Oggi al mio risveglio, ho dedicato le mie prime energie al consueto giretto che mi porta a comprare il pane per la settimana. I soliti convenevoli con la signora che serve al banco, e il dovuto sorriso al panettiere che si sporge dalla porta del forno. Pochi minuti e mi ritrovo a camminare degustando piacevolmente i bocconcini ancora caldi. Sono già al secondo, quando ad un tratto mi arresto notando che dall’altra parte della strada c’è una grossa cornacchia grigia appollaiata sopra ad un cancello che mi osserva. Sono certa, mi sta guardando dritto negli occhi. La saluto con un “Ciao”, cosicché se qualcuno mi vedesse potrebbe pensare ad uno slancio di follia, e nel tempo dell’arrivederci intuisco che la sua attenzione è rivolta soprattutto al mio panino. A questo punto, stacco un pezzo di pane sufficientemente grande per essere visto e gradito, e lo lancio nel centro del selciato a senso unico, e resto ferma. Sulle prime mi pare che la cornacchia non si sia accorta del mio dono e un po’ delusa riprendo a camminare lentamente. Il pennuto non muove passo, se non il collo così da direzionare solo l’occhio destro al mio sguardo. Ho raggiunto una distanza di circa un centinaio di metri e il volatile con fare circospetto si dirige a balzelloni con estrema precisione a pizzicare col becco il prelibato bocconcino. Pertanto, devo dedurre con certezza che la morale sottesa è: non solo la cornacchia mi ha saputa guardare, bensì ha saputo aspettare nel procedere il momento più opportuno. Finale: la cornacchia grigia conosce la scaltrezza ostetrica.
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