domenica 28 dicembre 2014
martedì 23 dicembre 2014
Natale Santo
Dalle «Omelie sulla Madonna» di san Bernardo,
abate
(Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54)
Hai udito, Vergine, che
concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera
di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta:
deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di
compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene
offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito
liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti
alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in
vita. Te ne supplica in
pianto, Vergine pia, Adamo, esule dal paradiso con la sua misera discendenza;
te ne supplicano Abramo e Davide; te ne supplicano insistentemente i santi
patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione
tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue
ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione
dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di
Adamo, di tutto il genere umano. O Vergine, da’ presto la
risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al
Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola: di’ la tua parola umana e
concepisci la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola
eterna. Perché tardi? Perché
temi? Credi all’opera del Signore, da’ il tuo assenso ad essa, accòglila. Nella
tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo
devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa
sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel
silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella
parola. Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il
grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le
genti batte fuori alla porta. Non sia che, mentre tu sei titubante, egli passi oltre
e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Lèvati su, corri,
apri! Lèvati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso. «Eccomi», dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38)
lunedì 8 dicembre 2014
Luce riflessa e panorama da sogno
Se devo immaginare un panorama da sogno, penso alla luna e penso alla montagna.
Le due cose sono facilmente accumunabili e chicchessia potrebbe nel suo immaginario pensare di aver capito a cosa mi riferisco.
In realtà la mia immaginazione non è per qualcosa di pensato, bensì per qualcosa che accade realmente in una notte di luna piena, a cielo terso, ad una certa quota.
Quello che accade è luce.
C’è qualcosa di speciale quando la luce riflessa della luna, diventa a sua volta luce riflessa dalla neve, tanto che la montagna risulta essere inequivocabilmente illuminata.
In più l’altra notte c’era anche qualche nuvoletta, che in modo altrettanto baldanzoso era luminosa, anche se il mio sguardo si è posato sul quadro nella mezzanotte.
Affascinante come la luce del sole, adombrata dall’ombra della terra che si proietta nello spazio, riesce lo stesso a raggiungere quell’emisfero di terra che sarebbe nel buio.
Riusciamo a non passare sempre e comunque le nostre notti all’ombra della terra, e quando succede che il riverbero lunare ha dei riflettori nevosi, lo spettacolo fa superare il sonno.
Resterei ore a contemplare, se non fosse che il freddo dello stare vicino alla vetrata mi rende nostalgica del torpore della trapunta.
Per questa volta sono contenta così. So che ci saranno altre occasioni. Si tratta solo di saper aspettare.
Pertanto, posso tornare a sognare quello che accade.
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