sabato 27 gennaio 2018

Vivere

È alzarsi per partire,
è un nonno tutto curvo che spinge a fatica la carrozzina del nipotino,
è un bambino che guarda con entusiasmo un ragazzo-giocoliere al semaforo,
è aspettare nel parcheggio un’amica,
è ascoltare le notizie alla radio,
è ricordare chi ha sofferto,
è fare un viaggio famigliare,
è riuscire a dire quello che si ha dentro,
è prendere un caffè al bar,
è camminare per un paese di case fatte con i sassi,
è un macellaio che taglia con cura un cappello del prete,
è comprare delle salamelle,
è la panettiera che lascia aperta la busta dopo che ha inserito una mica ancora calda di forno,
è la casa tra le colline dove ho studiato per la maturità,
è il fango sulle scarpe cittadine,
è scoprire una via crucis tra le pietre,
è vedere alberi con vicino a ciascuno la targa di un nome d’uomo,
è riconoscere una cappella sotto un porticato,
è entrare in una trattoria a gestione famigliare,
è un bicchiere di gutturnio,
è un piatto di “pissarei e fasoi”,
è non volersi alzare da tavola,
è scoprire uno scorcio di sole che accende il pomeriggio,
è tornare,
è aprire la porta di casa,
è una spremuta d’arancia,
è godere del silenzio di un sabato pomeriggio,
è spegnere il cellulare,
è scrivere i pensieri che tornano,
è lasciare che arrivi la sera,

è abbandonarsi alla notte.

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