La mamma si è messa in mente di
mettere a posto qualche cassetto dimenticato.
Non so se l’ispirazione le è venuta
dal fatto che è ormai prossimo il festeggiamento del suo sessantesimo di
matrimonio, e il desiderio è di fare un po’ d’ordine nei pensieri e nelle cose; oppure
se è stata una illuminazione dall’alto, per stupirci.
Sta di fatto che facendo ciò è
affiorato dal lontano 1955 un biglietto, che lei ha recapitato al papà dopo
quattro anni di fidanzamento, ad un anno dal matrimonio ormai concordato.
Dopo qualche istante dal
ritrovamento, ha deciso di farmi partecipare al recupero della “reliquia”, e mi
ha concesso lettura del contenuto.
Con la sua voce a tutt’oggi
emozionata, mi ha scandito le lettere, rendendole parola dopo parola, brevi
frasi concise.
Mi sono commossa.
Anche qui un’incertezza mi assale:
non so se il mio coinvolgimento è stato destato dalla prudenza amorosa trapelante
dal tratto contenuto dello scritto materno, oppure se la partecipazione è stata
per un modo di comunicare che riconosco anche mio, e mi assimila a lei.
Amo scrivere le cose importanti, o
meglio, le cose che ritengo importanti.
Uno scritto è per sempre, e sono
persuasa che dovremmo avere più coraggio nello scrivere, perché dovremmo avere
più fiducia nell’eterno.
Sono grata del fatto accaduto, e mi
sento confermata in un modo d’espressione d’essere.
E’ troppo bello poter rinnovare il
dirsi, di ciò che è vero.
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