mercoledì 17 settembre 2014

Madama Butterfly

Ho finito di lavorare e mi dirigo verso la stazione della metropolitana per tornare a casa. Ho appena attraversato via Larga e sono già in Piazza Fontana. Cammino a lunghe falcate perché non voglio attardarmi sul percorso. Svolto a sinistra e mi rallegro dello spettacolo del Duomo che mi accingo ad affiancare. Ad un tratto mi stupisco di sentire nitidamente una voce di donna che canta. E’ una voce impostata, difficilmente una radio o un qualsiasi mezzo di diffusione del suono potrebbe trasmettere così limpidamente. Continuo a procedere lesta anche se la curiosità inizia a rallentarmi. Sono già all’altezza della porta laterale della Cattedrale e la melodia continua a tenere il volume. Ora che è qualche istante che l’ascolto, distinguo che si tratta di Opera … Puccini!? Non intendo bene le singole parole, ma potrebbe essere il dramma di Madama Butterfly. Impossibile … Torno indietro e cerco di scorgere la fonte. Finalmente la vedo, il soprano è una donna sulla sessantina, ben vestita, dignitosa, che senza microfoni si nasconde ai piedi dell’abside. Sotto i raggi del sole di marmo della vetrata che chiude la navata centrale, sull’esterno, libera dalle amplificazioni per l’acustica, la donna continua a cantare. E’ incredibile poter apprezzare le note di un’arte che ai più non interessa, sotto il cielo di un tardo pomeriggio. Ormai sono ferma. Il fascino e la commozione trasportano il mio pensiero lontano. Vorrei cercare di capire perché si arriva ad accettare di usare un mondo indifferente come palcoscenico e mi  immobilizzo. Riesco solo a recuperare alcune monete che ho nel borsellino per lasciarle nel sacchetto riposto a pochi metri dall’artista, in attesa di incrociare lo sguardo degli occhi di lei. E’ allora che rivedo in un attimo tutta la bellezza di cui mi è stata data la fortuna di godere oggi. E dopo ciò - affidando quella donna al Santo protettore degli artisti che sicuramente è elevato su una delle guglie che la sovrasta - mi metto in marcia per ripartire.

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