mercoledì 18 marzo 2015

E’ fiorita la magnolia

Ai piedi della sala parto c’è in piccolo giardinetto che nutre una magnolia. Il mio sguardo per quasi cinque anni, si è posato tante, tante, tante volte su quell’albero. Mi ricordo bene, era uno sguardo che cercava riposo, quando dalla finestra del cucinotto, mi appoggiavo al davanzale sorseggiando l’ennesimo caffè, o l’ennesimo tè. Questo a seconda se era notte o se era giorno; anche se la circostanza era sempre la stessa: qualche minuto di intervallo per poi riprendere a seguire un travaglio, a strumentare un cesareo, ad “accettare” una donna. La sala parto è sempre stata frenetica, oggi come allora, e forse oggi più di allora. La magnolia è sempre stata pacata, lenta. Oggi come allora. Come una donna gravida. Quell’albero che d’inverno passa inosservato, spoglio, basso; ad un tratto verso marzo aprile si disincanta, e domina il piccolo spazio che lo rispetta. Io, nei momenti di pausa, registravo lo scorrere delle stagioni guardando quell’albero, come mi accade di fare guardando una donna che spinge: un’attesa di sorpresa; in attesa di stupirmi. Le fronde verdi, le foglie del colore della terra, la neve sulle fronde. Poi finalmente il “vagito”: un’esplosione di fiori giganti, di rosa sfumato dal pastello, al carico. Caldi, turgidi, coprenti l’osso dei rami. Una gioia! La certezza della primavera alle porte, della vita che non abbandona. Anche oggi si è posato il mio sguardo sulla magnolia, sui suoi boccioli, sul suo colore. Non ero però al davanzale del cucinotto, anche se la circostanza era ancora una volta la stessa: un breve intervallo di riposo tra l’attività del primo mattino e l’inizio della prima ora di lezione. La scaletta di ferro che scende al bar interno alla Mangiagalli è proprio a bordo delle radici della pianta. Un caffè preso scendendo al piano meno uno - così come il caffè preso nel cucinotto del primo piano – rispondono allo stesso desiderio di pausa rigenerante e offrono lo stesso spettacolo. Anche se passano gli anni, anche se cambiano gli impegni lavorativi, ancora oggi il mio cuore resta come la linfa della magnolia: desideroso di vita, capace di maieutica.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

!!!!

Anonimo ha detto...

E pensare che quando l'ho sentita leggere mi sono commossa ...... ma non era x lei.....che tristezza!

paola ha detto...

Per "lei" e' stata modificata ad hoc, così da essere per "lei"

paola ha detto...

Caro anonimo. Ho pensato ancora ai tuoi commenti e questo mi ha permesso di fare una considerazione importante. Lo scrivere può essere poesia, la poesia è per tutti perché riesce a dire verità, la poesia può essere dedicata perché la verità può essere espressa in maniera speciale da chi ne riceve dedica. E così è stato il mio desiderio di fare. Ma ora posso fare di più. Ho finalmente trovato ispirazione per il libro che voglio scrivere sull'arte e scienza ostetrica. La maieutica è come la poesia. Esprime la verità di un io, che proprio in quanto verità può incontrare tutti gli altri io. Pertanto il modello di cui cercherò di scrivere non sarà spunti perché l'ostetrica "faccia", bensì perché l'ostetrica "sia". Grazie ancora dei commenti ispiratori. Un giorno spero potrai leggere il "mio" libro... cosicché possa divenire anche "tuo".