sabato 7 dicembre 2013
Leggendo Orwell
"La figlia del reverendo", protagonista del romanzo che dopo esser scappata di casa, si ritrova senza memoria, si ridesta dal sonno.
Fu solamente a questo punto, dopo esser diventata consapevole della maggior parte degli oggetti circostanti, che Dorothy si rese conto di se stessa. Fino ad allora era stata, come dire, un paio d'occhi e, dietro a questi, un cervello ricettivo ma puramente impersonale. Ma adesso, con un curioso, leggerissimo choc, scoprì la propria esistenza unica e singola; poté "sentire" se stessa nell'atto di esistere; pareva che qualcosa dentro di lei stesse esclamando: "Io sono io!"...
Nondimeno, questa scoperta non la tenne occupata più di un momento. Fin dal principio, vi andò unito un senso di incompletezza, di qualcosa vagamente insoddisfacente. E consisteva in questo: l' "io sono io", che era parso una risposta, era diventato a sua volta una domanda. Non era più "io sono io", ma "chi sono io?".
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