Le dodici fatiche di Ercole e l’ostetrica
Quali nessi possiamo riconoscere tra Ercole e l’Ostetrica?
Quali nessi tra un eroe greco e una professione antica come la mitologia?
Tanti, tanti riassumibili in qualche modo nell’essere di Ercole e
dell’ostetrica e nelle dodici fatiche di Ercole e i motivi per cui le dodici
fatiche originano; che riportano a dodici punti fermi che l’ostetrica deve possedere.
L’eroe Eracle - che i Romani chiamarono Ercole, figlio del dio Zeus e
Alcmena (donna mortale) - gode della doppia natura terrena e celeste. Dopo la
morte per volontà degli dei, viene assunto nell'Olimpo e riceve in sposa Ebe,
la dea dell'eterna giovinezza.
Così l’Ostetrica è figlia della scienza umana, ma la contraddistingue la
capacità di toccare l’arte divina di Colui che è l’Essere, che dà l’essere, che
fa nascere, che fa essere. Pertanto anche l’Ostetrica ha una doppia perizia.
Perizia terrena e celeste, riceve in carico la donna per garantirle salute e la
donna e il feto per garantire vita.
Ercole, continuerà a distinguersi per forza, coraggio e bellezza.
L’Ostetrica, dovrà continuare nel suo esistere ad avere forza, coraggio e
bellezza.
Gli eroi come Ercole, hanno compiuto imprese straordinarie, così
l’Ostetrica, può fare altrettanto.
Le imprese di Ercole originano da lontano, dal lontano concepimento dello
stesso Ercole.
Teseo e Zeus, dopo aver reso Alcmena gravida di Eracle,
proclamano che il primo bambino da allora in poi nato dalla stirpe di Perseo, sarebbe diventato re, volendo che
questo privilegio ricada su Ercole. Ma la moglie di Zeus, Era,
sentito questo, fece in modo di anticipare di due mesi la nascita di Euristeo,
appartenente appunto alla stirpe di Perseo, mentre quella di Eracle la fece
ritardare di tre. Venuto a sapere quanto era successo, Zeus andò su tutte le
furie, tuttavia il suo avventato proclama rimase valido.
Già questa prima parte del racconto mitologico, richiama l’Ostetrica a
quanto sia fondamentale che la nascita di un bambino avvenga al giusto termine.
Sia la prematurità che l’otre termine, sono fonte di problemi e di insidie, che
possono complicare irreparabilmente gli eventi.
Anni dopo, Ercole mentre si trova in preda ad un attacco di follia
provocatogli da Era, uccide sua moglie e i suoi figli. Ritornato padrone di sé
e rendendosi conto di ciò che aveva fatto, decide di ritirarsi a vivere in
solitudine in un territorio disabitato.
Ecco, ciò che corrode l’eroe, è anche ciò che può annichilire l’Ostetrica.
La donna e i suoi figli sono il primo bene da tutelare in qualsiasi modo e se
ciò non vien garantito, l’Ostetrica è un nulla arido.
Ercole, rintracciato dal cugino Teseo, viene convinto a
recarsi dall'Oracolo di Delfi; lì la Pizia gli dice che,
per espiare la sua colpa, deve recarsi a Tirinto al fine di servire Euristeo (re
di Tirinto e Micene) per dodici anni, compiendo una serie di imprese, le quali
sarebbero state stabilite proprio da costui. Euristeo però è l'uomo che rubò ad
Ercole i diritti di sovranità e che, di conseguenza, egli odia più di ogni
altro, ma Ercole, superando questo, come compenso per il completamento delle
fatiche, riceverà l'immortalità.
Alle sovrumane imprese di Ercole, spesso compiute con un atteggiamento di
sfida alla morte, si può attribuire anche un significato filosofico, morale
e allegorico che
supera quello immediato di semplice narrazione di gesta eroiche: la figura di
Ercole rappresenta una tradizione di mistica interiore e le fatiche possono
essere interpretate come una sorta di cammino spirituale.
Ecco, l’Ostetrica nelle dodici indicazioni allegoriche, può trovare
qualcosa di conveniente, che sfida il mondo della maieutica e che indirizzano a far vincere la vita e a realizzare la professionalità.
Ecco quali furono le dodici fatiche di Ercole e come le codifichiamo per
l’Ostetrica:
1)
Uccisione del leone di Nemea – La fisiologia, essenza
dell’ostetrica
Ercole uccise il leone di Nemea, mostro dalla pelle invulnerabile, a mani nude con forza incredibile avvolgendo le sue braccia
grandi intorno al leone, tirandogli il collo e strangolandolo a morte. Morto il
mostro enorme, Ercole tentò di scuoiare la bestia, ma la pelle era così dura
che non poté né lacerarla né tagliarla. Allora provò ad adoperare gli stessi
enormi artigli del leone: questi furono efficaci ed Ercole ottenne il suo
trofeo. Ammirando quella impenetrabilità e resistenza della pelle del leone, se
la gettò addosso come un mantello e la tirò fin sopra la testa come un elmo. Da
questo momento Ercole indossò sempre la pelle di leone come protezione per le
battaglie nelle successive imprese.
La prima cosa che l’Ostetrica deve conquistare è la padronanza della
fisiologia, perché così come un leone domina la foresta, la fisiologia determina le dinamiche
della vita e del suo sviluppo. La fisiologia è incredibilmente forte, come un
leone, e come il leone di Nemea va presa a mani nude, perché nel momento in cui si interviene su di
essa con altre maniere, si rischia la sua ribellione. L’Ostetrica che conquista il rispetto della
fisiologia si ricopre del suo mantello e non ha da temere alcun imprevisto o
pericolo. Il mantello della fisiologia permette di prevedere e/o affrontare gli
avvenimenti che si succederanno e l’impenetrabilità della pelle del leone è lo
scudo che ogni essere vivente ha in dotazione per la salute dell’essere. Questo l’Ostetrica lo deve salvaguardare.
2)
Uccisione dell'Idra di Lerna – Il dolore da convertire
L'Idra era un drago dalle tante teste (di cui una immortale) che viveva
nella palude di Lerna e atterriva i villaggi vicini divorando uomini e bestie
quando si svegliava dal suo sonno. Quando Ercole cominciò a tagliare le teste
con la spada si accorse che da ognuna ne ricrescevano due, per cui, decise di
bruciarle con tronchi infuocati. La testa centrale che era immortale, invece,
la schiacciò con un masso. Infine intinse nel sangue del mostro le sue frecce,
che da quel momento, quando andavano a segno, provocavano ferite che non si
rimarginavano.
La cosa che fa paura alla donna, che fa paura a ciascun essere vivente, è il dolore.
Mostro dalle tante facce. L’Ostetrica lo sa: togli un dolore fisico e compare
più acuto un dolore da complesso di colpa, da abbandono, da rabbia. Il dolore
in ostetricia è viscerale, è profondo, è dentro, è immortale. Le armi per
lenirlo non possono essere taglienti, non possono essere spade, bensì devono
far consumare il dolore. Devono farlo estinguere così come fa il fuoco con il
legno. Il dolore deve lasciar trasparire la sua anima per esaurirsi, e nel
peggiore dei casi, deve essere schiacciato fino a dissolversi in un’altra
natura di carne e di sangue. Ma quel sangue, così convertito, lascerà il segno
in ogni cosa che chiederà di essere compresa.
... segue...
Tivoli (Roma) - Il soffitto della sala di Ercole in Villa d'Este
Nessun commento:
Posta un commento