sabato 30 luglio 2016

Ti insegno un trucco per conoscere lo stile di una donna.


Devi avere un po’ di tempo a disposizione.
Vai al supermercato e mettiti in modo tale da osservare il punto casse.
Ora guarda le acquirenti che di volta in volta arrivano, come hanno caricato il carrello e cosa succede al momento del pagamento.

Primo caso. C’è la donna che arriva a tutta velocità. Il carrello ha dentro poche cose e disposte disordinatamente. In particolare ti accorgerai che la frutta e l’insalata sono state messe sotto alle mozzarelle e ai bicchierini dello yogurt. Raggiunto il tapirulan lo lascia scorrere vuoto per diverso tempo e solo al sospiro della donna che segue nella coda, farà in modo che gli alimenti siano disposti chi prima e chi dopo, senza far caso al fatto che potrebbero essere dritti o capovolti. Al momento di pagare, dopo che gli acquisti si sono accumulati nello spazio post check, chiederà alla cassiera di venderle un sacchetto.
La donna in oggetto è impetuosa, un po’ frettolosa e distratta. Probabilmente si dimenticherà di prendere qualcosa che a casa le manca.

Secondo caso. C’è la donna che arriva lentamente, guardinga, cercando di individuare la cassa che ha la coda più breve. Il carrello ha dentro molte cose e disposte ordinatamente. In particolare ti accorgerai che i detersivi, i barattoli e le conserve sono tutte sotto, insieme all’acqua e alle bibite. La frutta e la verdura restano in superficie. Le uova sono appoggiate sul seggiolino per il bebè, che altrimenti resterebbe vuoto e chiuso.  Raggiunto il tapirulan, cerca il segnaposto e immediatamente lo colloca. Inizia subito a disporre gli alimenti con ordine meticoloso. Stando ad osservare con attenzione noterai che dispone ciascuna cosa tenendo conto degli oggetti uguali tra loro, del peso e del genere. Infatti ciò che è da conservare in frigorifero sarà lontano da ciò che può essere conservato in dispensa. I diversi acquisti saranno appoggiati tutti nel senso dello stare retti. Chiuderà lo spazio dei suoi "generi" con un secondo segnaposto. Post check, avrà pronti i suoi numerosi sacchetti riciclati, che riempirà con diligente cura. Le uova saranno appoggiate nel sacchetto “frigor”, rigorosamente per ultime.
Sei davanti ad una donna precisa, forse un po’pignola, che impegna il tempo con scrupolo e per non dimenticare nulla si sarà fatta anche una lista spesa, che avrà di volta in volta spuntato.

Terzo caso. Vedi un carrello in coda, con dentro delle cose più o meno minute. Nessuno lo custodisce in modo continuo. A tratti appare una donna che lancia al suo interno oggetti raccolti tra le diverse corsie, secondo l’ordine dello scaffale su cui erano posti. Ogni volta che torna tiene d’occhio come avanza la coda e se chi le sta dietro ha fatto avanzare il “suo” carrello, senza superarlo. Non deve comprare molte cose, e spesso usa il carrellino, non il carrello. E’ nella fila dei “dieci pezzi”, ma al suo turno di check inevitabilmente la cassiera le deve far notare che i pezzi sono 11 o 12 … non importa, ormai ha già in mano il bancomat per pagare e nessuno la fermerà.
Sei davanti ad una donna opportunista, forse un po’ egoista, che vive di una furbizia propria a discapito della pazienza degli altri.

Ora, è evidente che tre casi non possono riassumere le infinite sfumature di modi di fare che collegano uno dei tre stili con l’altro, ma è tutto vero e ti invito a farci caso e a meditarci su.

Quale stile ti corrisponde? 

domenica 3 luglio 2016

Ho portato la sposa


Se venticinque anni fa mi avessero anticipato cosa avrei fatto il venticinque giugno di quest’anno, avrei confermato che avrei voluto viverlo!
Svegliarmi di sabato mattina alle sei e trenta, attaccare fiocchi agli specchietti, e il cartello “io porto la sposa” sul vetro del bagagliaio;
avviarmi, tra gli sguardi curiosi di una Milano per buona parte ancora addormentata, verso Monza San Fruttuoso;
accettare che chi guarda nell’abitacolo del veicolo resti un po’ deluso, dal non trovare nessuno oltre l’autista;
incontrare nel cortile della casa un uomo che va a “fare” manicure e sopracciglia, e abbracciandomi mi dice: sarà una tortura;
entrare in appartamento per incontrare la migliore amica che ho, per scoprire che ha lottato buona parte della notte con una valigia che dovrà pesare massimo venti chili;
dirigermi da parrucchiere e truccatore, finalmente con la sposa a bordo;
lasciare che al semaforo qualcuno abbozzi un sorriso o un discorso, anche se la sposa vuole sfuggire alle congratulazioni;
godere di avere nei capelli i “fiori della sposa”;
correre a tutta velocità per lasciare la macchina nel parcheggio sotterraneo del centro, così da aver modo di arrivare per tempo;
restare spettatrice della gioia di un’amica;
commuovermi negli abbracci;
partecipare al volersi bene;
rimanere sola;
perdermi nella campagna brianzola;
condizionare ritardo alla cucina;
condividere la festa;
tentare di fare una presentazione di foto, nonostante i problemi tecnici da assetto tecnologico allestito all’aperto;
sintonizzare l’impianto audio sulla musica preferita dalla sposa, bypassando la playlist dell’agriturismo;
lasciare che tutti tornino a casa, per restare con gli sposi;
accompagnare al “nido” gli sposini, con una Panda carica di fiori;
sostituire il cartello sul vetro del bagagliaio, per dichiarare: “io oggi ho portato la sposa”;
assistere alla gioia incontenibile dei bambini, che incontrandomi in tangenziale comprendono la bellezza di una macchina “addobbata”;
abbandonare qualche lacrima di gioia;
regalare alla Madonna il cuscino di rose e gladioli;
raccontare alla sera di essere contenta;
guardare la luna che chiude un giorno speciale;
ringraziare il Mistero, grande e buono nell’amore.