Mi ricordo che divoravo le fiabe, in particolare continuavo a leggerne una: “Barbablu”.
È una sera particolare, di maggio, quando la luce grigia è tersa perché è appena finito un temporale. Non so se prendere la bicicletta per andare a fare il turno di notte, perché la strada è ancora tutta pozzanghere. Azzardo e mi lancio: è troppo bella la città al tramonto, sembro Alice nel paese delle meraviglie. L’arrivo in sala parto è atteso dalle colleghe che hanno appena finito di ricoverare l’ennesima gravida con rottura delle membrane. Tra le tante, tante travagliano franco e tante altre sono pronte per cominciare. La raffica di nascite non si fa attendere, siamo in uno di quei mesi dove scadono i tempi per i bambini concepiti nella lunga estate. Noi ostetriche si corre come il gatto con gli stivali, anche se le vere “produttrici” sono le donne. Tante donne all’opera: è uno spettacolo! È impressionante stare in una realtà ospedaliera dove la media dei parti è di 7000 all’anno. Come tutti sanno, la media risente dei valori estremi! Questa notte è estrema: i bambini vengono al mondo come i sassolini di Pollicino. Contemporaneamente si accumulano i ferri del mestiere, se Geppetto avesse avuto così tanti pezzi di legno sarebbe andato in tilt prima di creare Pinocchio. Caspita, non siamo neanche a metà della notte e non abbiamo più neanche una pinza ad anelli a disposizione. La centrale di sterilizzazione è chiusa. Dobbiamo usare noi ostetriche l’autoclave e inserire velocemente cestelli come la strega avrebbe voluto fare con Hansel. Altro che una bella dormita, siamo “disturbate” tanto quanto la Principessa sul pisello. Sembra una catena di montaggio, assisti - lavi, assisti - lavi, assisti - lavi, assisti - lavi, e sterilizzi. Alla fine della notte non so se sono nel sogno o nella realtà, perché tornando a casa mi accorgo di pedalare con gli occhi chiusi.
Mi ricordo che divoravo le fiabe, ma non pensavo che il mondo della metafora con la morale, mi richiamasse in particolare al fatto che avrei lavato tanti, tanti, ma proprio tanti strumenti dal sangue.
Continua... e ho vinto!
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