domenica 20 marzo 2011

Un post silenzioso, che vuole essere un grido


Notte d’inferno…
Chi mi vuole bene prima di lasciarmi andare mi ha chiesto se me la sentivo di partire da sola. Io ho risposto di si. In ogni caso l’attenzione è stata di farmi prendere l’automobile “bella”.
Migliori prestazioni, minor possibili problemi.
I tuoni si susseguono e riescono a interrompere a tratti la musica che a mala pena riesco a sentire. I lampi illuminano l’autostrada a giorno e la pioggia cade battente. Gli scrosci arrivano da diverse direzioni e tra i diversi rumori i pensieri mi assalgono. Quello che sta succedendo non ha paragoni con un terremoto o uno tsunami, ma nel suo piccolo lo sto affrontando per ricordarmi e ricordare al mondo che si può essere vittime di un terremoto o uno tsunami.
Sono stata invitata ancora una volta ad una di quelle cene organizzate per raccogliere fondi per una organizzazione non governativa in cui credo e per la quale ho lavorato. Non posso mancare. Andare è un modo per continuare a stare nelle terre colpite dalle catastrofi naturali. È un modo per condividere quello che apparentemente accade in paesi lontani.
È un modo per far sentire il mio grido, per un bene desiderato da tutti!
Posso gridare un bisogno, perché so di avere un interlocutore… per me non è possibile la rassegnazione al nulla.
Ma le catastrofi non sono solo naturali, la radioattività e le bombe si espandono nell’aria per colpire ancora una volta l’uomo.
L’uomo che colpisce se stesso… forse il vero inferno su questa terra è proprio questo.
È questo il vero freddo che mi prende, mentre penso alle popolazioni ferite. Alle ferite del mondo.
Sono arrivata a destinazione, la sala con stucchi e affreschi della “Piacenza bene” mi accoglie tra abbracci di amici e sorrisi di sconosciuti. Tra il primo e il secondo, dieci minuti fugaci sono sufficienti per ricordare un mese trascorso ad Haiti, e perché no, per ridirmi che sarei pronta a partire anche domani per una nuova cooperazione.
Ma il bello della serata è il ricordare che se non riconosco un senso a questa vita, qui ed ora, la più grande catastrofe è intrinseca a me stessa.
Non posso accettare silenzio, se non per esprimere questo grido!

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