Il pomeriggio piovoso di una domenica estiva, si prestava nel
mio immaginario, ad un tempo premiato da una serie di vasche nella calda
piscina a cui sono iscritta; ma come i pensieri vanno quando e dove vogliono -
con difficile successo al tentativo di arginarli - così all’ispirazione per lo
scrivere non posso comandare, e se lo scelgo, posso solo soggiacere.
E’ così che questo grigio e malinconico pomeriggio, si è
trasformato in un rapporto serrato con la tastiera e con la testa, per
estrapolare a lettere nere su foglio bianco in proiezione, la traccia del
prossimo articolo, che inizia così ad avere una forma - oltre che un database.
Mi sono lasciata introdurre dagli autori studiati durante il
dottorato, per poi scorrere gli articoli più recenti e scaricati via web nelle
scorse settimane. PubMed ha aperto la mattinata … e forse proprio per il
messaggio che ha dato imprinting al tempo di oggi, PubMed chiude il tempo di
studio con la serata.
Ora, prima che termini il lavoro sui tasti - così come ho
scelto di arrendermi al fervore amanuense per il paper - perché non continuare
con una creatività per il blog?
In fondo in fondo, il blog rende pubblico ciò
che già è, o che vorrei che fosse.
Pertanto insisto.
Quando
ero piccola il mio pensiero scritto era su una carta, rilegata con una
copertina rigida e quadrata, tenuta da un lucchetto d’oro, di cui persi quasi subito
la chiave - per cui il segreto non fu mai. Ora il diario è in uno spazio
digitale che viene definito virtuale, ma che forse rende possibile esercitare
una passione che a non tutti è cara: scrivere. Pertanto scrivo. Scrivo le
parole che chiudono un giorno di festa, che lascia al tempo di domani, di dire
quello che oggi non sono riuscita. E ora che l’istante sarà riposo del corpo - se possibile - che sia anche riposo di pensiero.