mercoledì 26 settembre 2012

Competizione animale

E il povero merluzzo!?
Io sto dalla parte del merluzzo.

venerdì 21 settembre 2012

Settembre: un assaggio di pioggia

Amo la pioggia. Ho l’impressione che riesca a lavare. Lavare la città, così grigia. Forse addirittura ho l’impressione che riesca a ridare colore. Ridare colore ad una città smunta. La pioggia accende il colore, il colore della spiaggia e della montagna. Accende il verde del mare, del prato, del bosco. Intensifica gli odori. L’odore di salsedine, l’essenza dell’erba, l’aroma dei pini. Colorare e profumare è un po’ come restituire vita. Vita come quella che ciclicamente la stagione della legittima pioggia permette ai funghi porcini o ai galletti. Boletus edulis, Cantarellus cibarius… nomi divertenti, nomi importanti per dei viventi minuscoli e gustosi. La pioggia nella giusta misura è un toccasana. Un toccasana per la terra che germina,  un toccasana per il palato che gusta una pasta ai finferli trifolati, un toccasana per il sonno notturno. Quando piove riesco a fare le dormite più belle. Lunghe, senza interruzioni, coccolata dalle coperte. Certo la sveglia è sofferta. Di fatto vorrei continuasse la goduria sprofondata nelle trapunte, vorrei che la pioggia fosse letargica o forse, devo ammetterlo, il risveglio è difficile perché ho paura di ciò che fa emergere. Il risveglio al ticchettio delle gocce, il camminare all’ombra dell’ombrello, il brivido dell’umido che respiro, l’acqua che mi bagna, fanno affiorare malinconia. La stessa pioggia che amo suscita in me un sentimento forte e travagliato. Che non sia questo il vero motivo del mio amore alla pioggia? La nostalgia che fa emergere. Quella che a volte tengo sommersa e che dimentico di avere. Avere il desiderio di ciò che mi manca, camminare perché vorrei raggiungerti, fermarmi al bar per prendere un cappuccio perché desidererei essere insieme e così ricordarmi di ciò che amo di più del vivere, che non è la pioggia, non è il colore e non sono neanche i profumi e il gusto… sei tu.

martedì 18 settembre 2012

Trovato e suggerito da un caro amico... si, si, si, si, si spettacolare!

Guardiaboschi (pp. 51-53)

Il tempo, quando per tirare le carrozze occorrevano ancora i cavalli, il guardiaboschi comunale per avere la nomina veniva sottoposto ad un piccolo esame. Sono riuscito a pescare le cinque domande che il sindaco gli rivolgeva e alle quali lui, il candidato alla carica di guardiaboschi, doveva poter rispondere di sì. Le cinque risposte affermative garantivano una riuscita perfetta. Ecco le domande: - Ti alzi prima delle sei del mattino? Tratti bene tua moglie? Sei gentile con tutti anche quando fa vento? riconosci che c'è qualcuno anche sopra di te? Preferisci il chiaro allo scuro? - È facile constatare come nessuna domanda non contenesse né tranelli né enigmi complicati. Erano semplici e limpide come le acque dei ruscelli e tutti i galantuomini venivano promossi. A quei tempi non si chiedeva neppure il certificato di quinta elementare. Anche l'analfabeta poteva curare magnificamente il bosco. Oggi, le cose sono un po' cambiate. Sono venuti a dirmi ch’è stato bocciato il fior fiore dei galantuomini, uno che diceva di sì alle domande, senza neppure aprire gli occhi; un guardiaboschi garantito a prova di bomba. Assunte le regolari informazioni, mi dissero concordemente che aveva risposto di sì a tutte cinque le domande. Pensai allora che la nuova amministrazione avesse cambiato le domande e dovetti recarmi in municipio per verificarle. Con mia grande sorpresa, constatai che erano ancora le stesse e identiche domande. Come mai dunque l’avevano bocciato? ... L'esaminatore non ebbe difficoltà a svelarmi il mistero. Riconosceva che il candidato aveva risposto di sì però coi tempi, nuovi, venivano promossi quelli che rispondevano cinque no. L'esaminando era caduto per mancanza d’aggiornamento. Preoccupato di non lasciarmi dei dubbi, sempre lo stesso esaminatore andò avanti a spiegarmi: «Comprendi anche da solo che, oggi s’impone il «no» più che il «sì». Chi si alza prima delle sei è un anormale. La gentilezza è la prerogativa dei sottosviluppati, un uomo che deve farsi onore dev’essere violento. Soltanto i trogloditi trattano bene la loro moglie. E poi la nostra dignità moderna non si permette di riconoscere un altro sopra di noi. Com’è assurdo pensare che il chiaro valga più dello scuro. E così, pur avendo mantenuto le stesse carte, i nuovi tempi hanno rovesciato il giuoco». Pur non restando entusiasta del fatto, compresi che c’era una certa logica e mi affrettai a domandare «Ti consta che capiti la stessa cosa anche in altri esami, oltre che per il guardiaboschi?». si schernì, nel tentativo di non dar risposta, però, alla fine, aggiunse: «Le mie esperienze si limitano a un angoletto del mondo e non posso sentenziare sul resto, però ho l'impressione che qualcosa di molto diverso ci sia per tutti i concorsi. Penso che anche tu abbia notato come le teste vuote siano tenute in grande considerazione. Così pure avrai notato in quale onore è catalogato il trasgressore della legge, mentre il fedelissimo è catalogato tra i più stupidi. Che vuoi?... Son sempre quelle le domande, ma le risposte devono essere cambiate. Uno studioso di teologia mi diceva che i cristiani, un tempo, per superare l'esame della loro fede, dovevano dire: Cristo è risorto, mentre oggi, per lo stesso esame, devono dire: Dio è morto».
Tratto da "Mestiere Ministero Mistero" di Giovanni Antonioli




domenica 9 settembre 2012

"Vivendo", sia mai "in parte vivendo"!


Può capitare di…
coi giorni che passano, voler costruire qualcosa di bello;
staccare dal lavoro;
darmi spazio per pensare;
godere di un viaggio in un paese straniero e della compagnia;
amare le montagne;
sorridere alla mamma e al papà;
studiare con la nipote;
aspettare l’arrivo del fratello;
avere freddo in una notte d’estate;
stupirmi per la neve settembrina;
raggiungere una vetta non prevista;
lasciare che la pelle scottata renda la faccia a “pallini”;
far fatica a tornare dalle vacanze;
viaggiare da sola;
trovare traffico sulla strada;
lottare contro il sonno col caffè;
alzarmi la mattina e trovare la collega sorridente;
riuscire a lavorare con serenità;
impasticcarmi per combattere l’allergia all’ambrosia;
cercare gli amici;
rallegrarmi di un pranzo;
perdermi nel dolore di un’amica;
ritrovarmi negli occhi verdi di un uomo;
scoprire un castello borromeo sconosciuto;
ridere del fumo di un barbecue;
addolorarmi per il granoturco seccato;
commuovermi per cinque donne che cercano Dio;
restare sola la sera perché tutte escono per la festa in paese;
ascoltare la musica della piazza;
desiderare il silenzio;
essere richiamata dal suono del campanile;
dire la preghiera della sera;
usare il web come un diario anticipando che tutto, un giorno, sarà detto a tutti;
ma soprattutto…
lasciare che tutte le cose capitino, toccandomi, perché non accada di lasciare che il vivere sia un vivere solo in parte, rinunciando così alla costruzione del "mio pezzetto" di Cattedrale.