sabato 7 febbraio 2015

Sabato mattina

Alzarsi prima di quanto la necessità chiede, per avere cinque minuti per me, per pensare, per camminare in silenzio. E’ fatto che si perpetua tutti i sabato mattina. Con la scusa di comprare il pane, esco. Esco così come sono uscita di casa oggi, sgattaiolando fuori dal caldo, aprendo con il minor rumore possibile il blindo, quasi per non farmi sentire. Così comincia il cammino che costeggia le case basse, ancora addormentate, con le tapparelle chiuse e i giardinetti con i vialetti spazzati. Ormai non sono più bianchi neanche i tetti. Nella notte la neve si è sciolta quasi tutta, e nei pochi mucchi rimasti sulla strada, i solchi dei piedi che li hanno calpestati sono profondi, bagnati. In realtà, forse, ora, sta piovendo. Goccioline sottili e ghiacciate cercano di attraversare il cappello e la sciarpa di lana, ma io non sento il fastidio della pioggia leggera. Così come mi rallegra il fiocco di neve, resisto al clima del mattino umido. Raggiungo il fornaio con passo lento, quasi non volendo accorciare troppo il tempo che mi concedo per stare sola. So chi incontrerò in panetteria: la signora che mi servirà chiedendomi: “Il solito?” e Nicola. Quell’omino anziano di un’età indefinibile, che porta sempre con sé un cagnetto non suo. Loro fanno parte del momento, del rito, delle due parole che vanno oltre la cortesia perché il “Buongiorno signora” è sincero. Può partecipare al tutto anche il panettiere, il marito della signora che sta riempiendo il mio sacchetto di bocconcini caldi. Quando capita che si affaccia alla porta che mette in comunicazione il forno con il negozio, come oggi, gli concedo sempre un largo sorriso. Cosa c’è di più bello di un uomo che ti dà il pane? Il pane per il corpo e il pane per lo spirito? Sono ciò che c’è di più bello al mondo, insieme alle montagne e al cielo. E all’uscita dal negozio, la conclusione della prassi. Incamminarmi per partire con le attività che il giorno chiede, assaporando il pane appena sfornato. Uno, due, a volte tre panini. Tanto sono piccoli … penso sempre tra me e me; giustificando la ghiottoneria. E così il pensiero e il cammino terminano, per dare spazio a nuovi incontri e faccende, alimentata da un inizio semplice.

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