È quasi mezzogiorno. Devo tenere la lezione dalle 13 alle 15 alle studentesse del primo anno e ho calcolato che se non vado a mangiare subito, dopo non faccio più in tempo. Saluto le colleghe e vado da sola. Non riusciamo a sincronizzarci, per questa volta va così. Esco dal seminterrato dove ormai mi sono abituata a lavorare alla luminosità del neon e riscopro un mondo di luce. In questo momento il sole è veramente splendente e il cielo è di un azzurro intenso come da tempo non vedevo. Mi accingo ad attraversare i Giardini della Guastalla e rimango incantata dagli alberi. Gli ippocastani carichi di ricci e castagne, gli alberi dei tulipani con i loro tronchi rugosi e fissurati, la maestosa catalpa con le foglie marroni e gialle, i bagolari con i rami d’argento e gli imponenti platani che mi fanno sentire piccola piccola.
Sono contenta di essere qui in questo istante, ma un attimo dopo, non posso fare a meno di vagabondare lontano con il pensiero e l’immaginazione. Il clima e la trasparenza della giornata di oggi mi fanno partire.
Il viaggio mi porta lontano, e mi permette di raggiungere il promontorio della montagna salentina dove una torre saracena si affaccia a strapiombo sul mare. Lì si apre l’insenatura di Porto Selvaggio e non puoi fare a meno di restare con il fiato sospeso guardando il mare infrangersi sugli scogli.
Suona la campana di S. Barnaba e Paolo di via della Commenda per richiamare all’Angelus, e sono riportata con i piedi nell’erba del giardino. È un attimo sufficiente per stare e poi ripartire una seconda volta con la fantasia.
È impossibile con un tempo come oggi essere fermi. Così raggiungo quel punto della valle dove una chiesetta dedicata alla Madonna del Carmelo introduce alla vista delle cime più periferiche dell’Ortles e del Cevedale. Immagino i larici che iniziano a diventare d’oro e intravvedo qualche ungulato all’orizzonte. È uno spettacolo che vivo grazie al ricordo e al torpore del sole che mi scalda la schiena.
Ho finito di attraversare il Giardino, anche se ho scelto di fare la strada più lunga. Mi aspetta il pranzo e la lezione. Cose belle e famigliari, come i luoghi che ho rivisitato con la memoria, come ciò che amo di più.
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