Mi attardo davanti allo specchio, c’è qualcosa che si fa notare e cattura la vista.
I capelli bianchi iniziano ad essere evidenti.
Mentre lascio lo sguardo fisso, i pensieri cominciano a viaggiare.
Mi torna alla mente quando qualche tempo fa il benzinaio mi parlava di sua moglie e ad un tratto si è rattristato. Aveva presente gli anni passati e constatava che nel tempo la compagna “si è scolorita”.
La mente continua ad attraversare il passato.
Ricordo quando spiegando la poesia di Leopardi “Canto notturno di un pastore errante”, la professoressa d’italiano si era soffermata a ricordar come la luna può veder il “… patir nostro, il sospirar, che sia; che sia questo morir, questo supremo scolorar del sembiante …”
Ad un tratto mi desto.
Mi accorgo che leggo il segno degli anni che passano a partire dallo stereotipo del mondo…
Ma non mi basta il sentir della massa!
Qualcosa è successo che mi permette di guardare anche ai capelli in un modo speciale!
Certo il bianco è bianco e non s’inganna, ma la vera sua natura è di non esser colore.
Ecco, questo è lo sguardo vero!
Se il capello ha modo di diventare bianco è perché lo scorrere della vita da tempo per raggiungere tutti i colori, e così tanto, da veder luce!
domenica 31 gennaio 2010
venerdì 29 gennaio 2010
“Stay Hungry. Stay Foolish.”
In questi ultimi giorni, come sempre, Steve Jobs fa parlare di se... ma non avrei mai immaginato della sua vita quello che testimonia. Vi invito a leggere parte del discorso tenuto a Palo Alto!
http://macintosh.iblogr.com/2005/10/27/stay-hungry-stay-foolish/
http://macintosh.iblogr.com/2005/10/27/stay-hungry-stay-foolish/
domenica 24 gennaio 2010
Una frase famosa e vera... anche sul mio blog
giovedì 21 gennaio 2010
Dalle 20 alle 22
A cena con altre sei donne.
Una è ospite dal Paraguay. Ci facciamo raccontare come è andata la giornata.
Dopodiché, spazio perché io possa dire come ho trascorso ieri la serata.
Sguardi attenti, voglia di parlare.
Il tempo per due battute, il tempo per due risate. Lo spazio per dichiarare qualcosa di serio. La voglia di essere sincere.
Tempo: due ore, anzi meno.
Suona il telefono e si risponde.
Siamo alla frutta e cerchiamo un dolce.
Finisce la cena, ma nessuna si vuole alzare. Tutte si vuole restare.
C’è chi passa al caffè e c’è chi vuole un genepy. Ancora qualche minuto per guardarsi in faccia.
Si fa presto a fare tardi.
Lo spazio per una preghiera.
Il sorriso per salutarsi.
La certezza che posso andare a dormire soddisfatta.
Soddisfatta perché la vita è fatta di cose semplici, ed è bello riconoscerlo e stare, con chi te lo ricorda!
Una è ospite dal Paraguay. Ci facciamo raccontare come è andata la giornata.
Dopodiché, spazio perché io possa dire come ho trascorso ieri la serata.
Sguardi attenti, voglia di parlare.
Il tempo per due battute, il tempo per due risate. Lo spazio per dichiarare qualcosa di serio. La voglia di essere sincere.
Tempo: due ore, anzi meno.
Suona il telefono e si risponde.
Siamo alla frutta e cerchiamo un dolce.
Finisce la cena, ma nessuna si vuole alzare. Tutte si vuole restare.
C’è chi passa al caffè e c’è chi vuole un genepy. Ancora qualche minuto per guardarsi in faccia.
Si fa presto a fare tardi.
Lo spazio per una preghiera.
Il sorriso per salutarsi.
La certezza che posso andare a dormire soddisfatta.
Soddisfatta perché la vita è fatta di cose semplici, ed è bello riconoscerlo e stare, con chi te lo ricorda!
lunedì 18 gennaio 2010
Nuvola bassa e nebbia

Quando ero bambina guardavo le nuvole con ammirazione.
In particolare ero attratta dalle loro forme, che erano così diverse e a volte assumevano sagome strane che mi ricordavano gli animali o gli esseri misteriosi descritti nelle fiabe, oppure mi riportavano con la fantasia a meravigliosi dolci cosparsi di panna o velati da zucchero filato.
Oggi, grazie alle conoscenze scientifiche, direi che ero attratta dai diversi tipi di nuvole variamente combinati tra loro: Cirro o nuvole alte, Alto o nuvole medie, Cumulo o nuvole bianche e gonfie, Strato o nuvole stratiformi. In particolare mi affascinavano le nuvole bianche e gonfie.
Oltre a contemplarle con interesse, cercavo di dare un nome a quei profili e pensavo a cosa potesse voler dire mangiarle.
Questa seconda cosa l’ho capita non per conoscenza scientifica ma per esperienza diretta quando, facendo gite in alta montagna, improvvisamente venivo colta dalla nuvola bassa, oppure quando, in certe mattine di intensa umidità, mi sono trovata a brancolare nel bianco.
Non so se il mondo scientifico concorda sul far coincidere i termini nuvola bassa e nebbia, ma sia stamattina che stasera ero in macchina nella nuvola bassa e rendendomi conto che non avevo timore, ho ricordato l’imprinting infantile buono… e mi sono mangiata con gusto la nebbia!
mercoledì 13 gennaio 2010
Flora scrive un pensiero e io... lo faccio mio!
La vita fa diventare poveri.
Quando si è giovani si vuole avere il mondo a portata di mano. Si vuole prendere tutto indiscriminatamente, quasi la vita fosse un ipermercato. E si butta nel carrello di tutto e di più, come si è soliti dire, nell’illusione che, prima o poi, non si mancherà di niente. Così con le circostanze.
La giovinezza vuole l’abbondanza, vuole l’autarchia, vale a dire il non aver bisogno di niente e di nessuno.
Ma la vita la sa lunga. E lascia giocare. A un certo punto, però, prende in mano la partita ed è lei a dirigere il gioco.
Il mondo non sembra più a portata di mano, gli ipermercati diventano noiosi e, per giunta, fanno perdere molto tempo. Allora si comincia un po’ a pensare: “A cosa non posso rinunciare? Di cosa, invece, posso fare a meno? E, dove cercare? E’ meglio il mercato o l’ipermercato? Cosa me ne faccio di tante cose?”. Ma, più profondamente, l’autarchia nelle cose e nei rapporti corrisponde alla condizione dell’essere persona?
La vita, sì, che sa fare il suo mestiere…
Si impone, come una gran signora, e obbliga a riconoscere l’essenziale indigenza, ossia sapersi poveri.
Le cose: quelle che servono. La compagnia delle persone: il maggior numero possibile. E quando, per caso, se ne trova una che ha una parola da dare, una di quelle che non si erano mai sentite e che apre nuovi orizzonti, sua maestà la vita fa mettere in ginocchio. E adorare.
Quando si è giovani si vuole avere il mondo a portata di mano. Si vuole prendere tutto indiscriminatamente, quasi la vita fosse un ipermercato. E si butta nel carrello di tutto e di più, come si è soliti dire, nell’illusione che, prima o poi, non si mancherà di niente. Così con le circostanze.
La giovinezza vuole l’abbondanza, vuole l’autarchia, vale a dire il non aver bisogno di niente e di nessuno.
Ma la vita la sa lunga. E lascia giocare. A un certo punto, però, prende in mano la partita ed è lei a dirigere il gioco.
Il mondo non sembra più a portata di mano, gli ipermercati diventano noiosi e, per giunta, fanno perdere molto tempo. Allora si comincia un po’ a pensare: “A cosa non posso rinunciare? Di cosa, invece, posso fare a meno? E, dove cercare? E’ meglio il mercato o l’ipermercato? Cosa me ne faccio di tante cose?”. Ma, più profondamente, l’autarchia nelle cose e nei rapporti corrisponde alla condizione dell’essere persona?
La vita, sì, che sa fare il suo mestiere…
Si impone, come una gran signora, e obbliga a riconoscere l’essenziale indigenza, ossia sapersi poveri.
Le cose: quelle che servono. La compagnia delle persone: il maggior numero possibile. E quando, per caso, se ne trova una che ha una parola da dare, una di quelle che non si erano mai sentite e che apre nuovi orizzonti, sua maestà la vita fa mettere in ginocchio. E adorare.
martedì 5 gennaio 2010
Plenilunio montano d'inizio 2010
E' notte, ma quando la vetrata è troppo grande e non si può oscurare anche se hai cucito una tenda su misura, la luce della Luna entra nella stanza illuminando tutte le cose.
Illumina il soffitto perlinato, il camino con le braci ancora calde, il tavolo, le sedie, il legno delle pareti, il divano e il piumone che mi fanno da letto.
La cosa più bella è che la Luna, oltre a dare forma agli interni, mi permette di vedere ciò che sta fuori. E' come un lampione che accende la strada, i ciottoli, il cancello, il prato e la discesa ripida. Con Lei presente, alzando lo sguardo, oltre alle innumerevoli stelle, il riverbero maggiore è quello dato dalle montagne innevate. Le vedo attraverso la vetrata, dominano il paese, le contemplo col viso sferzato dal freddo, soddisfano lo sguardo.
Questa notte è preludio della giornata di domani che sarà limpida, azzurra e bianca, piena di sole. Domani, come ora, sarà possibile arrampicarmi sui sentieri nonostante il ghiaccio, per cercare di raggiungere ciò che più mi manca.
Questa notte, la Luna e la montagna, sono la metafora della vita che vivo e del desiderio che sono.
Buon 2010!
Illumina il soffitto perlinato, il camino con le braci ancora calde, il tavolo, le sedie, il legno delle pareti, il divano e il piumone che mi fanno da letto.
La cosa più bella è che la Luna, oltre a dare forma agli interni, mi permette di vedere ciò che sta fuori. E' come un lampione che accende la strada, i ciottoli, il cancello, il prato e la discesa ripida. Con Lei presente, alzando lo sguardo, oltre alle innumerevoli stelle, il riverbero maggiore è quello dato dalle montagne innevate. Le vedo attraverso la vetrata, dominano il paese, le contemplo col viso sferzato dal freddo, soddisfano lo sguardo.
Questa notte è preludio della giornata di domani che sarà limpida, azzurra e bianca, piena di sole. Domani, come ora, sarà possibile arrampicarmi sui sentieri nonostante il ghiaccio, per cercare di raggiungere ciò che più mi manca.
Questa notte, la Luna e la montagna, sono la metafora della vita che vivo e del desiderio che sono.
Buon 2010!
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