Tante colleghe formate e in formazione post laurea, mi chiedono cosa ritengo fondamentale al fine di integrare l'educazione teorica con quella pratica.
Cerco di dirlo con un racconto.
Questo è un fatto realmente accaduto, che come le fiabe, vuole lasciare ai suoi lettori una morale… almeno, io l’ho vissuta così, tanto che non me la sono dimenticata…
Ve la riporto come la memoria l’ha registrata.
Un giorno in un’aula magna, di un Ospedale che non vi dirò, in un anno che non vi dirò, erano stati raccolti un buon numero di studenti che frequentavano un Corso per diventare Infermieri.
Stavano quasi per concluderlo, e si accingevano così a diventare dei professionisti.
La loro Direttrice (oggi diremmo Coordinatrice Tecnico Pratica), si accingeva ad accomiatarsi, raccomandando con sincere e buone parole di non dimenticarsi mai di dimostrare nel tempo di essere dei bravi infermieri.
In realtà proponeva un ideale più alto, chiedeva ai “suoi” studenti, di conservare nel tempo la soddisfazione che la professione scelta avrebbe restituito.
Ad ascoltarla c’erano anche le “Didatte”, quelle che forse oggi potremmo identificare con il nome di “Tutor teorici”, ad una delle quali visibilmente comparve anche un certo luccicore agli occhi.
Ma ad un tratto l’idillio si interruppe perché con una domanda inaspettata la Direttrice chiese a suoi studenti di intervenire dicendo: “Avete incontrato sicuramente in questi anni un infermiere, magari infermiere da trent’anni, contento di essere un infermiere!?”
Si aspettava così di far leva sul cuore dei “suoi ragazzi” proponendo un modello…
“Non rispondete?” Incalzò.
Allora prese la parola il leader della classe, quello che per tre anni aveva condotto senza essere stato riconosciuto condottiero, il vero capo, anche se da che ne so, non è diventato un manager; e disse con coraggio: “Io no”.
Il gelo dell’inverno che arriva senza essere annunciato dall’autunno, calò.
Si interruppe bruscamente il fervore della Direttrice, che sbigottita si trovò ammutolita.
Convinta dal dover salvare la situazione, la “Didattacommossa”, che asciugò fugacemente la lacrima che non aveva potuto evitare, esclamò:
“E io, ragazzi …e io?… Mi avete incontrata!?”
E una voce dall’uditorio, bassa – ma non troppo da non essere sentita;
debole – ma non troppo perchè stava dicendo una cosa greve;
impersonale – giusto per non essere riconoscibile;
concluse la storia affermando: “Ma lei non fa l'infermiera”.
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