venerdì 4 maggio 2012

Dalla poesia... un libro

Il tradurre, come il poetare, è scommettere sull'uomo e sulla sua capacità di superare le barriere dell'io per accogliere in sè "l'altro". La vita e il magistero di Karol Wojtyla Pontefice sono una metafora del tradurre: portare una notizia agli uomini, muovendosi dalla propria "residenza" e andandoli a cercare.
La nota ipotesi dell'intraducibilità non è altro che una versione etno-linguistica dell'antico mito biblico della dispersio linguarum: gli uomini non si capiscono e non comunicano perchè hanno chiuso il loro cuore a causa dell'arroganza di Babele. In questa chiave una luce vivida illumina l'antico enigma dell'universalità del linguaggio e della molteplicità delle lingue. Dopo Babele, comprendere è "tradurre", e la traduzione è innanzitutto, per dirla con Paul Ricoeur, "una sfida etica". Il successo di ogni evento linguistico ("io parlo, tu comprendi") è sempre un miracolo.

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