Si susseguono mattini in cui il risveglio pone una domanda
sincera: perché vale la pena alzarmi?
La risposta è interessante, perché non si proietta nel
futuro, non si quieta in una progettualità come verrebbe da pensare: devo fare,
ho programmato di riuscire a, devo realizzare di … Questa posizione indurrebbe solo
agitazione.
Bensì, la risposta pacificante e stimolante, attinge
dall’esperienza passata. Si alimenta di memoria.
E’legata ad uno sguardo un tempo sconosciuto che so essermi
diventato amico; è per un viaggio che potrebbe stancare, che al contrario mi ha
riposata; è per una cena inaspettata a vista lago; è per una dormita in
montagna quando pensavo che le vacanze fossero finite; è per una colazione
possibile perché mi era già stato offerto del pane, ma per la quale
successivamente qualcuno ha pensato di comprarmi una briosce; è perché pur
essendo cittadina doc mi è dato di cogliere prugne direttamente dall’albero; è
perché il silenzio permette di dire cose che altrimenti non potrei dire; è
perché posso consegnare un pensiero e rimettere le cose nella giusta
dimensione; è legata al ritorno a casa e a chi mi aspetta anche se non aveva
capito che tornavo presto; è l’azzurro del cielo che porta il calore sulle
spalle; è un esame lungo lungo che diventa ancora più lungo perché una
studentessa trova modo di aprirsi; è un trenta e lode dato con tutte le
ragioni; è un ventinove per qualcuno a cui avrei voluto dare trenta; è vedere sedute
a cerchio sul prato della Guastalla le ostetriche di domani; è guardare la
compagnia delle donne che mi sono date; è riuscire a pranzare sul balcone perché
è una domenica di sole; è la ricerca del bello che avevo iniziato ad
intravvedere ieri e di cui posso essere più certa oggi.
La risposta pacificante a quel grido del mattino - per me -
è proprio perché se guardo con attenzione, è già accaduto qualcosa che non mi
ero aspettata. Qualcosa, quando non me lo sarei aspettata. Qualcosa di più di
quello che mi ero aspettata.
E’ legata al fatto che - come succede ad un vino “buono” - come
un Barolo annata ’67 – è tanto più “ricco”, tanto più invecchia, tanto più
“interiorizza ciò che è stato portato dal tempo che passa”.
E’ legata al fatto che sia che lo voglia - sia che non lo
voglia - in realtà mi è stato promesso qualcosa. E’ legata al fatto che esiste
il “centuplo” e alla fine di ogni giorno guardando a quello che accade, posso
riconoscere d’averlo sperimentato … o quantomeno, d’averlo visto!
La ragione di vivere è già “nella carne”, è solo da
riconoscere che anche oggi la sto cercando.
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