Quattro colleghe in turno.
Due sono alle prese con le neo mamme. Le lascio lavorare.
Una è storica, compagna di lavoro da sempre. Mi fermo a scambiare due parole. Mi chiede come sto e le due parole si articolano.
La quarta segue un travaglio.
Sono venuta per osservare un parto, chissà se stare qui qualche ora sarà sufficiente.
La terza ostetrica mi rassicura, una delle donne in travaglio “è avanti”.
Entro anch’io nel “box parto”. Saluto.
“Posso stare?” chiedo sottovoce alla collega. “Certamente, è un piacere”.
Caspita, manco da un po, ma non sono estranea. È uno dei vantaggi di essere ostetrica-senior!
La donna “spinge”, è serena, presente, ricambia lo sguardo e il sorriso. Il marito le sta vicino. Cerca di aiutarla ma viene respinto… fa parte del gioco, che è “lavoro di donne”… guardateci, amateci, ma non interferite!
Spinge, spinge, qualche urlo, qualche lamento sommesso, la solita domanda: “Quanto manca?”
Affiorano i capelli.
L’ostetrica “si lava”.
Guardo con interesse la “preparazione del tavolo” e l’assisto.
Teli, faldine, garze, kocher, forbice, clips, pinza antomica, portaghi e ciotola. Il catino e l’acqua. Le siringhe e l’anestetico locale. C’è tutto.
Spinge, spinge, l’urlo cambia… è quello che aspettavamo.
Ormai io e la mia collega siamo in allerta.
Sto con la donna. Asciugo le perle di sudore, sorrido, conforto… “Sei bravissima!”
Spinge, spinge, ma lascia interruzioni: ha male, ha paura, sente che sta nascendo!
“E’ coronata”.
Inizia il disimpegno: la fronte, gli occhi, il naso e la bocca.
Il papà avanza e indietreggia. Forse è troppo, non è possibile! C’è una faccina che ci guarda, apre gli occhietti e sembra accorgersi dello stupore che suscita.
La mamma è in pausa. Ora è assente, è in quello stato che le permette di ascoltare solo una voce, e non va deconcentrata.
Si aspetta la prossima contrazione.
Arriva. Arriva. Spinge. “Moto di restituzione, s’impegna la spalla anteriore, si disimpegna la posteriore”.
Le mani dell’ostetrica sono leggere, accompagnano, forse accarezzano soltanto, ma si ritrovano ad abbracciare una nuova creatura: “E' femmina!”
Sia lodato il Cielo: è sana, piange, s’inarca, si ribella.
La mamma e il papà la guardano, è l’inizio di qualcosa che sarà per sempre.
E’ gratitudine, è mistero.
La bambina è finalmente avvolta dal corpo e dalle lacrime di gioia della mamma e del papà e per le ostetriche questo momento speciale è anche attesa del secondamento, odore di sangue, attenzione alla perdita, controllo del benessere materno e neonatale... ma quello che vince, è che per tutti questo momento unico è VITA!
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