
Questa mattina, come di consueto il sabato mattina, dopo il giretto per comprare il pane, ho raggiunto la “Pieve”. Entrando – dopo il dovuto religioso saluto – ho trovato posto alla solita panca che mi permette di scrutare da vicino la “nicchia del cavaliere”. Posto che scelgo per sentire un compagno nella preghiera.
Ad un tratto odo il passo veloce e leggero di un bambino di
circa tre anni, che correndo arriva ad affacciarsi alla corda che protegge la
nicchia dalla navata. Stirando la corda con le manine, così da toglierla dall’altezza
dei suoi occhi, per poter vedere meglio, sospira: “Che bello!”
Lo guardo e gli sussurro: “C’era dentro un guerriero. C’era
dentro un cavaliere!”
Mi guarda. Reggiamo reciprocamente lo sguardo, il tempo
necessario per rendere certa l’intesa. Il bambino si allontana e prende posto
vicino al suo papà, che lo teneva controllato da lontano.
Dopo qualche istante arriva una donna, che conosco bene. Si
avvicina e si siede al mio fianco. Le lancio un’occhiata che lei coglie per mormorarmi:
“Ma perché ti sei seduta qui? Che schifo, questa è una tomba”. Incompresa,
rispondo: “E’ bella!”.
Termina la celebrazione, che di li a poco era cominciata.
Esco e lascio “Pieve” e cavaliere.
Il tempo di passare dal cartolaio e tornare a casa, per
pensare.
Perché un sarcofago scavato nella terra è bello? Cosa ha notato
quel bambino che guardo anch'io? Pertanto, cosa ha visto - o meglio - cosa non
ha visto la donna al mio fianco?
Ecco che il pensiero risponde alla verità sottesa dalle
domande scritte: è bello vedere l’oltre. E’ bello vedere oltre ciò che appare.
Spesso, se ci fermiamo all'apparenza delle cose, le cose appaiono
“brutte”, quando in realtà, nel loro compreso, sono davvero “belle”.
E’ questo “oltre” che ha colto lo sguardo del bambino e che colgo
anch'io.
La nicchia vuota, umida e mortifera, in realtà trasfigura di
un uomo disteso, caldo e nobile.
Con questo comprendo anche di più una frase che i più sono
convinti sia stata scritta nel “Caligola” di Albert Camus - perché così fu
detto della citazione - in realtà è stata detta da Che Guevara e ripresa dal
mio maestro: “Siate realisti, domandate l’impossibile!”.
Così, resta che ci sarà chi riderà, e ci sarà chi non
comprenderà … ma io e quel bambino continueremo a “essere realisti e a
domandare l’impossibile!”
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