giovedì 15 febbraio 2018

sabato 10 febbraio 2018

Donne che sanno amare


Di nuovo si trovò a confrontarsi di colpo con la propria incredibile ignoranza dell’indole di Alexa. Il fatto di sapere abbastanza bene come si sarebbe comportata nelle normali contingenze della vita, e di poter contare in tali occasioni sul grande coraggio e la franchezza che aveva sempre presagito in lei, lo rendeva ancora più sfiduciato sulla sua capacità di penetrare nella tortuosa psicologia di un gesto che egli stesso non riusciva più a spiegare o capire. Sarebbe stato più facile che Alexa fosse stata più complicata, più femminile – se lui avesse potuto contare sulla sua comprensione immaginativa o sulla sua ottusità morale – ma non era sicuro di nessuna delle due cose. Non era sicuro di niente, tranne che, per un certo tempo, doveva evitarla. Non riusciva a liberarsi dall’illusione che di lì a poco il suo atto avrebbe cessato di fare sentire le proprie conseguenze.
Il grido della moglie lo sorprese. «Non ti ha dato me … ti ha dato te stesso». Si protese verso di lui come spinta da un’onta di pietà. «Non vedi?» proseguì mentre lui continuava a guardarla: «che questo è il dono a cui non puoi fuggire, il debito che sei costretto a saldare? Non vedi che prima non eri mai stato l’uomo che lei pensava tu fossi, mentre ora ti ha trasformato, in modo meraviglioso, nell’uomo che amava? Per una donna, vale la pena soffrire per una cosa simile, di morirci … questo è il dono che avrebbe desiderato farti!»
«Ah», gridò lui, «guai all’uomo per colpa del quale ciò avviene. E io, che cosa le ho dato io?»
«La felicità di dare», disse Alexa.

Edith Wharton. La pietra di paragone, pag. 84-85 e 134. La Tartaruga edizioni