Tra gli astanti al Presepio del S Natale le bestiole... per le quali la mia immedesimazione cade sulle "capre"... senza dubbi!
Senza dubbi perchè:
alla capra si attribuiscono diverse cose ma in realtà...
la capra è domestica... ma è anche selvaggia;
la capra sa stare... anche se a volte sa scappare;
la capra è docile... ma non troppo;
la capra è comunitaria... ma anche solitaria;
la capra è agile... soprattutto sui rupi;
la capra bela... ma poco;
la capra fa latte... l'unico che in emergenza può sostituire quello materno (per il neonato umano);
insomma, la capra... è la capra e basta.
sabato 28 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
Un film in serata
Come a volte accade... mi guardo un film. Vederne uno dove gli attori sono ottimi, è accettata la possibilità del miracolo e il fine è lieto... è buona cosa.
sabato 7 dicembre 2013
Leggendo Orwell
"La figlia del reverendo", protagonista del romanzo che dopo esser scappata di casa, si ritrova senza memoria, si ridesta dal sonno.
Fu solamente a questo punto, dopo esser diventata consapevole della maggior parte degli oggetti circostanti, che Dorothy si rese conto di se stessa. Fino ad allora era stata, come dire, un paio d'occhi e, dietro a questi, un cervello ricettivo ma puramente impersonale. Ma adesso, con un curioso, leggerissimo choc, scoprì la propria esistenza unica e singola; poté "sentire" se stessa nell'atto di esistere; pareva che qualcosa dentro di lei stesse esclamando: "Io sono io!"...
Nondimeno, questa scoperta non la tenne occupata più di un momento. Fin dal principio, vi andò unito un senso di incompletezza, di qualcosa vagamente insoddisfacente. E consisteva in questo: l' "io sono io", che era parso una risposta, era diventato a sua volta una domanda. Non era più "io sono io", ma "chi sono io?".
Come dedica...
"La passione da sola mette in fuga la verità, che, suscettibile e agile, riesce a sottrarsi alle sue grinfie.
La ragione da sola non riesce a sorprendere la preda.
Mentre la passione e ragione unite, o meglio, la ragione appassionata che si slancia con impeto ma sa poi trattenersi al momento giusto, riescono a catturare senza danno la nuda verità"
Maria Zambrano
La ragione da sola non riesce a sorprendere la preda.
Mentre la passione e ragione unite, o meglio, la ragione appassionata che si slancia con impeto ma sa poi trattenersi al momento giusto, riescono a catturare senza danno la nuda verità"
Maria Zambrano
martedì 12 novembre 2013
Sole a catinelle Trailer Ufficiale (2013)
Una serata in compagnia per farsi quattro risate, anche se il gergo potrebbe essere un filo meno volgare... Ma in fondo un film che vuole fare ironia su: massoni, psicologi, yoga, vegani, pseudosinistra e tanto altro... non può che spingersi un po'... almeno nel parlato.
In ogni caso qualcosa si porta a casa - oltre ad essersi rilassati - ed è il sapore di un uomo che cerca ciò a cui vuole bene e ciò da cui si sente voluto bene, in un mondo in crisi, dove tutto sembra contro.
In ogni caso qualcosa si porta a casa - oltre ad essersi rilassati - ed è il sapore di un uomo che cerca ciò a cui vuole bene e ciò da cui si sente voluto bene, in un mondo in crisi, dove tutto sembra contro.
martedì 5 novembre 2013
5 novembre 2013
Oggi giornata da urlo!
Ma no, cosa avete pensato!? Giornata da urlo per la bellezza della città al risveglio. Non l'avrei detto ieri sera, così stamattina l'aria tersa mi ha stupita con il panorama impareggiabile di un cielo senza nuvole che senza veli si rischiarava per l'alba. Il tempo della metropolitana ed emergo a Duomo, dove la Cattedrale sembra farsi toccare dalle mani che iniziano a sentire il freddo dell'inverno che si avvicina. La parte più bella della giornata è cominciata: camminare attraversando la piazza grande ancora silenziosa, costeggiare piazza Fontana e piazza Santo Stefano ed approdare ai confini dei Giardini della Guastalla fino a raggiungere il Santuario di S. Antonio Maria Zaccaria e infine la Mangiagalli e la Regina Elena. I regni dell'ostetricia, i tetti simbolo della maternità milanese, le sedi di coronamento di tante nascite e palestre di altrettante assistenze. Che bello cominciare così, diventa meno greve la stanchezza della sera e la malinconia di quello che mi manca... tanto che resta una nuova attesa per ricominciare domani.
Ma no, cosa avete pensato!? Giornata da urlo per la bellezza della città al risveglio. Non l'avrei detto ieri sera, così stamattina l'aria tersa mi ha stupita con il panorama impareggiabile di un cielo senza nuvole che senza veli si rischiarava per l'alba. Il tempo della metropolitana ed emergo a Duomo, dove la Cattedrale sembra farsi toccare dalle mani che iniziano a sentire il freddo dell'inverno che si avvicina. La parte più bella della giornata è cominciata: camminare attraversando la piazza grande ancora silenziosa, costeggiare piazza Fontana e piazza Santo Stefano ed approdare ai confini dei Giardini della Guastalla fino a raggiungere il Santuario di S. Antonio Maria Zaccaria e infine la Mangiagalli e la Regina Elena. I regni dell'ostetricia, i tetti simbolo della maternità milanese, le sedi di coronamento di tante nascite e palestre di altrettante assistenze. Che bello cominciare così, diventa meno greve la stanchezza della sera e la malinconia di quello che mi manca... tanto che resta una nuova attesa per ricominciare domani.
martedì 22 ottobre 2013
Costruttori di Cattedrali (6)
Una voce cara l’aveva preannunciato,
io attendevo,
attendevo certa che sarebbe accaduto.
Oggi,
sotto la pioggerellina di ottobre,
che colora d’incarnato il marmo di Candoglia,
che fa splendere la Madonnina d'oro,
finalmente è successo:
la gru è tornata
e con lei quegli uomini accorti,
tesi,
laboriosi,
che issano sulle guglie sembianze di altri uomini;
Santi,
che rendono gloria alla costruzione sacra
e al suo Signore.
venerdì 27 settembre 2013
Contemplare la bellezza
È già da tempo che hai detto di sì ad un uomo speciale e ti
ricordi perfettamente che gli hai detto di sì proprio perché ti eri accorta che
era speciale. Ma cos’ha di speciale questo Tu? Di speciale ha quello che ancora
in questo tempo presente è riuscito a stupirti: ti ama. Accorgerti di Lui è
come quando in alta montagna – ma proprio in alta alta montagna – dopo che hai
conquistato la vetta inizi a scendere e voltandoti indietro lo vedi così che
guardandolo sei felice perché c’è. Sapere che c’è è come quando al mattino – ma
proprio al mattino mattino, quando è presto – ti svegli e ti accorgi che lui è
nel tuo primo pensiero. Pensarlo è come quando dopo cena – e magari hai fatto
un po’ tardi dopo il lavoro, ma il lavoro lavoro – finalmente hai un attimo per
fermarti e ti accorgi che la giornata è stata piena di tante cose, belle e meno
belle e l’hai vissuta tutta intensamente. Vivere intensamente è proprio per la
certezza in ogni istante – ma veramente in ogni istante, cioè ora – che sei
voluta bene così come sei. Che lui ti voglia bene così come sei è allora
evidente alla sera quando sei stanca – ma proprio stanca stanca tanto che ti si
chiudono gli occhi – e andando a dormire ti accorgi del suo abbraccio. Che bello
questo tempo di chiarezza, che bello questo tempo di certezza; che sia tempo di
mettere il suo sigillo sul cuore e di riconoscerlo anche quando sei distratta e
non ti ricordi di aver detto di sì ad un uomo speciale.
lunedì 23 settembre 2013
Evviva!
Dear
Dr. Paola Agnese Mauri,
Thank you for submitting your manuscript #MACI2615R1 entitled "INTRAPARTUM EPIDURAL ANALGESIA AND ONSET OF LACTATION: A PROSPECTIVE STUDY IN AN ITALIAN BIRTH CENTRE" to the Maternal and Child Health Journal Journal. We have concluded our review of this manuscript and are pleased to inform you that this article has been accepted for publication in the MCH Journal
E ADESSO SI INVIA IL QUARTO!
Thank you for submitting your manuscript #MACI2615R1 entitled "INTRAPARTUM EPIDURAL ANALGESIA AND ONSET OF LACTATION: A PROSPECTIVE STUDY IN AN ITALIAN BIRTH CENTRE" to the Maternal and Child Health Journal Journal. We have concluded our review of this manuscript and are pleased to inform you that this article has been accepted for publication in the MCH Journal
E ADESSO SI INVIA IL QUARTO!
venerdì 6 settembre 2013
Cineteca degli ultimi tempi (7)
Bianca come il latte rossa come il sangue
Non lasciarmi
Non lasciarmi
Per concludere il tempo di “vacanza” o forse meglio di “convalescenza” due film apparentemente diversi ma che in realtà vedo simili. Così conformi da lasciar trasparire entrambi che l’amore è qualcosa di non appariscente, misterioso, tenace e fedele; che la vita scopre quando vive incensurata la sua faccia drammatica.
E poi Katy e Silvia – figure d’interpreti femminili veraci … condivisibili.
mercoledì 4 settembre 2013
Cineteca degli ultimi tempi (5)
Avatar
Fantascienza...!?
Uno spunto interessante: se capisci che ti manca qualcosa (in questo caso sei paraplegico), forse riesci a godere di quello che ti è dato.
(Per rilassarsi)
Cineteca degli ultimi tempi (4)
The road
Cosa vuol dire essere cattivi? Cosa vuol dire essere buoni? Forse per essere buoni la lotta deve essere per la sopravvivenza di un senso del vivere più che per la per la sopravvivenza della carne.
(Inquietante)
Cineteca degli ultimi tempi (3)
Voglia di tenerezza
Trama che potrebbe essere abbastanza scontata... ma grandissimi attori
(Spettacolo)
Cineteca degli ultimi tempi (2)
La migliore offerta
E' possibile il massimo inganno, ma resta impossibile in ciò che vuole essere una amicizia non avere almeno un istante di verità
(Provocante)
Cineteca degli ultimi tempi (1)
Le regole della casa del sidro
Impressionante come si può generare un "figlio" - nel senso di un uomo che riesce ad immedesimarsi nelle intenzioni di chi lo "genera" - senza che questo figlio trascuri di fare sue tutte le cose ereditate vivendo la propria vita fino in fondo... anche sbagliando
(Piaciuto)
sabato 31 agosto 2013
Post
Oggi è un giorno meraviglioso di settembre. Uno di quei
giorni in cui il sole è terso e senti cantare le cicale anche nel parco di
fronte a casa. In realtà sei comodamente sdraiata nel tuo letto e ti rilassi preparando
domande divertenti per festeggiare i cinquant’anni di una delle tue migliori amiche.
E’ proprio preparando quelle domande che ripercorri un po’ anche la tua storia
e ti rendi conto che le circostanze, le persone e le cose, ti hanno portata
dove sei e di questo non cambieresti nulla. Nessun rimpianto, nessun rancore,
solo la bellezza di avere ancora un po’ di tempo per desiderare quella vita che
non hai ancora scoperto esattamente dove ti condurrà; solo la dolcezza di poter
dimostrare ancora tanto bene a chi ami.
Sono un po’ ferita, sono un po’ dolorante, ma forse è proprio
questo che mi apre, senza essere melensa, senza essere sentimentale. In fondo
chiedersi se siamo al posto giusto non ha niente di emotivo, anzi, schiude
spazi di ragioni, di sì detti o non detti, di no detti o non detti e così della
volontà di riconoscere e di scegliere ciò che ci affascina realmente, facendoci
attraversare la noia e l’indifferenza che ci ucciderebbero.
Lo spazio è dato, e ciò che lo riempie è dato, ma può essere
anche costruito. Io desidero costruire la Cattedrale – e ciò ai post di questo
blog è stranoto – perché allora non continuare ad avere il coraggio di dirlo al
mondo, con forza?
Perché forse è proprio questa l’unica cosa che mi spaventa di
questo mondo: non si ha più il coraggio di costruire nulla perché si ha paura
del sole, del canto delle cicale, del trascorrere del tempo, dell’amicizia, delle
circostanze, delle persone, delle cose, di amare, delle ferite e del dolore, dei
sì e dei no, delle scelte, della definitività … si ha paura di vivere!
domenica 25 agosto 2013
L'attimo
Se potessi fermare il vento lo farei nel momento in cui porta il profumo di rododendro;
se potessi fermare le parole lo farei dopo aver detto che ho bisogno di te;
se potessi fermare il mare lo farei per restare al largo;
se potessi fermare i pensieri lo farei nel momento in cui ti ho in mente;
se potessi fermare lo sguardo lo farei mentre sto guardando le montagne;
se potessi fermare un viaggio lo farei dopo averti raggiunto;
se potessi fermare le stagioni lo farei mentre nevica d’inverno;
se potessi fermare il tempo lo farei dopo aver imparato a volerti bene;
se potessi fermare gli eventi lo farei mentre sto per conquistare una cima;
se potessi fermare gli anni lo farei per ritrovare il momento in cui ho iniziato a preferirti;
se potessi fermare un torrente lo farei con un lago alpino;
se potessi fermare lo scrivere lo farei dopo averti dedicato una lettera;
se potessi fermare una costruzione lo farei con una baita;
se potessi fermare le mani lo farei mentre ti do una carezza;
se potessi fermare la corsa lo farei perché ho scoperto che non si possono superare tutti gli ostacoli;
se potessi fermare il giorno lo farei al mattino mentre si fa colazione insieme;
se potessi fermare la notte sarebbe per godere della luna piena;
se potessi fermare il freddo lo farei con un tuo abbraccio;
se potessi fermare il caldo lo farei dormendo in un rifugio d’alta quota;
quando non potrò non fermare la vita; sarò certa che tu mi ami.
se potessi fermare le parole lo farei dopo aver detto che ho bisogno di te;
se potessi fermare il mare lo farei per restare al largo;
se potessi fermare i pensieri lo farei nel momento in cui ti ho in mente;
se potessi fermare lo sguardo lo farei mentre sto guardando le montagne;
se potessi fermare un viaggio lo farei dopo averti raggiunto;
se potessi fermare le stagioni lo farei mentre nevica d’inverno;
se potessi fermare il tempo lo farei dopo aver imparato a volerti bene;
se potessi fermare gli eventi lo farei mentre sto per conquistare una cima;
se potessi fermare gli anni lo farei per ritrovare il momento in cui ho iniziato a preferirti;
se potessi fermare un torrente lo farei con un lago alpino;
se potessi fermare lo scrivere lo farei dopo averti dedicato una lettera;
se potessi fermare una costruzione lo farei con una baita;
se potessi fermare le mani lo farei mentre ti do una carezza;
se potessi fermare la corsa lo farei perché ho scoperto che non si possono superare tutti gli ostacoli;
se potessi fermare il giorno lo farei al mattino mentre si fa colazione insieme;
se potessi fermare la notte sarebbe per godere della luna piena;
se potessi fermare il freddo lo farei con un tuo abbraccio;
se potessi fermare il caldo lo farei dormendo in un rifugio d’alta quota;
quando non potrò non fermare la vita; sarò certa che tu mi ami.
venerdì 5 luglio 2013
domenica 23 giugno 2013
Una frazione di pensieri
Cos’è la mente umana?
Alcuni dicono che per capire una cosa c’è da decifrarne l’esperienza.
Ti penso.
Papà, oggi che vado a Piacenza se trovassi uno di quei salami morbidi
che ti piaccionno tanto te lo prendo.
Mamma mia che difficile restare concentrati.
Questa volta l’ho fatta grossa. Devo trovare il momento per dirlo. Il
prima possibile.
Mi manchi. Ho voglia di vederti.
Amica, adesso ti mando un sms per darti un bacio almeno via telefono.
Cosa stavo facendo?
Chissà che tempo farà?
A che ora devo partire? Ma, facciamo per le 13.30 poi si vedrà..
Ok adesso si mangia, il richiamo è stato inequivocabile.
Cos’è la mente umana?
Alcuni dicono che per capire una cosa c’è da decifrarne l’esperienza.
Per scrivere queste 10 righe ci ho messo 1 minuto, ma le ho pensate
tutte insieme in una milli-frazione di secondo.
Cos’è la mente umana?
Fascino travolgente, indescrivibile.
giovedì 20 giugno 2013
Parto trigemino...
Finalmente è uscito il libro per le ostetriche, scritto dal corpo docente del Corso di Laurea in Ostetricia di Milano!
E ci sarà anche il sito...
E ci sarà anche il sito...
domenica 16 giugno 2013
Vivere è colore
Se penso alla notte, vedo nero.
Se penso al risveglio, vedo bianco.
Se penso al vestito, vedo arancione.
Se penso alla vacanza, vedo marrone.
Se penso ai tuoi occhi, vedo verde.
Se penso al cielo, vedo celeste.
Se penso ad un viaggio, vedo carminio.
Se penso a restare, vedo lilla.
Se penso al pranzo, vedo giallo.
Se penso al pomeriggio, vedo blu.
Se penso agli impegni, vedo grigio.
Se penso agli esami, vedo viola.
Se penso a oggi, vedo azzurro.
Se penso a domani, vedo rosso.
In sintesi…
penso alla vita: vedo colore.
venerdì 31 maggio 2013
Stralcio di lezione sullo stile Mauri... il continuum sul libro che un giorno pubblicherò
Le dodici fatiche di Ercole e l’ostetrica
Quali nessi possiamo riconoscere tra Ercole e l’Ostetrica?
Quali nessi tra un eroe greco e una professione antica come la mitologia?
Tanti, tanti riassumibili in qualche modo nell’essere di Ercole e
dell’ostetrica e nelle dodici fatiche di Ercole e i motivi per cui le dodici
fatiche originano; che riportano a dodici punti fermi che l’ostetrica deve possedere.
L’eroe Eracle - che i Romani chiamarono Ercole, figlio del dio Zeus e
Alcmena (donna mortale) - gode della doppia natura terrena e celeste. Dopo la
morte per volontà degli dei, viene assunto nell'Olimpo e riceve in sposa Ebe,
la dea dell'eterna giovinezza.
Così l’Ostetrica è figlia della scienza umana, ma la contraddistingue la
capacità di toccare l’arte divina di Colui che è l’Essere, che dà l’essere, che
fa nascere, che fa essere. Pertanto anche l’Ostetrica ha una doppia perizia.
Perizia terrena e celeste, riceve in carico la donna per garantirle salute e la
donna e il feto per garantire vita.
Ercole, continuerà a distinguersi per forza, coraggio e bellezza.
L’Ostetrica, dovrà continuare nel suo esistere ad avere forza, coraggio e
bellezza.
Gli eroi come Ercole, hanno compiuto imprese straordinarie, così
l’Ostetrica, può fare altrettanto.
Le imprese di Ercole originano da lontano, dal lontano concepimento dello
stesso Ercole.
Teseo e Zeus, dopo aver reso Alcmena gravida di Eracle,
proclamano che il primo bambino da allora in poi nato dalla stirpe di Perseo, sarebbe diventato re, volendo che
questo privilegio ricada su Ercole. Ma la moglie di Zeus, Era,
sentito questo, fece in modo di anticipare di due mesi la nascita di Euristeo,
appartenente appunto alla stirpe di Perseo, mentre quella di Eracle la fece
ritardare di tre. Venuto a sapere quanto era successo, Zeus andò su tutte le
furie, tuttavia il suo avventato proclama rimase valido.
Già questa prima parte del racconto mitologico, richiama l’Ostetrica a
quanto sia fondamentale che la nascita di un bambino avvenga al giusto termine.
Sia la prematurità che l’otre termine, sono fonte di problemi e di insidie, che
possono complicare irreparabilmente gli eventi.
Anni dopo, Ercole mentre si trova in preda ad un attacco di follia
provocatogli da Era, uccide sua moglie e i suoi figli. Ritornato padrone di sé
e rendendosi conto di ciò che aveva fatto, decide di ritirarsi a vivere in
solitudine in un territorio disabitato.
Ecco, ciò che corrode l’eroe, è anche ciò che può annichilire l’Ostetrica.
La donna e i suoi figli sono il primo bene da tutelare in qualsiasi modo e se
ciò non vien garantito, l’Ostetrica è un nulla arido.
Ercole, rintracciato dal cugino Teseo, viene convinto a
recarsi dall'Oracolo di Delfi; lì la Pizia gli dice che,
per espiare la sua colpa, deve recarsi a Tirinto al fine di servire Euristeo (re
di Tirinto e Micene) per dodici anni, compiendo una serie di imprese, le quali
sarebbero state stabilite proprio da costui. Euristeo però è l'uomo che rubò ad
Ercole i diritti di sovranità e che, di conseguenza, egli odia più di ogni
altro, ma Ercole, superando questo, come compenso per il completamento delle
fatiche, riceverà l'immortalità.
Alle sovrumane imprese di Ercole, spesso compiute con un atteggiamento di
sfida alla morte, si può attribuire anche un significato filosofico, morale
e allegorico che
supera quello immediato di semplice narrazione di gesta eroiche: la figura di
Ercole rappresenta una tradizione di mistica interiore e le fatiche possono
essere interpretate come una sorta di cammino spirituale.
Ecco, l’Ostetrica nelle dodici indicazioni allegoriche, può trovare
qualcosa di conveniente, che sfida il mondo della maieutica e che indirizzano a far vincere la vita e a realizzare la professionalità.
Ecco quali furono le dodici fatiche di Ercole e come le codifichiamo per
l’Ostetrica:
1)
Uccisione del leone di Nemea – La fisiologia, essenza
dell’ostetrica
Ercole uccise il leone di Nemea, mostro dalla pelle invulnerabile, a mani nude con forza incredibile avvolgendo le sue braccia
grandi intorno al leone, tirandogli il collo e strangolandolo a morte. Morto il
mostro enorme, Ercole tentò di scuoiare la bestia, ma la pelle era così dura
che non poté né lacerarla né tagliarla. Allora provò ad adoperare gli stessi
enormi artigli del leone: questi furono efficaci ed Ercole ottenne il suo
trofeo. Ammirando quella impenetrabilità e resistenza della pelle del leone, se
la gettò addosso come un mantello e la tirò fin sopra la testa come un elmo. Da
questo momento Ercole indossò sempre la pelle di leone come protezione per le
battaglie nelle successive imprese.
La prima cosa che l’Ostetrica deve conquistare è la padronanza della
fisiologia, perché così come un leone domina la foresta, la fisiologia determina le dinamiche
della vita e del suo sviluppo. La fisiologia è incredibilmente forte, come un
leone, e come il leone di Nemea va presa a mani nude, perché nel momento in cui si interviene su di
essa con altre maniere, si rischia la sua ribellione. L’Ostetrica che conquista il rispetto della
fisiologia si ricopre del suo mantello e non ha da temere alcun imprevisto o
pericolo. Il mantello della fisiologia permette di prevedere e/o affrontare gli
avvenimenti che si succederanno e l’impenetrabilità della pelle del leone è lo
scudo che ogni essere vivente ha in dotazione per la salute dell’essere. Questo l’Ostetrica lo deve salvaguardare.
2)
Uccisione dell'Idra di Lerna – Il dolore da convertire
L'Idra era un drago dalle tante teste (di cui una immortale) che viveva
nella palude di Lerna e atterriva i villaggi vicini divorando uomini e bestie
quando si svegliava dal suo sonno. Quando Ercole cominciò a tagliare le teste
con la spada si accorse che da ognuna ne ricrescevano due, per cui, decise di
bruciarle con tronchi infuocati. La testa centrale che era immortale, invece,
la schiacciò con un masso. Infine intinse nel sangue del mostro le sue frecce,
che da quel momento, quando andavano a segno, provocavano ferite che non si
rimarginavano.
La cosa che fa paura alla donna, che fa paura a ciascun essere vivente, è il dolore.
Mostro dalle tante facce. L’Ostetrica lo sa: togli un dolore fisico e compare
più acuto un dolore da complesso di colpa, da abbandono, da rabbia. Il dolore
in ostetricia è viscerale, è profondo, è dentro, è immortale. Le armi per
lenirlo non possono essere taglienti, non possono essere spade, bensì devono
far consumare il dolore. Devono farlo estinguere così come fa il fuoco con il
legno. Il dolore deve lasciar trasparire la sua anima per esaurirsi, e nel
peggiore dei casi, deve essere schiacciato fino a dissolversi in un’altra
natura di carne e di sangue. Ma quel sangue, così convertito, lascerà il segno
in ogni cosa che chiederà di essere compresa.
... segue...
Tivoli (Roma) - Il soffitto della sala di Ercole in Villa d'Este
domenica 12 maggio 2013
La culla affatturata - e non essere "solo" fate
Uno dei momenti più tenebrosi, nelle spesso tenebrose novelle delle fate, è il momento della nascita. Ci illudiamo di capire il perchè. La nascita è un evento importante non solo per l'individuo che viene al mondo ma anche per il gruppo che quella nascita ha voluto e non voluto, favorito o avversato. E' pertanto comprensibile che le fate, quelle buone e quelle cattive, insieme alle forze benefiche e malefiche, si affaccendino intorno alla culla per determinare, nel bene e nel male, la vicenda e il futuro del nascituro. Spesso, nelle novelle delle fate, le culle sono affatturate. Vi aleggiano intorno presentimenti e presagi che il Chiostri, nell'intensità del dire e del non dire degli astanti e in una certa soffocatezza degli ambienti, è maestro nel farci percepire.
La nascita e la culla sono comunque un fatto "di qua", del nostro mondo umano. Perchè nessuno sa come le fate nascono. E quanto alle culle, lo apprendiamo dalla fata Belinda (in La reggia della fata Belinda di Emma Perodi), le cose per loro vanno anche peggio: "Le fate, fanciulla, hanno molte consolazioni: asciugano lacrime, consolano infelici, concedono ricchezze ai diseredati; ma manca loro quello che rende bella la vita delle altre donne: non possono avere un marito da amare, nè figli da proteggere, per i quali si possano sacrificare con giubilo".
Le fate non nascono, sono. Non possono condividere, se non di riflesso, il destino di tutti.
Se questo è vero, il dominio dove le fate, nel bene e nel male, esercitano tutti i loro poteri è quello che riguarda il prima e il dopo la nascita. Di tutti. Anche di quelli che non hanno mai creduto alle fate.
(Tratto da Tra fate e nani. Il mondo incantato di Carlo Chiostri. Salani Editore)
Evviva le fate! Evviva chi non è "solo" fata!
La nascita e la culla sono comunque un fatto "di qua", del nostro mondo umano. Perchè nessuno sa come le fate nascono. E quanto alle culle, lo apprendiamo dalla fata Belinda (in La reggia della fata Belinda di Emma Perodi), le cose per loro vanno anche peggio: "Le fate, fanciulla, hanno molte consolazioni: asciugano lacrime, consolano infelici, concedono ricchezze ai diseredati; ma manca loro quello che rende bella la vita delle altre donne: non possono avere un marito da amare, nè figli da proteggere, per i quali si possano sacrificare con giubilo".
Le fate non nascono, sono. Non possono condividere, se non di riflesso, il destino di tutti.
Se questo è vero, il dominio dove le fate, nel bene e nel male, esercitano tutti i loro poteri è quello che riguarda il prima e il dopo la nascita. Di tutti. Anche di quelli che non hanno mai creduto alle fate.
(Tratto da Tra fate e nani. Il mondo incantato di Carlo Chiostri. Salani Editore)
Evviva le fate! Evviva chi non è "solo" fata!
sabato 4 maggio 2013
L'Anti-Ostetrica
Scrofa et Lupus
Faciendum prius de homine periculum quam eius te committas fidei
Una scrofa gemeva per le doglie.
Accorse il lupo che si disse in grado
di fungere da ostetrica e si offrì.
Lei conosceva quella mala bestia
e rifiutò la sua bontà sospetta:
"Ti chiedo solo di stare lontano".
(...)
Già. Si fosse fidata di quel perfido
avrebbe pianto tardi la sua sorte.
Da Fedro, Favole. BUR Poesia Biblioteca Universale Rizzoli
Faciendum prius de homine periculum quam eius te committas fidei
Una scrofa gemeva per le doglie.
Accorse il lupo che si disse in grado
di fungere da ostetrica e si offrì.
Lei conosceva quella mala bestia
e rifiutò la sua bontà sospetta:
"Ti chiedo solo di stare lontano".
(...)
Già. Si fosse fidata di quel perfido
avrebbe pianto tardi la sua sorte.
Da Fedro, Favole. BUR Poesia Biblioteca Universale Rizzoli
domenica 28 aprile 2013
Le ali della Libertà - "O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per mo...
Ogni tanto c’è da tornare a vedere un bel film. Un film di quelli che ti fanno pensare, perché le cose che guardi e che ascolti hanno un significato. Un significato che va oltre le apparenze. Questo film in particolare fa pensare a ciò che consideriamo bene e ciò che giudichiamo male, a ciò che consideriamo giustizia e a ciò che giudichiamo ingiustizia; e riesce a ribaltare gli schemi preconcetti. Come è possibile che il mondo degli ergastolani sia umano, così umano da far emergere la disumanità dei carcerieri? Ed esser umani è voler innanzitutto vivere, “far di tutto per vivere” dice l’interprete e dice bene, anche se in questo “fare di tutto” si supera il limite della consueta accettabilità e della decenza . Infine il tema di stare tra le mura di una prigione ed evadere, stare ed evadere per gustare fino in fondo il mistero affascinante dell’amicizia. Veramente uno spettacolo, il buon cinema è esperienza da perpetrare.
martedì 16 aprile 2013
sabato 6 aprile 2013
Costruttori di Cattedrali (5)
Per osservare qualsiasi cosa ci vuole un punto di vista, Gibellato ha deciso di far posare gli occhi del visitatore sulle singole statue, sui fregi, sui volti, sugli oggetti scolpiti nella pietra del Duomo, particolari che potrebbero passare inosservati, ma sorprendendoli si può meglio capire perché l’estensore dell’Imitazione di Cristo abbia potuto scrivere: “Ex uno Verbo omnia et unum loquuntur omnia”, da una sola Parola tutto e una sola parola tutto grida. Alcuni di questi particolari sono diventati più visibili solo dopo il restauro. Altri, che Gibellato stesso non ha notato, sono conosciuti solo dagli studiosi, altri forse sono noti solo a chi li ha scolpiti. Come ogni realtà di questo mondo, anche il tetto del Duomo vela e svela. La perfezione con la quale è rifinito ogni particolare, anche il più piccolo e il più inaccessibile, nasconde se non un segreto almeno un’intenzione, un motivo che dia conto di quella perfezione ricercata, voluta, anche se non immediatamente visibile. Come il trucco dei prestigiatori, c’è ma non si vede. Ma, a guardare bene, si può arrivare a scolpirlo. Il grande dantista americano Charles S. Singleton, nel suo La poesia della Divina Commedia, dedica un capitolo alla ricerca de Il numero del poeta al centro, e scopre che non è il tre, nemmeno il dieci, bensì il sette. Intorno a questo numero Dante ha costruito tutta la struttura delle tre Cantiche, uno schema deliberatamente nascosto, ma ben presente nella mente del poeta dal primo canto all’ultimo. Per ricavarlo Singleton ha operato tutta una serie di calcoli a partire dalla numerazione dei versi. Ma i manoscritti non numeravano i versi, pertanto, prima della invenzione della stampa chi avesse voluto cogliere questo percorso a base sette – che conduce al verso 70 del canto diciassettesimo del Purgatorio da cui si dipartono specularmente e simmetricamente tutti gli altri canti – avrebbe dovuto contarsi da solo i versi dei cento canti. Dante si aspettava che il lettore lo scorgesse? Singleton risponde con un esempio che sembra fatto apposta per l’introduzione di questo libro: il fregio scultoreo del tetto della cattedrale di Chartres. “Un particolare lavorato con altrettanta cura che quelli della facciata, benché, data la sua posizione, una volta che il tetto fu completato e gli operai discesero per l’ultima volta dai ponti, non potesse più essere scorto da occhio umano – a meno che non capiti di notarlo a qualcuno che salga lassù per riparazioni. Ma sarà lecito pensare che siffatte considerazioni sfiorassero la mente del maestro che disegnò quel particolare o dello scalpellino che lo lavorò con amorevole cura? No di certo, perché sappiamo che quell’edificio era stato costruito non soltanto per la vista degli uomini. Quel disegno, qualunque fosse il suo posto nella struttura, l’avrebbe veduto Colui che tutto vede, Colui che ha creato il mondo con meraviglioso ordine in pondere, numero, censura; e l’avrebbe certo guardato come prova che l’architetto umano aveva imitato l’universo che Egli, Divino Architetto, aveva creato innanzi tutto per la propria contemplazione, e poi, per la contemplazione degli angeli e degli uomini”. (Charles S. Singleton La poesia della Divina Commedia, Il Mulino, 1978, pag 462). Epperò, settecento anni dopo (ancora il sette) la figura disegnata da Dante fu, per la prima volta, vista da un altro uomo. Singleton è convinto che la cosa non dispiaccia al poeta. Perché i segreti e i misteri sono fatti per essere scoperti. C’è una seconda scoperta nel punto di vista scelto dal professor Gibellato per guidarci sui tetti del Duomo, e come ogni scoperta è una riscoperta, come ogni novità è un rinnovamento. Lo scrittore inglese G. K. Chesterton, vissuto a cavallo tra il Diciannovesimo e il Ventesimo secolo, lo descrive così, parlando di sé e dei “frammenti di futile giornalismo o di impressioni non meno passeggere” di cui è costellata la sua produzione saggistica che paragona ad “avanzi” di pietra e “blocchi frantumati”. E tuttavia – aggiunge – solo in forza di tali frammenti senza importanza oso vantarmi di essere mediovalista (…). So ben io perché ho radunato tutte queste sciocchezze. Non ho pazienza, e forse nemmeno il talento ordinatore necessari per dipanare il filo che pur lega questi miei disordinati scritti. Ma il legame esiste. La sequenza di mostri deformi e sgraziati che ora presento al lettore non è una serie di capricciosi o singoli idoli, scolpiti a caso in tante solitarie valli e isole. Questi mostri sono destinati alle grondaie di una ben definita cattedrale. A me tocca scolpire le figure grottesche perché altro non so fare; e devo lasciare ad altri gli angeli, gli archi e le guglie: Ma non ho dubbi intorno allo stile di questa architettura e alla santità della cattedrale”. (G.K. Chesterton Saggi scelti, Edizioni Paoline, 1962, pag 25).
Tratto da Casotto U., Gibellato E. I Mostri, i Santi e la Rana. Percorso guidato sul Duomo di Milano, Edizioni LINDAU, 2012
Tratto da Casotto U., Gibellato E. I Mostri, i Santi e la Rana. Percorso guidato sul Duomo di Milano, Edizioni LINDAU, 2012
mercoledì 3 aprile 2013
venerdì 15 marzo 2013
Che bella giornata
Con una giornata come oggi la nostalgia della montagna si fa sentire, e in mancanza di una baita vera c'è da accontentarsi di quello che offre l'asilo cittadino. Evviva la Guastalla!
domenica 24 febbraio 2013
Mandarini volanti
Il vantaggio di risiedere fuori regione è che per andare a votare devi girellare tutto il pomeriggio e girellando tutto il pomeriggio hai la possibilità di vedere fiocchi di neve così grandi, che sembrano mandarini volanti!
E' da quando ero piccola che non vedevo fiocchi così grandi.
Bè, per i mandarini volanti richiedetemi pure di girellare tutto il pomeriggio... ma per votare no, vi prego risparmiatemelo!
E' da quando ero piccola che non vedevo fiocchi così grandi.
Bè, per i mandarini volanti richiedetemi pure di girellare tutto il pomeriggio... ma per votare no, vi prego risparmiatemelo!
giovedì 21 febbraio 2013
Tempesta
Tempesta è neve,
tempesta è vetta,
tempesta è sale,
tempesta è mare,
tempesta è sabbia.
Tempesta è telefono,
tempesta è riunione,
tempesta è discussione,
tempesta è esame,
tempesta è università.
Tempesta è tentare,
tempesta è scegliere,
tempesta è votare,
tempesta è credere,
tempesta è volere.
Tempesta è dolore,
tempesta è sangue,
tempesta è grido,
tempesta è ventre,
tempesta è amore.
Tempesta è ricerca,
tempesta è tenacia,
tempesta è decisione,
tempesta è attesa,
tempesta è fedeltà.
Tempesta è sguardo,
tempesta è sorriso,
tempesta è profumo,
tempesta è abbraccio,
tempesta è casa.
Tempesta è tempo,
tempesta è lavoro,
tempesta è realtà,
tempesta è donna,
tempesta è io,
tempesta è tu.
Tempesta è vita.
tempesta è vetta,
tempesta è sale,
tempesta è mare,
tempesta è sabbia.
Tempesta è telefono,
tempesta è riunione,
tempesta è discussione,
tempesta è esame,
tempesta è università.
Tempesta è tentare,
tempesta è scegliere,
tempesta è votare,
tempesta è credere,
tempesta è volere.
Tempesta è dolore,
tempesta è sangue,
tempesta è grido,
tempesta è ventre,
tempesta è amore.
Tempesta è ricerca,
tempesta è tenacia,
tempesta è decisione,
tempesta è attesa,
tempesta è fedeltà.
Tempesta è sguardo,
tempesta è sorriso,
tempesta è profumo,
tempesta è abbraccio,
tempesta è casa.
Tempesta è tempo,
tempesta è lavoro,
tempesta è realtà,
tempesta è donna,
tempesta è io,
tempesta è tu.
Tempesta è vita.
venerdì 15 febbraio 2013
Tutto. Niente meno che "Tutto"
Mi saluta e inaspettatamente mi chiede: “Vuoi qualcosa?”
So che è un’amica dal cuore grande, senza misura, che comprende, che mi comprende.
Le rispondo: “Tutto!”
Ci sorridiamo. È una battuta…
L'amica esce di casa e inizio a pensare cosa vuol dire essermi alzata desiderando il “Tutto”.
Rispondo nel silenzio di me stessa… Si, so cosa vuol dire.
Improvvisamente la porta si riapre perché l'amica si è accorta di aver dimenticato il borsellino. Bene, è l’occasione per risalutarsi e per proporle un ripensamento: “Voglio uno smalto, di quelli per le unghie, come li portano le tue studentesse del liceo, di quelli azzurri, azzurro come il cielo montano di settembre”.
Mi conferma: “Celeste”.
Ha capito. Lo sapevo che avrebbe capito.
Perché il tutto è la bellezza desiderarta dell’istante dilatato all’infinito, e l’istante del tutto che desidero può essere anche in uno smalto, anche se, devo ammetterlo, ho già tutto ciò che si può comprare. Ma questo smalto che desidero, ha un valore che non ha prezzo.
mercoledì 6 febbraio 2013
Costruttori di Cattedrali (4)
Quando sono passata da piazza Duomo, l’enorme gru era in movimento e attratta dalla sua traiettoria mi sono accorta che lambiva con la punta somma, la guglia più alta della Cattedrale.
Sotto lo sguardo amorevole della Madonnina, un carpentiere affacciato alle impalcature più estreme, si sbracciava per fare dei segnali ai colleghi.
La cosa mi ha affascinata ancora di più.
Ad un tratto la gru retrae le corde di ancoraggio, che lasciano intravvedere la figura di un Santo che inizia ad essere innalzato nel cielo.
Il volo della struttura marmorea e statica, parabola le balconate, i contrafforti, i doccioni e i peducci, per planare in piazza all’imbocco di via Palazzo Reale.
Non riesco a scollare lo sguardo dall’immagine che diventa sempre più chiara e viva nel dettaglio del sembiante di un essere umano, e al ricordo della mia canon digitale in borsa, raccolgo la distrazione di poche mosse che mi consentono di metterla in funzione per iniziare un reportage.
Nel frattempo, le mani di quattro, cinque, sei uomini opportunamente appostati, accolgono il figuro che ormai si distingue chiaramente essere uomo di virtù.
Sono sedotta dalle mosse di chi è vivo, e da quella mano statuaria a cui mancano le dita perché completamente corrose dai tempi e dal tempo. Mi commuove l’incontro con chi è stato per tanti anni così in alto e così vicino alla Sacra Donna d’Oro che mi protegge dalla nascita, e sento vicino vicino un abbraccio desiderato.
Ad un tratto colgo che l’abbraccio non è solo pensato, è legato anche alla presenza di tanti altri astanti, che rapiti dagli eventi scattano istantanee con cellulari, iPad, teleobbiettivi, o anche solo con gli occhi.
In particolare colgo che lo stupore si condensa in parola. Non ho memoria di aver sentito dire da più persone in contemporanea, in ambiente aperto e con i tempi che corrono: “Che meraviglia!”
Ma non solo. Ascolto gli operai che si incitano tra loro e resto sbalordita da un nome: “Angelo prendi!” “Angelo aiutami qui!” “Angelo… Angelo…”. Ha dell’incredibile, con tutti i nomi che esistono al mondo, uno degli uomini che si affaccenda nell’opera si chiama proprio Angelo. Mi dice di un significato che va oltre la casualità. Sono forse Angeli coloro i quali, al fianco del Mistero, rendono bello e custodito l’essere. Quell’essere che comunque santo, rimane nascosto dai pinnacoli estremi, che dal basso non distinguiamo con dettaglio, ma che fa del nostro Duomo un’opera grandiosa.
Ed è una meraviglia sul serio, perché la gru riparte con il movimento e concede un secondo, un terzo e un quarto volo ai diversi Giusti, che ormai si accompagnano tra maschi e femmine, tutti bisognosi di cure.
Premurosamente deposti su bancali a due a due, vengono trasferiti negli ambienti, dove presumo gli scalpellini esperti, e l’Angelo di turno, si occuperanno di loro.
Mentre li guardo penso all’attenzione che ricevono e mi chiedo se io riesco ad essere così benevola con le donne che assisto, grazie al mio lavoro.
A questo punto credo di aver detto qualcosa ad alta voce, per restituire agli operai da cui mi sento osservata a mia volta... e aggiungo coscientemente: “Siete stupendi!”. Ricevo un ringraziamento, e così permetto alla spettatrice che mi affianca, di rivolgermi la parola. “Se ci fosse ancora il mio papà e potessi tornare indietro per chiedergli di imparare un mestiere, gli chiederei di fare un lavoro manuale, come questi uomini che lei ha riconosciuto stupendi. E lei; è un’insegnante?”. “No” rispondo io. “Non proprio, cioè insegno alle ostetriche, ma penso che in questo momento a guardare questo spettacolo dovrebbero esserci i bambini delle classi elementari o medie o superiori, o forse ha ragione, anche le mie studenti. Vede, io penso che il fascino di quello che sta accadendo è perché siamo di fronte alla nostra vera natura: desiderare d’essere costruttori di Cattedrali! E dire questa cosa, è ciò che di più buono possa fare un educatore”. La signora mi conferma, ed entrambe grate della bellezza partecipata, ci lasciamo con un arrivederci!
martedì 5 febbraio 2013
Gru e cicogna
Come la gru ha ripreso a lavorare,
partecipando alla costruzione della Cattedrale,
partecipando alla costruzione della Cattedrale,
facendo alzare lo sguardo agli uomini passanti...
mercoledì 30 gennaio 2013
Una lettera scritta lunedì 28 gennaio 2013
Care colleghe oggi nevica.
Non credo al caso e penso che nevica perché siamo tornate sulle nostre scrivanie dopo tre settimane di sala parto.
Scrivendovi questa prima ragione so di non essere esaustiva sullo stato in cui sono e che desidero trasmettervi, per cui cercherò di essere più esplicita.
Credo che nevica perché avevo bisogno di qualcosa di bianco che ricoprisse il rosso del sangue che mi ha invasa nelle scorse settimane; credo che nevica perché avevo bisogno di qualcosa di bello che riscattasse alcune brutture che ho visto; credo che nevica perché avevo bisogno di qualcosa di morbido che smussasse alcune lame che ho percepito nell’aria degli ambienti ospedalieri, credo che nevica perché avevo bisogno di superare la tristezza di alcuni lutti che mi hanno investita.
Non so voi, ma sono spossata e ho bisogno di riposarmi, oggi, ora, qui, su questa scrivania che mi permette di scrivervi e mi dà lo spazio per farlo.
Questo trascorso e questo essere di cui vi ricordo e che vivo, accadono sotto la neve che amo.
La neve che amo e mi ricorda quanto è colore essere ostetrica, quanto è magnifico essere ostetrica, quanto è delicato essere ostetrica, quanto è vita essere ostetrica.
E’ questo il vero riposo di oggi, sapere che siamo insieme e possiamo darci una mano ad introdurre le nuove aspiranti a questo essere, sapere che possiamo introdurre le nuove aspiranti all’essere professionale di uno dei lavori più antichi del mondo.
E’ questo che mi riposa sempre, non solo oggi. Avere qualcuno con cui condividere la vita, l’intensità dei giorni, lo spessore delle ore e delle cose che le impegnano. Avere qualcuno con cui spartire quello che desidero.
Lavoro arduo ci aspetta, coraggio non manca: buttiamoci!
Non credo al caso e penso che nevica perché siamo tornate sulle nostre scrivanie dopo tre settimane di sala parto.
Scrivendovi questa prima ragione so di non essere esaustiva sullo stato in cui sono e che desidero trasmettervi, per cui cercherò di essere più esplicita.
Credo che nevica perché avevo bisogno di qualcosa di bianco che ricoprisse il rosso del sangue che mi ha invasa nelle scorse settimane; credo che nevica perché avevo bisogno di qualcosa di bello che riscattasse alcune brutture che ho visto; credo che nevica perché avevo bisogno di qualcosa di morbido che smussasse alcune lame che ho percepito nell’aria degli ambienti ospedalieri, credo che nevica perché avevo bisogno di superare la tristezza di alcuni lutti che mi hanno investita.
Non so voi, ma sono spossata e ho bisogno di riposarmi, oggi, ora, qui, su questa scrivania che mi permette di scrivervi e mi dà lo spazio per farlo.
Questo trascorso e questo essere di cui vi ricordo e che vivo, accadono sotto la neve che amo.
La neve che amo e mi ricorda quanto è colore essere ostetrica, quanto è magnifico essere ostetrica, quanto è delicato essere ostetrica, quanto è vita essere ostetrica.
E’ questo il vero riposo di oggi, sapere che siamo insieme e possiamo darci una mano ad introdurre le nuove aspiranti a questo essere, sapere che possiamo introdurre le nuove aspiranti all’essere professionale di uno dei lavori più antichi del mondo.
E’ questo che mi riposa sempre, non solo oggi. Avere qualcuno con cui condividere la vita, l’intensità dei giorni, lo spessore delle ore e delle cose che le impegnano. Avere qualcuno con cui spartire quello che desidero.
Lavoro arduo ci aspetta, coraggio non manca: buttiamoci!
domenica 27 gennaio 2013
Live and become
Cosa fa trovare noi stessi...
Cosa voul dire obbedire ad una madre?
Quale implicazione chiede accettare un'adozione?
Cosa significa parlare con la Luna?
Cosa ci spinge a riconoscere ciò in cui credere?
Quale implicazione smuove l'amore di una donna?
Cosa suggerisce la saggezza di un rabbino?
Cosa spinge a ritrovare ciò che abbiamo lasciato alle spalle?
Quale comprensione vive un nonno?
Cosa aspettarsi con l'essere sinceri?
Cosa porta il vivere...
Un film bello da rivedere.
domenica 6 gennaio 2013
Iscriviti a:
Post (Atom)