


E anche per questo semestre è finito il tempo dell’attività pratica di tirocinio (mi mancherà)… ora ci attende il difficile mese degli esami. Le scadenze accademiche dei nuovi ordinamenti hanno stravolto la formazione pluricentenaria dell’ostetrica (siamo in Università dal 1767). Questo stravolgimento è ovviamente legato ai programmi scientifici che evolvono con estrema rapidità, ma anche al concetto di arte. È proprio quando sono in Clinica che mi rendo conto di quanto doveva essere ricca l’ostetricia delle mie antenate che facevano stare tutto in una borsa (come quella di cui sono stata in possesso un breve pomeriggio per gentile concessione di un nipote di ostetrica dei primi novecento…) e non dimenticavano nessun aspetto della vita della donna! Ecco, cosa mi affascina di chi mi ha preceduta: l’essere essenziale e avere chiaro chi fosse la fruitrice dell’assistenza. In bicicletta o con il mulo arrivare in ogni casa sperduta della propria Condotta… magari di montagna. Fermarsi a condividere il misterioso sistema dei pianeti donna. Sappiamo essere così efficaci nell’ufficiare alle complicazioni degli affari semplici e nello stesso tempo ci è dato di sbrogliare intricate matasse di bisogno… che mistero affascinante la vita, che bello essere spettatrici e nello stesso tempo protagoniste della vita stessa… in prima fila!
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