sabato 25 luglio 2015

Un uomo Cavaliere

Abito a ridosso di una Pieve, e tutte le volte che entro con riverenza, mi metto in modo da poter scrutare da vicino quel punto preciso del pavimento, dove il cristallo lascia intravvedere l’area di sepoltura di un cavaliere medioevale. Il sepolcro, ora vuoto, è stato studiato nel momento del ritrovamento della reliquia, e l’uomo a dismisura alto per quel tempo, è stato identificato come un soldato di rango, reduce di crociate. Quattro croci rosse sono disegnate nel sarcofago: una alla testa, una a piedi e due all’altezza della cintola. Nel resto dello spazio, il loculo resta semplice, senza decorazioni, con la forma che rispetta un anfratto per la calotta del cranio, un dilatarsi per le clavicole e un ridursi fino ai malleoli. Forse gli uomini scaltri che hanno scavato la superficie della roccia, hanno pensato di definirla giusta per raggiungere la sufficienza, senza esagerare, senza dare troppa importanza a chi sicuramente era già grande di cuore.  Mi affascina immaginare che per secoli, quell’uomo sia rimasto nel nascondimento, orante silenzioso fino ad essere dimenticato, e che poi tutto ad un tratto abbia deciso di riaffiorare, quasi a dire che il nostro stato di mendicanti è per i più sconosciuto, ma prima o poi va riconsiderato. Chissà quale onore ora ha nei cieli un uomo così, che è rimasto fedele alla sacra Casa. Chissà quale sarà stato il suo nome e il suo desiderio. Se fosse possibile definire il nome con la mia fantasia, lo chiamerei Angelo - perché tutte le volte mi porta un messaggio; o forse lo chiamerei Michele, perché è un angelo che ha saputo lottare. Per quanto riguarda il desiderio lo definirei Infinito – perché tutte le volte mi lascia la speranza di poter conseguire anch’io l’infinità.

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