
Quando ero bambina guardavo le nuvole con ammirazione.
In particolare ero attratta dalle loro forme, che erano così diverse e a volte assumevano sagome strane che mi ricordavano gli animali o gli esseri misteriosi descritti nelle fiabe, oppure mi riportavano con la fantasia a meravigliosi dolci cosparsi di panna o velati da zucchero filato.
Oggi, grazie alle conoscenze scientifiche, direi che ero attratta dai diversi tipi di nuvole variamente combinati tra loro: Cirro o nuvole alte, Alto o nuvole medie, Cumulo o nuvole bianche e gonfie, Strato o nuvole stratiformi. In particolare mi affascinavano le nuvole bianche e gonfie.
Oltre a contemplarle con interesse, cercavo di dare un nome a quei profili e pensavo a cosa potesse voler dire mangiarle.
Questa seconda cosa l’ho capita non per conoscenza scientifica ma per esperienza diretta quando, facendo gite in alta montagna, improvvisamente venivo colta dalla nuvola bassa, oppure quando, in certe mattine di intensa umidità, mi sono trovata a brancolare nel bianco.
Non so se il mondo scientifico concorda sul far coincidere i termini nuvola bassa e nebbia, ma sia stamattina che stasera ero in macchina nella nuvola bassa e rendendomi conto che non avevo timore, ho ricordato l’imprinting infantile buono… e mi sono mangiata con gusto la nebbia!
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