mercoledì 14 settembre 2016

Voler bene

Cosa vuol dire voler bene? Me lo chiedo spesso e tutte le volte che me lo domando penso che spiegare cosa vuol dire “voler bene” sia una delle cose più difficili della vita.
È difficile dire di cosa si tratta per diversi motivi, tra i quali, a mio parere, c’è quello di pensare che dobbiamo descrivere una realtà di cui siamo capaci e il confondere il “voler bene” con un sentimento passeggero.
Di fatto credo fermamente che il bene sia innanzitutto un balsamo di cui siamo riceventi, e che nel momento in cui è vero, è un per sempre ineludibile.
Da non dimenticare è poi che ciò di cui si fa esperienza, non sempre è riducibile a poche fredde parole. Per descrivere alcune perle della vita sarebbe necessaria calda poesia … e ben sappiamo, che non sempre “siamo capaci” d’arte di lemmi.
Oggi, ancora una volta, mi sono posta il difficile quesito, ma sono stata fortunata.
Non ho avuto il tempo di arrovellarmi in intricati pensieri, perché ho lasciato che lo sguardo si fermasse ad osservare un bambino che stava seduto al fianco del suo papà, durante il tragitto metropolitano che mi separa dal centro città alla periferia di casa.
Il bambino giocava con una spada. Uno di quei giocattoli di plastica che sembrano veri. Durante le “sciabolate”, trattenute con giusto limite, continuava a chiamare il papà, che pazientemente, ad ogni richiamo, prestava l’attenzione. Ad un tratto, come tutti i giochi e l’uso di giocattolo, anche la bella spada ha stancato il bambino, che prontamente nel suo papà ha trovato una soluzione di custodia. Il mite papà ha preso la spada e l’ha infilata nella cinghia superiore dello zainetto. Quella cinghia a forma di maniglia che normalmente ci permette di prendere lo zaino mantenendolo verticale. Così è stata trovata una guaina al giocattolo, che da quel momento in poi è restato sul pavimento, serrato tra i piedi del papà.
Ora il bambino, con le mani libere, ha iniziato ad essere affettuoso con un babbo che lo richiamava ad un ordine di gesti quali: il provocare solletico nei limiti del contenibile, il bisogno di mantenere la maglia senza eccesso di “sgualcimenti”, l’agitarsi entro il raggio che non mettesse a rischio di caduta.
Contemporaneamente ai richiami verbali, sempre molto contenuti, il babbo teneva una mano in modo tale da prevedere possibili movimenti imprevedibili del figlio, mentre l’altra mano assecondava il nuovo gioco: trastullarsi con la sensibilità e l’agilità del corpo.
Il mio sguardo non si è stancato di guardare la scena e arrivati al capolinea il padre del “guerriero ginnasta” mi ha dato lo spazio di un sorriso per salutarlo con una parola pronunciata in apprezzamento alla vivacità del figlio: “Stupendo!”
“Stupendo” anche perché dandomi le spalle, mostrava uno zainetto insolitamente ornato da un “oggetto fendente,dolcemente ciondolante”.
In realtà il profondo del mio dire “stupendo” è stato anche perché lo spettacolo ha coinciso con uno di quei momenti in cui mi pare di intuire cosa possa essere il “voler bene”.
Voler bene è legato al lasciarsi disarmare. Lasciare che l’altro vinca la nostra difesa. Cercare l’altro che sappiamo essere presente anche per rispondere al nostro richiamo, al nostro bisogno di attenzione, alla necessità di essere voluti.
Voler bene è accettare il limite del non esser esagerati, dell’essere contenuti in un ordine, in un rispetto, in una gestualità che tiene conto della reciprocità. Che sa cogliere quando è possibile sospendere e riprendere, per confermare sia nella sospensione che nella ripresa di essere presenti all’altro.
Voler bene è dare spettacolo di bellezza. È adornarsi di armonia aromatica d’olio prezioso.

2 commenti:

fiorenza asson ha detto...

Tu sei la mia piu grande amica e nonostante me sai volermi bene.Grazie

fiorenza asson ha detto...

Tu sei la mia piu grande amica e nonostante me sai volermi bene.Grazie