire, che un lavoro per la costruzione del bello coincide con un effluvio.
Sì, può esserci del vero e come ostetrica lo posso confermare. Il travaglio è odore di mistero, di sangue, di liquido amniotico, di placenta, di neonato, di donna.
Ma non basta.
L’essenza di Dio e l’essenza dell’uomo sono anche a prescindere dal connubio.
È qui che mi arrendo nell’accettare di non saper rispondere a ciò che sottende il detto popolare, se non per questo tentativo ironico di immedesimazione.
Con questo continuerò a rallegrarmi del cogliere odori che mi commuovono, che mi mettono in movimento, che coincidono con la vita. A partire da quello della città, della campagna e dei fiori; per passare a quello di una sala parto, della montagna o del mare, per attraversare quello del sole e della notte e finire con quello della mia casa e di me stessa, fino ad arrivare a quello della tua casa e di te.


domenica 10 giugno 2012

Lui e io

Se i vostri cuori provassero qualche volta la fierezza di possedere una sola amicizia, di averla quasi in esclusiva, credi che Io, che son quello che ama di più, Io non ambisca di essere in ogni momento il tuo unico?

Le vie del destino sono, a dir poco, bizzarre. Mi trovo alla Libreria delle donne di Luisa Muraro a Milano, in cerca di alcuni libri di Hannah Arendt e María Zambrano. Verso l’uscita vedo un cartello allettante: “Occasioni a 1 euro”; ovviamente guardo tra i libri e trovo un titolo interessante: Lui e io.
“La solita storia d’amore”, penso, “ma come è bello questo titolo, quanto risuona dentro”. Perché, in fondo in fondo, nel magma del presente, cos’altro si desidera se non un rapporto che abbia il sapore dell’assoluto?
Mi vengono in mente Tristano e Isotta, Enea e Didone, Romeo e Giulietta, esempi di binomio amore-morte, quasi ad ammonirmi di smetterla con questo pensiero dell’assoluto. Tuttavia il desiderio di amare in modo assoluto, senza nessuna concezione al dubbio o alla banalità, rimane. C’è infatti un richiamo segreto che viene più dal Cantico dei Cantici che dalla letteratura.
Lui e io: apro a caso il libro e mi imbatto nel passo che segue: “Quando uno straniero solitario percorre un paese lontano, gli è penoso, talvolta, di non scorgere da nessuna parte uno sguardo affettuoso, ma di proseguire la sua via come tra i morti. Io sono questo straniero, quando nessun ricordo di Me attraversa le vostre anime, quando le vostre anime sono chiuse e senza vita. Perciò, io richiamo attraverso avvenimenti, attraverso una circostanza. Si dice: “E’ un caso”. Chi dirà: “E’ Lui”.
Sono esterefatta; per caso ho trovato un pensiero forte. E non è poco in un clima così minimalista.
...

Dalla prefazione di Flora Crescini  "Gabrielle Bossis - Lui e io - Marietti"

Grazie Flora per questo regalo!

venerdì 1 giugno 2012

Arriva un amico

Che peccato non avere con me la macchina fotografica; la piazza multicolore è gremita da chi aspetta un amico!

martedì 29 maggio 2012

Annosi quesiti irrisolti

È venuto prima l’uovo o la gallina?

Questo è veramente difficile. In ogni caso - ragionando - visto che alcuni sostengono che i dinosauri si sono estinti in quanto ovipari e quindi per la mancanza di cova, legata alla mancanza delle madri che erano morte, per la mancanza di cibo per la competizione alimentare… possiamo azzardare che è venuta prima la gallina dell’uovo e che se rimanessero solo uova - in un mondo senza incubatrici - si estinguerebbero anche le galline.

È nata prima l’ostetrica o la partoriente?

Questo è più facile. In ogni caso – per certezza - visto che i più sostengono che le ostetriche sono cicogne travestite e che senza le cicogne è impossibile che arrivino i bambini e quindi che arrivino bambine – femmine – e quindi che le femmine crescano e quindi che queste a loro volta possano arrivare ad essere partorienti… possiamo decretare che è nata prima l’ostetrica della partoriente e che se esistessero solo partorienti – in un mondo senza favole – si estinguerebbero anche le ostetriche.

È più bello guardare gli uomini che giocano a pallavolo o è più bello guardare una partita di pallavolo giocata dagli uomini?

Questo è facilissimo. In ogni caso – osservando - e basta stare mezz’ora ai giardini della Guastalla – visto che tutti sanno che nel lontano 1986 uscì un film che usò del volo degli aerei per far notare un attore che ai tempi aveva solo 24 anni, che si poteva permettere di simulare di saper giocare a pallavolo e che a me che avevo diciannove anni non ha lasciato indifferente che abbandonasse il campo prima del match point… si può dedurre che è più bello guardare gli uomini che giocano a pallavolo che guardare una partita di pallavolo giocata da uomini e che se non esistesse il gioco – in un mondo senza regole – si estinguerebbero anche gli uomini.

È più facile capire una donna o risolvere un rompicapo?

Questo è ancora più facile del facilissimo. Perché in ogni caso - ed essendo una donna lo so – basta non provarci; siamo un mistero bellissimo e l’unica cosa che potete fare è amarci.

giovedì 24 maggio 2012

Costruttori di Cattedrali (2)



Stamattina la gru stava già volando via...

mercoledì 23 maggio 2012

Costruttori di Cattedrali (1)

Ieri, alle sette del mattino, passando come mio solito da Piazza Duomo, ho visto affaccendarsi nel montaggio di una gru lunga come una navata, diversi uomini protetti da elmetto. Li ho guardati con curiosità. Come tante piccole formiche intorno ad una enorme briciola di pane, tirando di qua e tirando di là, si coordinavano per arrivare all’obbiettivo del loro brulicare. Già nel pomeriggio, quando sono ripassata dalla stessa strada, la gru perfettamente costruita sfruttando l’orizzontalità degli spazi, era pronta per essere innalzata verso il cielo. L’ho guardata con stupore, chiedendomi che punto nell’altezza avrebbe raggiunto. Forse come le guglie più alte della Chiesa simbolo della Città? Stamattina, gli stessi uomini-formica attraevano lo sguardo mio e di altri passanti, perché la gru levata in alto, superava in altitudine la Madonnina d’oro che tutti i milanesi amano, lasciando i minuscoli operai ai Suoi piedi, come tanti nanerottoli intorno ad una sequoia, o forse meglio, come tanti uomini devoti in atteggiamento di adorazione.


Ho osservato con attenzione e ho colto che l’enorme marchingegno era pronto ad elevare diversi pezzi di marmo. Pezzi di quel marmo di Carrara che è ormai ad uso esclusivo della fabbrica del Duomo, e che perfettamente cesellati, sarebbero stati sollevati fino a raggiungere l’altezza più vicina alla loro collocazione. Ho considerato con commozione quegli uomini costruttori di Cattedrali, così come sono stati costruttori di Cattedrali gli uomini che li hanno preceduti, e così come anche io desidero essere costruttrice di Cattedrali. Ma non solo io, tutti gli uomini desiderano questo. E di ciò sono stata confermata oggi pomeriggio, quando ripassando sempre dalla stessa strada, ormai francamente costretta dalle transenne, ho notato quel poliziotto municipale che con la sua istantanea, fotografava con cura quei frammenti di sculture illuminate dal sole e pronte per il viaggio di destinazione. Ogni scatto era un attaccarsi alla pietra, così da potersi elevare con lei, così da immortalare l’immagine del desiderio infinito, quel desiderio infinito di bellezza; la bellezza di collaborare alla sacra costruzione.

venerdì 18 maggio 2012

Cineteca



Due film negli ultimi dieci giorni. Entrambi segnati dall’ironia. Più fine nell'uno e più grassa nell'altro. Mentre il primo vive il dramma dell’uomo che riconosce che il suo handicap non è per il limite delle possibilità del corpo, ma è legato al desiderio infinito e insoddisfatto di essere voluto bene senza pietismi (ed è una storia vera), il secondo ha una regia decisamente spinta al sarcasmo guardando all’uomo e alla donna che possono essere mostri assetati di sangue, potere e possesso (ed è tutto finto). Che dire, il primo mi ha fatto pensare, il secondo mi ha fatto ridere. Buona visione.


mercoledì 16 maggio 2012

Mattina di Maggio

Dopo una notte tormentata dal vento, il risveglio difficile è spettacolo per i sensi.
La luce che entra dalla porta-finestra che si apre sulla città è tersa. Fin dalle prime ore del mattino risulta essere abbagliante. Non lascia nascosto nessun particolare, illumina tutto con precisione rilucente. Man mano che mi incammino il chiarore lascia intravvedere cose che non avevo mai notato; come quello scorcio del campanile di Santo Stefano, che si staglia perfettamente nel centro dell’intersezione dei tetti di coppi embricati di via Laghetto.

La stessa luce, dà vigore ai colori. Colori che la città smunta dal grigio occulta, ma che risplendenti si fanno notare: l’azzurro del cielo, il rosa del Duomo, il rosso dei palazzi di via Francesco Sforza, il giallo della Villa insieme al verde della Catalpa nei Giardini della Guastalla e l'arancione delle tovaglie dei tavolini di un bar di via Dante.

Ma la cosa più bella è apprezzare i profumi e le sensazioni che il vento libera dai contesti. Il dolce gelsomino mi ricorda di essere serena. La fragranza di briosce mi fa ricordare la compagnia che amo. Il pelucco di pioppo che vola fino al naso, mi fa rivivere l’abbraccio della neve.

Insomma, forse quel gran mal di testa che il vento mi ha destato è stato ripagato… e forse… mi è anche un po’ passato.

domenica 6 maggio 2012

Spettacolo naturale

Rimango incantata davanti alla porta finestra della cucina. I pollini del pioppo volteggiano in quantità tale da far sembrare che cada la neve. Tra loro si incontrano e si incollano. Aumentano nel volume ma non smettono di roteare nel cielo. Il loro peso è nullo e l’aria sembra spostarli verso l’alto. Sono di fronte ad un volo antigravitazionale. Ad un tratto vedo che dal cielo nero, iniziano a scendere delle gocce di pioggia. Incredibilmente i pollini persistono. Prendo a seguirne uno solo con lo sguardo attento. Non lo perdo di vista, voglio vedere se l’acqua lo cattura. Niente da fare. Resiste. Si adagia tra le foglie del gelsomino che si intrecciano nella ringhiera del balcone, restando asciutto. Ma lo spettacolo ha un ultimo quadro. La scena è ravvivata dal sonoro di rumorosi tuoni, immediatamente seguiti da guizzi di lampi. È vicinissimo un temporale che in un battibaleno trasforma lo strano chiarore del cielo, dal bianco dei pollini al candore della grandine.  Assordante e abbondante, la grandine ha in un attimo atterrato tutti i pelucchi  silenziosi e roteanti, lasciando la piazza ingombra di ghiaccio. Il ghiaccio è così tanto che blocca i tombini e ha preso a galleggiare su qualche centimetro d’acqua. La tempesta dura pochi minuti, con un rumore tonante. Mi accorgo di non essere la sola spettatrice. Alcuni passanti sono stati obbligati a ripararsi sotto il portico e grondanti guardano l’atto finale. Uno squarcio di cielo azzurro interrompe il frastuono e lascia che qualche raggio di sole sciolga ciò che c’è da sciogliere e faccia ripartire la fabbrica dei pioppi.


venerdì 4 maggio 2012

Dalla poesia... un libro

Il tradurre, come il poetare, è scommettere sull'uomo e sulla sua capacità di superare le barriere dell'io per accogliere in sè "l'altro". La vita e il magistero di Karol Wojtyla Pontefice sono una metafora del tradurre: portare una notizia agli uomini, muovendosi dalla propria "residenza" e andandoli a cercare.
La nota ipotesi dell'intraducibilità non è altro che una versione etno-linguistica dell'antico mito biblico della dispersio linguarum: gli uomini non si capiscono e non comunicano perchè hanno chiuso il loro cuore a causa dell'arroganza di Babele. In questa chiave una luce vivida illumina l'antico enigma dell'universalità del linguaggio e della molteplicità delle lingue. Dopo Babele, comprendere è "tradurre", e la traduzione è innanzitutto, per dirla con Paul Ricoeur, "una sfida etica". Il successo di ogni evento linguistico ("io parlo, tu comprendi") è sempre un miracolo.

venerdì 10 febbraio 2012

Al Louvre

Dopo l'ennesimo vertice UE alcuni esponenti decidono di fare una visita al Louvre