
Notte d’inferno…
Chi mi vuole bene prima di lasciarmi andare mi ha chiesto se me la sentivo di partire da sola. Io ho risposto di si. In ogni caso l’attenzione è stata di farmi prendere l’automobile “bella”.
Migliori prestazioni, minor possibili problemi.
I tuoni si susseguono e riescono a interrompere a tratti la musica che a mala pena riesco a sentire. I lampi illuminano l’autostrada a giorno e la pioggia cade battente. Gli scrosci arrivano da diverse direzioni e tra i diversi rumori i pensieri mi assalgono. Quello che sta succedendo non ha paragoni con un terremoto o uno tsunami, ma nel suo piccolo lo sto affrontando per ricordarmi e ricordare al mondo che si può essere vittime di un terremoto o uno tsunami.
Sono stata invitata ancora una volta ad una di quelle cene organizzate per raccogliere fondi per una organizzazione non governativa in cui credo e per la quale ho lavorato. Non posso mancare. Andare è un modo per continuare a stare nelle terre colpite dalle catastrofi naturali. È un modo per condividere quello che apparentemente accade in paesi lontani.
È un modo per far sentire il mio grido, per un bene desiderato da tutti!
Posso gridare un bisogno, perché so di avere un interlocutore… per me non è possibile la rassegnazione al nulla.
Ma le catastrofi non sono solo naturali, la radioattività e le bombe si espandono nell’aria per colpire ancora una volta l’uomo.
I tuoni si susseguono e riescono a interrompere a tratti la musica che a mala pena riesco a sentire. I lampi illuminano l’autostrada a giorno e la pioggia cade battente. Gli scrosci arrivano da diverse direzioni e tra i diversi rumori i pensieri mi assalgono. Quello che sta succedendo non ha paragoni con un terremoto o uno tsunami, ma nel suo piccolo lo sto affrontando per ricordarmi e ricordare al mondo che si può essere vittime di un terremoto o uno tsunami.
Sono stata invitata ancora una volta ad una di quelle cene organizzate per raccogliere fondi per una organizzazione non governativa in cui credo e per la quale ho lavorato. Non posso mancare. Andare è un modo per continuare a stare nelle terre colpite dalle catastrofi naturali. È un modo per condividere quello che apparentemente accade in paesi lontani.
È un modo per far sentire il mio grido, per un bene desiderato da tutti!
Posso gridare un bisogno, perché so di avere un interlocutore… per me non è possibile la rassegnazione al nulla.
Ma le catastrofi non sono solo naturali, la radioattività e le bombe si espandono nell’aria per colpire ancora una volta l’uomo.
L’uomo che colpisce se stesso… forse il vero inferno su questa terra è proprio questo.
È questo il vero freddo che mi prende, mentre penso alle popolazioni ferite. Alle ferite del mondo.
È questo il vero freddo che mi prende, mentre penso alle popolazioni ferite. Alle ferite del mondo.
Sono arrivata a destinazione, la sala con stucchi e affreschi della “Piacenza bene” mi accoglie tra abbracci di amici e sorrisi di sconosciuti. Tra il primo e il secondo, dieci minuti fugaci sono sufficienti per ricordare un mese trascorso ad Haiti, e perché no, per ridirmi che sarei pronta a partire anche domani per una nuova cooperazione.
Ma il bello della serata è il ricordare che se non riconosco un senso a questa vita, qui ed ora, la più grande catastrofe è intrinseca a me stessa.
Non posso accettare silenzio, se non per esprimere questo grido!
Ma il bello della serata è il ricordare che se non riconosco un senso a questa vita, qui ed ora, la più grande catastrofe è intrinseca a me stessa.
Non posso accettare silenzio, se non per esprimere questo grido!