lunedì 29 marzo 2010

Tornata da Roma...


Lasciamo che ci conquisti la bellezza!

martedì 23 marzo 2010

Sento e ascolto la Primavera

Sento le veglie nella notte.
Ascolto il silenzio del buio ormai mite.
Sento la voglia di dormire.
Ascolto il rumore della pioggia al risveglio.
Sento il canto del gallo anche se abito nell'interland di una grande città.
Ascolto il bisogno di persone lontane.
Sento l'aria di chi può partire.
Ascolto le gemme pelose che si stanno preparando ad esplodere.
Sento la Primavera!

giovedì 18 marzo 2010

Su gentile concessione di Flora...

“Verbalizziamo”, “c’è bisogno di verbalizzare”: tutti, più o meno, gridano questo bisogno dentro un mondo che - per quanto a portata di mano - sembra farsi più ermetico. Dio solo sa quanto bisogno c’è di trovare e dire, ma anche scrivere, parole: parole che parlino realmente.
Ma questo bisogno sta prendendo una brutta piega: si verbalizza tutto, per non entrare in rapporto col reale. Un reale che diventa sempre più testardo; resiste di fronte a tutte le verbalizzazioni.
Nelle scuole tutto viene scritto, perché così si è al riparo da eventuali ispezioni. Così nelle aziende, nei palazzi di giustizia e nelle assemblee condominiali.
Si vuole trasparenza, chiarezza, verità: e le parole, messe a verbale, sembrano essere la prova più tangibile della verità. Scripta manent. Così i quotidiani possono superare la pagina cinquanta e la casella postale è piena di volantini.
Si verbalizza per rendere tutto chiaro: in base al decreto, all’articolo, al comma. Si verbalizza perché scripta manent.
Si verbalizza per difendersi da eventuali attacchi, che non sono poi tanto immaginari.
E le verbalizzazioni rimangono ferme, lì dove sono; scripta manent.
Non si è poi tanto sicuri di giungere a una qualche verità, attraverso la loro noiosa e pedante lettura.. Verbalizzazione dell’impotenza o impotenza della verbalizzazione?
Molti però continuano a essere convinti che verbalizzare sia il procedimento più sicuro per attestare i fatti.
Troppo attenti a scripta manent si e scordata l’altra faccia della sentenza: verba volant. Come la prima faccia, anche questa sottolinea il bisogno di verbalizzare. Un bisogno aereo, come è ben detto dal verbo.
Forse c’è bisogno di parole che sappiano volare e raggiungere il destinatario. Forse, più che mai, c’è bisogno che sia presente l’altro che le sappia raccogliere. E che sappia restituircele: ascoltate, amplificate, approfondite.
Tutto questo è per dire che non sarebbe male snellire – quasi azzerare - le cosiddette verbalizzazioni. Non sarebbe male parlare faccia a faccia: distanti sì, ma con parole che sappiano avvicinarci, senza paura di ispezioni o di controlli. Sicuramente tante verbalizzazioni azzerano una reale possibilità di scambio. Scripta manent et verba non volant..

martedì 16 marzo 2010

Un libro comprato nel 1984 letto e riletto... tante volte!

GIROLAMA "È perché mi prendete per una scioccherella; è perché mi conoscete male, don Miguel. Ed è anche perché sono piccola e debole; e sono certa che abbiate di me una grande compassione, che temiate di spezzarmi l’ala o la zampina. Ma io vi permetto di parlarmi liberamente. Non ho paura di voi. Qualcosa nel cuore mi dice che sono vostra sorella. Non temo il vostro sguardo su di me. No, Miguel, non temo il vostro sguardo su di me. So bene che a volte mi guardate di nascosto come si guarda un animaletto che si vorrebbe acchiappare, e questo mi fa sempre ridere quando ci penso. Dite che la donna è debole; tutti gli uomini lo dicono, credo, perché lo dice mio padre, e lo dice l’abate, e don Fernando. E lo dicono anche i libri. E la donna è debole, in effetti, ma come l’uccello dell’aria e il topolino dei campi: non basta volerlo acchiappare per prenderlo! E le donne sanno bene quello che fanno, via, e non si lasciano prendere che quando Dio non è più nel loro cuore, e allora non vale più la pena di prenderle".

venerdì 12 marzo 2010

26 ottobre 2009... 12 marzo 2010... sono ciclica!


Capita anche a me, che qualcosa va storto… e mi sento appiattita.
Allora, che fare?
Trovarsi con un volto amico è l’ideale.
Non è necessario che mi chieda come va, basta che c’è; sedersi insieme davanti alla vetrata che guarda sulla piazza del Duomo, bere due cappucci, mangiare un maffin classico e uno al cioccolato e mirtilli.
Bè, ovviamente, non ho mangiato tutto io!
In ogni caso, anche se il rischio è di acquistare qualche etto, l’amicizia vera ha qualcosa di forte, che ti porta ad ascoltare e a dire le cose che ti stanno veramente a cuore… niente di banale, niente di scontato, qualcosa di sempre nuovo, che mi fa vedere le cose nella giusta dimensione e fa tornare lievi.
Grazie Fio.

martedì 9 marzo 2010

Sul finir dell'inverno

Minuscoli fiocchi sono spinti dal vento ghiacciato a roteare nel cielo.
Li sento sulla faccia. Congelano il passo.
E' la morsa dell'inverno che non mi vuole lasciare.
Questa stagione è come un abbraccio desiderato: non basta nel suo momento, chiede di essere dilatato all'infinito.
Questa stagione continua a stupirmi con il suo effetto speciale: la neve!
Anche questa volta riesce a sorprendermi la forza di un tempo silenzioso, che domina la fine e l'inizio di un anno.

domenica 7 marzo 2010

Oggi mi è stata dedicata una poesia... GRAZIE!

Le foglie volano in cielo.
Il cielo è azzurro come l'acqua,
che scende dalle mura bianche,
che brillano in mezzo alla piazza.
Caterina Grillo (9 anni)

martedì 2 marzo 2010

Pensiamoci su...


"Non è sufficiente domandarsi quale mondo lasceremo ai nostri figli. Occorre domandarsi anche quali figli lasceremo al nostro mondo".
Da un dialogo con O. Rey