Apro gli occhi e mi ritrovo nel letto d’infanzia.
Il profumo delle coperte e delle lenzuola ricordano giorni lontani, anni in cui pensieri e desideri non si osava pensare come si sarebbero compiuti e avverati.
Tempo di dare un bacio alla mamma, fare colazione e prendere la macchina per raggiungere un amico.
Si sta insieme nel sacro e nel caffè.
Non vorrei ripartire, sono stanca e come una decina di ragazzi ho trovato un luogo di riposo, ma è ora di riprendere la macchina.
Mettermi alla guida coincide con l’imboccare la tangenziale e accorgermi che l’acqua sottile della pioggia di S. Stefano si sta trasformando in nevischio.
Sul vetro del parabrezza i cristalli si infrangono aprendosi in tante stelle di ghiaccio.
È affascinante e torno a pensare a tempi trascorsi.
Il pensiero corre e la macchina insieme, brucio i chilometri per tornare a casa senza accorgermi.
Trovo la porta chiusa in modo da essere certa di trovare qualcuno.
Ecco, avevo proprio bisogno di questo: Natale ha confermato un abbraccio che coincide con la vita… passata, prossima, consueta, imprevedibile e comunque amata!
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