L’ultima volta che sono stata nella casa di montagna ho
fatto una gita meravigliosa e ho sfruttato il fatto che, salendo con la quota, i
larici avessero lasciato cadere i loro aghi, per raccoglierne un sacchetto.
Gli aghi mi servono perché sono una di quelle donne che crede
nel S. Natale, e che in attesa che arrivi, si attrezza per realizzare il Presepe.
Il Presepe lo costruirò in Sala Parto, come ormai è consueto
da tanti anni a questa parte.
Negli ultimi due anni, si è poi aggiunta la possibilità di
vincere il premio del “Presepe più bello dell’Ospedale”, per cui oltre alla mia
volontà produttiva, si associa l’essere precettata dalle coordinatrici dell’area.
Pertanto ho tutte le autorizzazioni per procedere.
Ora, gli aghi di larice sono come me in attesa, perché prima
che vadano a rappresentare la terra, c’è bisogno che con la imminente ulteriore
ascesa montana, io recuperi delle pigne per fare gli alberi, e dei sassi per
fare le pecore. Sassi che devono esser grandi per i corpi, e piccoli per le
quattro zampe e la testa. Almeno tre pecore, quindi tre grandi e quindici
piccoli.
Il silicone per incollare i pezzi è già sulla mia scrivania.
Anche lui in “Avvento”.
Detto questo, per ora ho silicone ancora sigillato, aghi
nel sacchetto e la Madonna il bambinello e San Giuseppe già fatti tempo fa.
Ma ieri gli aghi mi hanno sorpresa.
Ho deciso di iniziare a portarli al lavoro, così al mattino
presto, quando sono scesa in garage, li ho trasportati e li ho messi in macchina
con me. Di lì a poco, mi sono accorta che iniziavo a sentire nel veicolo un
profumo particolare, inconfondibile, come essere nel bosco di fianco a quella
baita che aspetta con il camino acceso. Sorprendente! La fragranza simile a
quella della resina, ha iniziato a pervadere l’aria e a effondermi dolcezza di
riposo.
Per me l’olfatto è essenziale.
Il sacchetto l’ho poi chiuso nell’armadio del mio ufficio tutto
il tempo del lavoro, fino a quando non è arrivata nel primo pomeriggio una docente
che mi ha salutata, manifestando una stanchezza tale da commuovermi.
Cosa potevo fare oltre che guardarla con tenerezza?
Mi è venuto un guizzo.
Le ho detto: “Chiuda gli occhi”.
Ho preso il sacchetto, l’ho aperto e glielo ho messo sotto
le narici.
Le ho chiesto di inspirare profondo.
Per un attimo ho avuto timore che la cara prof aprisse gli
occhi e mi dicesse che ero un po’ matta, invece l’effetto sortito è stato il
ricalco della mia esperienza.
“Che buono!” Mi sono sentita dire. Ed io: “E’ per regalarle
un po’ di dolcezza di riposo. E lei: “Ha ragione, risposa”.
E così sarà il mio Presepe: la culla del Bambino che è
dolcezza di riposo!
Morale: buona ascesa montana per i prossimi giorni, buon
desiderio di ricercare ciò che riposa il cuore, buona attesa del S. Natale!
Nessun commento:
Posta un commento