I giorni di luce degli ultimi tempi permettono di scorgere
cose non sempre apprezzabili. I fiori della magnolia colpiscono anche quando il
cielo è grigio, le propaggini ancora spoglie del pioppo hanno dovuto aspettare
una mattina di bagliore, per essere distinte.
Mettersi a tavola per fare colazione, avendo il tempo di
sollevare le tende per lasciare entrare il chiarore del mattino, ha fatto si
che i miei occhi si fissassero sugli alberi che svettano dal prato aldilà della
piazzetta. Gli alberi sono sempre un’attrattiva per me. Li amo perché li sento
particolarmente forti, vivi, longevi. In particolare quello gigante, robusto, che
sovrasta tutti gli altri, cattura la mia attenzione. E’ un pioppo. Un pioppo
dai grandi rami ancora secchi, liberi dalle fronde. Guardandolo bene, vedo che
il tronco principale si staglia in diversi rami secondari, e questi, prima di
diventare tante sottili frasche, raggiungono il numero di cinque. Come le
cinque dita di una mano, così il pioppo si erge al cielo. E’ l’albore della
settimana giusta per vivere la supplica. La supplica del pioppo che attende le
foglioline che lo popoleranno tra qualche giorno, rinverdisce la supplica di
salvezza del mio cuore, in attesa della Pasqua.
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