venerdì 2 dicembre 2016

Aprire la finestra per volare col pensiero


Ad un certo punto dello “spignattamento” è necessario aprire la valvola della pentola a pressione. È terminato il tempo di cottura e lasciare che il fischio si prolunghi rischia di spappolare il già cotto. Con ciò è necessario che il vapore non invada troppo la cucina, pertanto qual miglior modo per ottenere un duplice effetto benefico, se non quello di aprire la finestra? In primo luogo il riciclo dell’aria sarà assicurato, secondariamente il cucinato si raffredderà più velocemente e si potrà comodamente procedere con gli opportuni impasti tra ingredienti.
Ma questo gesto, apparentemente banale, stasera mi ha sorpresa.
Nel cielo del post tramonto, ancora blu per la luce non completamente scomparsa all'orizzonte, un sottile spicchio di luna brillante domina. È così luminoso che riesco a definire nella penombra in modo preciso i confini della luna nella sua rotondità. Arrivo a vedere quella metà della luna che si nasconde sempre nell'oscurità, che resta sempre nell'ombra di sé stessa.
Poco distante da questa luna da seduzione, spostando lo sguardo leggermente alla sinistra, vedo una stella, un’unica stella, che solitaria è altrettanto lucente, quasi come un frammento di quello spicchio di luna. Forse è un pianeta illuminato anch'esso dal sole. In effetti la sua luce non ha intermittenze, resta fissa e troneggia nel resto di un cielo che man mano che passano gli istanti del mio incanto, diventa sempre più scuro, più nero.
Il mio pensiero inizia a volare.
Volo con un po’ di nostalgia, nostalgia di qualcosa che mi manca, o forse meglio di qualcuno che avverto mancare.
La luna, le stelle, il cielo, hanno sempre interrogato chi si ferma a guardarli.
Credo che quello che sto subendo è un fascino che attraversa i secoli, senza mai perdere il suo ascendente.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi,
il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Salmo 8

Nox erat et caelo fulgebat luna sereno
inter minora sidera,
cum tu magnorum numen laesura deorum
in verba iurabas mea
Era notte e in un cielo limpido velato di stelle
splendeva la luna,
e tu, già offendendo in cuore il nome degli dei,
giuravi sulle mie parole
Orazio – Epodi - 15 – A Neèra

Beatrice in suso, e io in lei guardava;
e forse in tanto in quanto un quadrel posa
e vola e da la noce si dischiava,
giunto mi vidi ove mirabil cosa
mi torse il viso a sé; e però quella
cui non potea mia cura essere ascosa,
volta ver' me, sì lieta come bella,
«Drizza la mente in Dio grata», mi disse,
«che n'ha congiunti con la prima stella».
Dante – Paradiso II, 22-30

Spesso quand'io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Leopardi – XXIII Canto notturno dl un pastore errante dell’Asia

La luna rimarrà la luna
E ci saranno sempre
Giovani che di sera
Al suo lume appartati
Si sorprenderanno
a dire le parole felici.
Anche se troppi
I satelliti artificiali
Non riusciranno mai
con le loro indiscrete apparizioni
a disturbarne l’incanto antico.

Giuseppe Ungaretti----La luna rimarrà la luna

Nessun commento: