sabato 28 marzo 2015

Dalla magnolia al pioppo

I giorni di luce degli ultimi tempi permettono di scorgere cose non sempre apprezzabili. I fiori della magnolia colpiscono anche quando il cielo è grigio, le propaggini ancora spoglie del pioppo hanno dovuto aspettare una mattina di bagliore, per essere distinte.

Mettersi a tavola per fare colazione, avendo il tempo di sollevare le tende per lasciare entrare il chiarore del mattino, ha fatto si che i miei occhi si fissassero sugli alberi che svettano dal prato aldilà della piazzetta. Gli alberi sono sempre un’attrattiva per me. Li amo perché li sento particolarmente forti, vivi, longevi. In particolare quello gigante, robusto, che sovrasta tutti gli altri, cattura la mia attenzione. E’ un pioppo. Un pioppo dai grandi rami ancora secchi, liberi dalle fronde. Guardandolo bene, vedo che il tronco principale si staglia in diversi rami secondari, e questi, prima di diventare tante sottili frasche, raggiungono il numero di cinque. Come le cinque dita di una mano, così il pioppo si erge al cielo. E’ l’albore della settimana giusta per vivere la supplica. La supplica del pioppo che attende le foglioline che lo popoleranno tra qualche giorno, rinverdisce la supplica di salvezza del mio cuore, in attesa della Pasqua.



mercoledì 18 marzo 2015

E’ fiorita la magnolia

Ai piedi della sala parto c’è in piccolo giardinetto che nutre una magnolia. Il mio sguardo per quasi cinque anni, si è posato tante, tante, tante volte su quell’albero. Mi ricordo bene, era uno sguardo che cercava riposo, quando dalla finestra del cucinotto, mi appoggiavo al davanzale sorseggiando l’ennesimo caffè, o l’ennesimo tè. Questo a seconda se era notte o se era giorno; anche se la circostanza era sempre la stessa: qualche minuto di intervallo per poi riprendere a seguire un travaglio, a strumentare un cesareo, ad “accettare” una donna. La sala parto è sempre stata frenetica, oggi come allora, e forse oggi più di allora. La magnolia è sempre stata pacata, lenta. Oggi come allora. Come una donna gravida. Quell’albero che d’inverno passa inosservato, spoglio, basso; ad un tratto verso marzo aprile si disincanta, e domina il piccolo spazio che lo rispetta. Io, nei momenti di pausa, registravo lo scorrere delle stagioni guardando quell’albero, come mi accade di fare guardando una donna che spinge: un’attesa di sorpresa; in attesa di stupirmi. Le fronde verdi, le foglie del colore della terra, la neve sulle fronde. Poi finalmente il “vagito”: un’esplosione di fiori giganti, di rosa sfumato dal pastello, al carico. Caldi, turgidi, coprenti l’osso dei rami. Una gioia! La certezza della primavera alle porte, della vita che non abbandona. Anche oggi si è posato il mio sguardo sulla magnolia, sui suoi boccioli, sul suo colore. Non ero però al davanzale del cucinotto, anche se la circostanza era ancora una volta la stessa: un breve intervallo di riposo tra l’attività del primo mattino e l’inizio della prima ora di lezione. La scaletta di ferro che scende al bar interno alla Mangiagalli è proprio a bordo delle radici della pianta. Un caffè preso scendendo al piano meno uno - così come il caffè preso nel cucinotto del primo piano – rispondono allo stesso desiderio di pausa rigenerante e offrono lo stesso spettacolo. Anche se passano gli anni, anche se cambiano gli impegni lavorativi, ancora oggi il mio cuore resta come la linfa della magnolia: desideroso di vita, capace di maieutica.

mercoledì 4 marzo 2015

domenica 1 marzo 2015

Preludio di primavera

Oggi si è fatta sentire la carezza della primavera. Oggi, primo giorno di marzo, al risveglio il tempo era mite. Ho deciso di mettere la giacca primaverile e di concedermi una giornata “zingara”. Ogni tanto mi capita di svegliarmi alla mattina – o meglio di andare già a letto la sera – con il desiderio che il tempo non sia dettato dalle scadenze dell’orologio o degli impegni prefissati. Inoltre, il desiderio è di stare un po’ sola. Sola con me stessa. In silenzio. Un silenzio per ascoltare i miei tempi, lasciando che siano quelli che sono. Non scanditi dall’insieme. Così un primo del mese per pellegrinare. Concedermi d’alzarmi dopo il solito, di fare colazione con calma, di uscire, di incontrare un volto amico … così da lasciarmi accarezzare dai preludi della primavera, godendo di pace e sole. Passare in uno o due negozi - che restano aperti anche la domenica - per cercare cose che forse non esistono. Fare tardi sul pranzo; che diventa l’occasione per stare ad un tavolino all’aperto. Recuperare un acquisto in saldo; perché so di aver messo il buono sconto - datato per oggi - in borsa. Passare dalla palestra per sfruttare l’assenza di sportivi; per fare qualche vasca. Ripartire verso casa fermandomi al super; per riempire il bagagliaio di frutta. Così una domenica insolita; quando normalmente incontro tante persone e tante persone con cui si ha da discorrere. Ma oggi va bene così; l’avevo preannunciato trovando consenso. In fondo non è male riconoscere che a volte si ha da dire poche parole. Oggi, avevo solo da dare e ricevere la carezza della primavera.