
mercoledì 25 febbraio 2009
martedì 24 febbraio 2009
Rinnovare la patente per "confermare" il Paradiso

Entro in agenzia, c'è un uomo che questiona col proprietario... il contendere è in merito all'esistenza del paradiso. Il mio ingresso incuriosisce gli attori della scena e vengo interrogata dallo sguardo scuro e dal tono provocatorio dello stesso uomo: "E lei cosa dice, secondo lei il paradiso esiste?". Rispondo ferma: "Certo che esiste! E sa perchè ne sono certa? Perchè spesso lo sperimento già qui sulla terra. A lei non capitano mai quei momenti in cui si stupisce della Bellezza che C'E'?
Il viso dell'uomo si illumina e sia lui che il proprietario approvano...
Non avrei mai pensato che rinnovare la patente ri-conferma il Paradiso!
domenica 22 febbraio 2009
Domenica mattina

Questa mattina, poco dopo il risveglio, la mia amica Flora mi ha detto: “Leggi questo pezzo che ho scritto, se ti piace te lo dedico…”
Devo dire la verità che non solo mi è piaciuto e me lo sento dedicato, ma risponde a una domanda che avevo dentro, tanto che ho deciso di pubblicarlo con un post nel mio blog.
Magma del reale, groviglio nei rapporti umani, ambiguità nell’io: questa sembra essere la condizione delle persone nell’epoca post-moderna. “Sono un individuo tortuoso. Posso conoscere la mia capacità di amare solo attraverso la capacità di soffrire. Prima di soffrire non so”. Se è vero che l’amore implica sofferenza, o meglio sacrificio, è pur vero che il primo sentimento che l’amore procura è gioia. E, forse, la perdita del binomio amore-gioia, prima della percezione dell’amore stesso, costituisce la tragica perdita di noi moderni. Sembra difficile trovare la via di uscita da un simile labirinto, che porti all’aria aperta, nella quale, di schianto, si svela il segreto del mondo. C’è solo il labirinto e il cielo è muto.
…
Osserviamo così che l’uomo nel labirinto non cerca una via d’uscita, che non sa, non cerca un’idea con cui sistemare l’angosciante prigionia, ma cerca “sempre e soltanto Arianna”, cerca cioè un volto. Ben lo intuisce Camus allorché annota: “Ristabilire morale attraverso il Tu”, perché “bisogna incontrare l’amore, prima di aver incontrato la morale. Altrimenti lo strazio”. “Non è a forza di scrupoli che un uomo diventerà grande. La grandezza arriva, a Dio piacendo, come una bella giornata”. Se il Volto giunge, l’uomo ricompone se stesso, riconosce chi è, riconosce il suo destino, e trova una strada nel labirinto. A partire da questo momento, “gli individui cessano di lottare e di dilaniarsi, accettano finalmente di amarsi per ciò che sono. È il Regno dei Cieli”.
Testo ispirato da Taccuini di Albert Camus, Bompiani 1992.
Devo dire la verità che non solo mi è piaciuto e me lo sento dedicato, ma risponde a una domanda che avevo dentro, tanto che ho deciso di pubblicarlo con un post nel mio blog.
Magma del reale, groviglio nei rapporti umani, ambiguità nell’io: questa sembra essere la condizione delle persone nell’epoca post-moderna. “Sono un individuo tortuoso. Posso conoscere la mia capacità di amare solo attraverso la capacità di soffrire. Prima di soffrire non so”. Se è vero che l’amore implica sofferenza, o meglio sacrificio, è pur vero che il primo sentimento che l’amore procura è gioia. E, forse, la perdita del binomio amore-gioia, prima della percezione dell’amore stesso, costituisce la tragica perdita di noi moderni. Sembra difficile trovare la via di uscita da un simile labirinto, che porti all’aria aperta, nella quale, di schianto, si svela il segreto del mondo. C’è solo il labirinto e il cielo è muto.
…
Osserviamo così che l’uomo nel labirinto non cerca una via d’uscita, che non sa, non cerca un’idea con cui sistemare l’angosciante prigionia, ma cerca “sempre e soltanto Arianna”, cerca cioè un volto. Ben lo intuisce Camus allorché annota: “Ristabilire morale attraverso il Tu”, perché “bisogna incontrare l’amore, prima di aver incontrato la morale. Altrimenti lo strazio”. “Non è a forza di scrupoli che un uomo diventerà grande. La grandezza arriva, a Dio piacendo, come una bella giornata”. Se il Volto giunge, l’uomo ricompone se stesso, riconosce chi è, riconosce il suo destino, e trova una strada nel labirinto. A partire da questo momento, “gli individui cessano di lottare e di dilaniarsi, accettano finalmente di amarsi per ciò che sono. È il Regno dei Cieli”.
Testo ispirato da Taccuini di Albert Camus, Bompiani 1992.
giovedì 19 febbraio 2009
mercoledì 18 febbraio 2009
martedì 17 febbraio 2009
lunedì 16 febbraio 2009
Perdonatemi... ma non riesco a trattenermi!


Mi arriva ora un SMS: "Sole e neve bellissimi che contrastano con il vuoto di essere da sola."
Non posso non rispondere... sia con un SMS di ritorno che con un post!
Mi ribello al dire che siamo soli come se fosse una condizione inevitabile. Credo infatti che il senso di solitudine è forte proprio quando il desiderio e la domanda di non sentirsi soli sono acuti.
Razionalmente si desidera e domanda solo qualcosa che C'E'.
Allora la giusta azione da fare è quella di chiedersi: io cosa desidero? Io cosa domando per me e la mia vita?
Perchè se nulla desideriamo e nulla domandiamo, nulla accadrà! E non c'è cosa più diabolica del nulla! E... Dio ce ne scampi.
venerdì 13 febbraio 2009
martedì 10 febbraio 2009
Rifuggire la superficialità

Ieri sera sono accadute delle cose importanti: tristi e liete, drammatiche e di misericordia. La giornata si è poi conclusa con l’attenta lettura* di un quadro di Velasquez . Cosa trattengo?
La vita è meravigliosa… e la visione che ho di essa è come quella della tessitrice di arazzi: da dietro.
Di fatto per intrecciare le trame con gli orditi si lavora a tergo, guardando in uno specchio.
Aimè, se siamo superficiali, guardiamo all’opera in modo incompiuto e quello che possiamo vedere sono una serie di nodi, di capi sfilacciati, di colori interrotti.
La realtà è che andrebbero letti i “segni”. Si tratterebbe di osservare immedesimandosi con gli occhi dell’artista o quantomeno di guardare nello specchio.
Quello che si svela è imprevedibile, va oltre la scena apparente e ci riconosce protagonisti.
È fondamentale allora aborrire la superficialità e essere aiutata dagli amici a farlo. Grazie amici!
La vita è meravigliosa… e la visione che ho di essa è come quella della tessitrice di arazzi: da dietro.
Di fatto per intrecciare le trame con gli orditi si lavora a tergo, guardando in uno specchio.
Aimè, se siamo superficiali, guardiamo all’opera in modo incompiuto e quello che possiamo vedere sono una serie di nodi, di capi sfilacciati, di colori interrotti.
La realtà è che andrebbero letti i “segni”. Si tratterebbe di osservare immedesimandosi con gli occhi dell’artista o quantomeno di guardare nello specchio.
Quello che si svela è imprevedibile, va oltre la scena apparente e ci riconosce protagonisti.
È fondamentale allora aborrire la superficialità e essere aiutata dagli amici a farlo. Grazie amici!
(* Michel Foucault - Le parole e le cose - BUR)
venerdì 6 febbraio 2009
Sul continuum dei miei pensieri... uno per una donna come me
mercoledì 4 febbraio 2009
L'immagine di questa realtà non mi permette di "catturare" il profumo




In questo momento la fetta della mia vita lavorativa è di verifiche ed esami. In qualità di dottoranda, spettano anche a me. Di solito come ostetrica insegnante li faccio subire agli altri, ma a questo giro “chi la fa se l’aspetti”. E’ un momento duro e nello stesso tempo importante. Quando ti viene chiesto cosa hai “scoperto”, cosa sai e dove vuoi andare, sei costretto a pensare. Io in questo pensiero mi scopro lieta. Certo, le cose stanno andando bene - anche ieri io e Virna (la mia compagna di avventura nel dottorato) siamo state vincenti – ma non è solo per questo. Qualcuno potrebbe far fuori il mio sentire, dicendo che ho un temperamento solare e tendo a vedere il bicchiere mezzo pieno… può essere, ma non può essere solo per questo che sono serena. Ma allora come è possibile? Tutto sembra dire del male. Ad esempio nei giornali di ieri e oggi non ho letto una che fosse una, notizia positiva. Ma è un “sembra”. Ecco il rischio che si corre, fermarsi all’apparenza. Non usare la testa per riconoscere tutto quello che c’è. È come questi campi meravigliosi della Provenza, anche se già belli in foto, mancano del di più che hanno nella realtà – le immagini, ad esempio, non mi permettono di catturare il profumo!
C’è una certezza che mi accompagna: il Fatto che il Bene c’è, Esiste e ha già vinto. Possiamo chiamarla Fede, ma per non farla fuori troppo in fretta, e per non fraintenderci, diciamo che si tratta di un uso appropriato della ragione!
C’è una certezza che mi accompagna: il Fatto che il Bene c’è, Esiste e ha già vinto. Possiamo chiamarla Fede, ma per non farla fuori troppo in fretta, e per non fraintenderci, diciamo che si tratta di un uso appropriato della ragione!
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