martedì 26 giugno 2012

Il profumo di Dio

Ci sono dei bellissimi modi di dire. In questi giorni me ne sta ronzando in testa uno: “In odore di santità”. Cosa vuol dire? Si forse so cosa vuol dire, ma cosa sottende?
Caspita, se lo si legge attentamente si deve dedurre che la santità la si può percepire anche con l’olfatto. In effetti ho sentito dire che quando celebrava la Santa Messa Padre Pio, si sentiva fragranza di violette. Pertanto è proprio vero, ciò che viene da Dio si diffonde anche nell’aria.
Una volta, una religiosa, per farmi capire come faceva l’Angelo custode ad essere sempre presente, a prescindere dalle dimensioni di spazio e tempo – cosa che richiederemmo ad un qualsiasi corpo solido - mi disse di pensare ad un profumo, trasmettendomi un’immagine d’effetto. L’essenza si emana con leggi diverse da quelle della geometria e forse con leggi diverse da quelle matematiche in senso lato. Ma di questo non me ne preoccupo, entrerei in materie che conosco poco e superficialmente, per le quali mi diventa difficile correre con l’immaginazione. Mi interessa invece pensare a quale aroma è di Dio.
Questo aspetto del Suo cogliere nei sensi, mi incuriosisce tantissimo.
Forse il profumo di Dio è come quello dei fiori, come quello della nigritella, di un gelsomino, di una margherita o di una rosa… visto che i Santi l’hanno testimoniato. Oppure è la sensazione odorosa del mare, della salsedine, del sole, della resina, del muschio, di funghi, della notte, della montagna, di una distesa di rododendri, del ghiacciaio, della pioggia, della nebbia o della neve. Cioè, riprende la fragranza delle cose create così come sono.
Ma no. Non può essere solo quello.
Forse è quello che le cose create producono grazie al lavoro dell’uomo che le doma: come il fieno, il vino, un prosciutto, un arrosto, un incenso, un tessuto di cotone, di seta o di lana, un ambiente, una casa, un camino.
Grande questa ipotesi, mi piace molto, perché tiene conto della bellezza che può essere alimentata dalla nostra cooperazione.
O forse, ancora più grande, l’odore di santità è l’odore che viene prodotto dallo stesso lavoro.
Le cose profumano del lavoro di Dio e le cose manipolate profumano del lavoro di Dio e del lavoro degli uomini in somma. Cioè a dire, che un lavoro per la costruzione del bello coincide con un effluvio.
Sì, può esserci del vero e come ostetrica lo posso confermare. Il travaglio è odore di mistero, di sangue, di liquido amniotico, di placenta, di neonato, di donna.
Ma non basta.
L’essenza di Dio e l’essenza dell’uomo sono anche a prescindere dal connubio.
È qui che mi arrendo nell’accettare di non saper rispondere a ciò che sottende il detto popolare, se non per questo tentativo ironico di immedesimazione.
Con questo continuerò a rallegrarmi del cogliere odori che mi commuovono, che mi mettono in movimento, che coincidono con la vita. A partire da quello della città, della campagna e dei fiori; per passare a quello di una sala parto, della montagna o del mare, per attraversare quello del sole e della notte e finire con quello della mia casa e di me stessa, fino ad arrivare a quello della tua casa e di te.


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