Il vantaggio di risiedere fuori regione è che per andare a votare devi girellare tutto il pomeriggio e girellando tutto il pomeriggio hai la possibilità di vedere fiocchi di neve così grandi, che sembrano mandarini volanti!
E' da quando ero piccola che non vedevo fiocchi così grandi.
Bè, per i mandarini volanti richiedetemi pure di girellare tutto il pomeriggio... ma per votare no, vi prego risparmiatemelo!
domenica 24 febbraio 2013
giovedì 21 febbraio 2013
Tempesta
Tempesta è neve,
tempesta è vetta,
tempesta è sale,
tempesta è mare,
tempesta è sabbia.
Tempesta è telefono,
tempesta è riunione,
tempesta è discussione,
tempesta è esame,
tempesta è università.
Tempesta è tentare,
tempesta è scegliere,
tempesta è votare,
tempesta è credere,
tempesta è volere.
Tempesta è dolore,
tempesta è sangue,
tempesta è grido,
tempesta è ventre,
tempesta è amore.
Tempesta è ricerca,
tempesta è tenacia,
tempesta è decisione,
tempesta è attesa,
tempesta è fedeltà.
Tempesta è sguardo,
tempesta è sorriso,
tempesta è profumo,
tempesta è abbraccio,
tempesta è casa.
Tempesta è tempo,
tempesta è lavoro,
tempesta è realtà,
tempesta è donna,
tempesta è io,
tempesta è tu.
Tempesta è vita.
tempesta è vetta,
tempesta è sale,
tempesta è mare,
tempesta è sabbia.
Tempesta è telefono,
tempesta è riunione,
tempesta è discussione,
tempesta è esame,
tempesta è università.
Tempesta è tentare,
tempesta è scegliere,
tempesta è votare,
tempesta è credere,
tempesta è volere.
Tempesta è dolore,
tempesta è sangue,
tempesta è grido,
tempesta è ventre,
tempesta è amore.
Tempesta è ricerca,
tempesta è tenacia,
tempesta è decisione,
tempesta è attesa,
tempesta è fedeltà.
Tempesta è sguardo,
tempesta è sorriso,
tempesta è profumo,
tempesta è abbraccio,
tempesta è casa.
Tempesta è tempo,
tempesta è lavoro,
tempesta è realtà,
tempesta è donna,
tempesta è io,
tempesta è tu.
Tempesta è vita.
venerdì 15 febbraio 2013
Tutto. Niente meno che "Tutto"
Mi saluta e inaspettatamente mi chiede: “Vuoi qualcosa?”
So che è un’amica dal cuore grande, senza misura, che comprende, che mi comprende.
Le rispondo: “Tutto!”
Ci sorridiamo. È una battuta…
L'amica esce di casa e inizio a pensare cosa vuol dire essermi alzata desiderando il “Tutto”.
Rispondo nel silenzio di me stessa… Si, so cosa vuol dire.
Improvvisamente la porta si riapre perché l'amica si è accorta di aver dimenticato il borsellino. Bene, è l’occasione per risalutarsi e per proporle un ripensamento: “Voglio uno smalto, di quelli per le unghie, come li portano le tue studentesse del liceo, di quelli azzurri, azzurro come il cielo montano di settembre”.
Mi conferma: “Celeste”.
Ha capito. Lo sapevo che avrebbe capito.
Perché il tutto è la bellezza desiderarta dell’istante dilatato all’infinito, e l’istante del tutto che desidero può essere anche in uno smalto, anche se, devo ammetterlo, ho già tutto ciò che si può comprare. Ma questo smalto che desidero, ha un valore che non ha prezzo.
mercoledì 6 febbraio 2013
Costruttori di Cattedrali (4)
Quando sono passata da piazza Duomo, l’enorme gru era in movimento e attratta dalla sua traiettoria mi sono accorta che lambiva con la punta somma, la guglia più alta della Cattedrale.
Sotto lo sguardo amorevole della Madonnina, un carpentiere affacciato alle impalcature più estreme, si sbracciava per fare dei segnali ai colleghi.
La cosa mi ha affascinata ancora di più.
Ad un tratto la gru retrae le corde di ancoraggio, che lasciano intravvedere la figura di un Santo che inizia ad essere innalzato nel cielo.
Il volo della struttura marmorea e statica, parabola le balconate, i contrafforti, i doccioni e i peducci, per planare in piazza all’imbocco di via Palazzo Reale.
Non riesco a scollare lo sguardo dall’immagine che diventa sempre più chiara e viva nel dettaglio del sembiante di un essere umano, e al ricordo della mia canon digitale in borsa, raccolgo la distrazione di poche mosse che mi consentono di metterla in funzione per iniziare un reportage.
Nel frattempo, le mani di quattro, cinque, sei uomini opportunamente appostati, accolgono il figuro che ormai si distingue chiaramente essere uomo di virtù.
Sono sedotta dalle mosse di chi è vivo, e da quella mano statuaria a cui mancano le dita perché completamente corrose dai tempi e dal tempo. Mi commuove l’incontro con chi è stato per tanti anni così in alto e così vicino alla Sacra Donna d’Oro che mi protegge dalla nascita, e sento vicino vicino un abbraccio desiderato.
Ad un tratto colgo che l’abbraccio non è solo pensato, è legato anche alla presenza di tanti altri astanti, che rapiti dagli eventi scattano istantanee con cellulari, iPad, teleobbiettivi, o anche solo con gli occhi.
In particolare colgo che lo stupore si condensa in parola. Non ho memoria di aver sentito dire da più persone in contemporanea, in ambiente aperto e con i tempi che corrono: “Che meraviglia!”
Ma non solo. Ascolto gli operai che si incitano tra loro e resto sbalordita da un nome: “Angelo prendi!” “Angelo aiutami qui!” “Angelo… Angelo…”. Ha dell’incredibile, con tutti i nomi che esistono al mondo, uno degli uomini che si affaccenda nell’opera si chiama proprio Angelo. Mi dice di un significato che va oltre la casualità. Sono forse Angeli coloro i quali, al fianco del Mistero, rendono bello e custodito l’essere. Quell’essere che comunque santo, rimane nascosto dai pinnacoli estremi, che dal basso non distinguiamo con dettaglio, ma che fa del nostro Duomo un’opera grandiosa.
Ed è una meraviglia sul serio, perché la gru riparte con il movimento e concede un secondo, un terzo e un quarto volo ai diversi Giusti, che ormai si accompagnano tra maschi e femmine, tutti bisognosi di cure.
Premurosamente deposti su bancali a due a due, vengono trasferiti negli ambienti, dove presumo gli scalpellini esperti, e l’Angelo di turno, si occuperanno di loro.
Mentre li guardo penso all’attenzione che ricevono e mi chiedo se io riesco ad essere così benevola con le donne che assisto, grazie al mio lavoro.
A questo punto credo di aver detto qualcosa ad alta voce, per restituire agli operai da cui mi sento osservata a mia volta... e aggiungo coscientemente: “Siete stupendi!”. Ricevo un ringraziamento, e così permetto alla spettatrice che mi affianca, di rivolgermi la parola. “Se ci fosse ancora il mio papà e potessi tornare indietro per chiedergli di imparare un mestiere, gli chiederei di fare un lavoro manuale, come questi uomini che lei ha riconosciuto stupendi. E lei; è un’insegnante?”. “No” rispondo io. “Non proprio, cioè insegno alle ostetriche, ma penso che in questo momento a guardare questo spettacolo dovrebbero esserci i bambini delle classi elementari o medie o superiori, o forse ha ragione, anche le mie studenti. Vede, io penso che il fascino di quello che sta accadendo è perché siamo di fronte alla nostra vera natura: desiderare d’essere costruttori di Cattedrali! E dire questa cosa, è ciò che di più buono possa fare un educatore”. La signora mi conferma, ed entrambe grate della bellezza partecipata, ci lasciamo con un arrivederci!
martedì 5 febbraio 2013
Gru e cicogna
Come la gru ha ripreso a lavorare,
partecipando alla costruzione della Cattedrale,
partecipando alla costruzione della Cattedrale,
facendo alzare lo sguardo agli uomini passanti...
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