giovedì 22 settembre 2011

Carnage

Checché se ne possa dire di lui, un grande regista sa tenere suspense per un’ora e venti con fiumi di parole che si dipanano tra una scena iniziale e una scena finale di pochi istanti e mute - se non consideriamo la colonna sonora - che restano fondamentali. Peraltro i quadri di apertura e chiusura si svolgono dietro le scritte in scorrimento che ci introducono a chi si è occupato dei costumi e dei trucchi, piuttosto che della sceneggiatura e della produzione e soprattutto ci confermano che saremo davanti a due grandi attrici: Jodie Foster e Kate Winslet.
Sempre grazie all’introduzione e alla capitolazione del film; si aggomitola nel palcoscenico di una stanza, o forse due – se contiamo anche la stanza da bagno – una vita intessuta di doppiezza, falsità, cinismo, buonismo, telefonate, nausea, malessere, umiliazione, pianto, sospetto, insinuazione, rabbia, incomprensione, rassegnazione, commiserazione, sarcasmo, idolatria, violenza, viltà, odio.
O forse solo di grande limite e povertà umana.
Polanski chiude lasciando con il fiato sospeso l’adulto e in un parco a giocare il bambino… e a me, in particolare, il bisogno di ciò che supera la mia miseria.


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