venerdì 9 settembre 2011

Rientro nella metropoli



Prima mattina. Nell’attesa della metropolitana sono seduta sulla panca della banchina. Mi si affianca un uomo che chiede conferma sulla direzione del treno in arrivo. Dopo l’opportuna conferma da parte mia, insiste con un parlare farneticante in merito a possibili mezzi di trasporto alternativi. In particolare il discorso è ossessionante sugli scooter, mentre un odore acre si propaga nell’aria. Da questo sono confermata che sono affascinata da chi parla poco e sensato, da moto di cilindrata superiore e da chi ama l’acqua e il sapone!
Le ore lavorative. Un totale di 6100 ragazzi nei palazzi di città studi. Sono stata destinata ad un’aula di via Mangiagalli, dove 200 candidati si affollano nei banchi. C’è da distribuire pennarelli, etichette adesive, test preconfezionati e vigilare! I conti devono tornare: tanti futuri studenti sono entrati in aula, tanti ne dovranno uscire e il loro numero deve corrispondere con schede anagrafiche e tabulati di risposte. Da questo sono spinta a fermarne ogni tanto qualcuno in uscita, guardarlo in faccia, chiedere a quale percorso di laurea aspira, mandare il lupo a crepare e pensare: chissà se rivedrò quei capelli color miele, quegli gli occhi neri adornati da orecchini verdi sulla graziosa silhouette della candidata in ostetricia!
Pomeriggio. Sono davanti ai giardini della Guastalla e per camminare sul marciapiede devo fare lo slalom tra capannelli compatti che si distinguono per il genere dei componenti. Alcuni di graziose fanciulle di cui gli abiti discinti lasciano visibilmente spazio alla marcata abbronzatura e altri di ragazzi, ciascuno a cavallo del proprio ciclomotore messo in mostra come se fosse un destriero. Da questo posso dedurre che sono tornata in un tempo in cui la scuola non è ancora iniziata e che se avessi fatto la prof sarei potuta restare in montagna qualche giorno in più.
Tardo pomeriggio. Percorro i portici di piazza Diaz e mi incuriosisce un venditore di bigiotteria. Mi fermo ad osservarlo con attenzione e gli chiedo se qualche settimana prima fosse stato al Passo del Tonale. A risposta affermativa intavoliamo un colloquio sulle difficoltà economiche degli artigiani che ce la mettono tutta in questo periodo di crisi. Da questo sono portata a comprare un paio di orecchini per i prossimi cinquant’anni di mia sorella e sei anelli per me… in fondo uno costava 2€ e sei 5€! Visto che sono in vena di consolazioni, mi trattengo ancora in piazza Diaz per bere una birra con un’amica.
Sera. Con il ritorno a casa si affollano i pensieri sul lavoro, sulle mail che non sono riuscita a scaricare, sulle scadenze, sugli orari dell’indomani, sul fine settimana a scrivere l’articolo…e finalmente sul fatto che tutte queste cose sono di corollario ad una bellissima luna: non è piena ma ha un alone bianco che la fa sembrare enorme. Contemporaneamente mi rendo conto che sono a casa, suonano le campane e mentre bagno il gelsomino sul balcone viene preparata anche per me una tisana rilassante. Da questo posso dedurre che a ciascun giorno basta la sua pena, la realtà è sempre più semplice dell’immagine che mi faccio su di essa e che sono voluta.
Bene Paola, bentornata nella frenetica metropoli e … arrivederci montagna!

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