Steinbeck in «Furore» fa dire alla figura femminile
protagonista del romanzo, che interloquisce con suo marito: “Siamo più
adattabili che voialtri uomini, - spiegò la mamma con dolcezza. – Noi la vita
ce la portiamo sulle braccia, voialtri ve la portate dentro la testa. Non ti
tormentare, chi sa … chi sa che l’anno venturo non si riesca ad avere un
pezzetto di terra nostro”. E lui risponde – “Quando non si ha più niente, come
farsi illusioni? Finita la stagione dei raccolti non abbiamo più lavoro. E cosa
faremo? Come faremo a mangiare? Con Rosatè, ormai vicina al suo tempo. Fa paura
pensare. È per questo che io vivo nel passato. Sembra che non c’è più niente
davanti a noi e che la nostra vita è finita”. La mamma sorrise. – “No, babbo
non è vero. Questa è un’altra cosa che le donne capiscono meglio degli uomini,
me ne sono già accorta. L’uomo vive a scosse. Muore un vecchio, o nasce un
bambino, sono due scosse. La donna si lascia vivere, un po' come l’acqua di un
fiume: piccole anse, piccole cascate, ma l’acqua continua a scorrere. È così
che noi donne vediamo la vita. Nessuno di noi muore del tutto: la gente
continua, con qualche cambiamento, magari, ma continua”.
A questo punto del dialogo Steinbeck fa intervenire lo zio. Altra
figura maschile estremamente simbolica nel romanzo, il quale sentenzia: - “Non
si può dire, - fece zio John. – Chi gli impedisce di fermarsi un bel giorno? A
forza di sentirsi stanca, un bel giorno si sdraia e si lascia morire”. *
È proprio così che questo Nobel della letteratura dimostra di conoscere
il genere umano. L’ultima battuta è detta da un maschio, ed esprime con estrema
crudità quello che sta dimostrando mio padre.
E come ostetrica posso confermare l’intuizione geniale di Steinbeck,
aggiungendo che l’uomo detta il vivere al corpo con la testa, così che il corpo
non farà che seguire la volontà. La donna, in opposto, segue con la testa ciò
che le detta il corpo, e la testa si lascerà addomesticare dal corpo. È per
questo che la donna sa partorire. È per questo - forse – che l’uomo sa dettare
quando lasciarsi morire.
Ed è per questo che Steinbeck conclude il romanzo con una scena
spettacolare che vi rimando a leggere; quale dolcezza infinita della
possibilità femminile di sostenere la vita. Mentre al contrario, rozzi
individui non affrontano l’argomento - di cui questo breve post - banalizzando
con affermazioni quali: «Le donne ragionano con l’utero».
*Dialoghi tratti dal romanzo «Furore», di John Steinbeck