La mano di San Giuseppe ripara dalla luce l’astante e rimanda calore al figlio, quello stesso figlio che l’osserva mentre lavora. Giuseppe lavora per costruire quell’intersezione tra i legni che fanno presagire la croce, quella stessa croce che ci viene anticipata dall’agnellino vicino alla culla e da Gesù neonato, che opportunamente fasciato da sacri teli, tiene gli occhi chiusi. Giuseppe è chino di fronte alla nascita del suo Signore, ed è ancora più chino di fronte alla luce di speranza che lo stesso Dio bambino tiene tra le mani, mentre lo sguardo intenso d’amore è corrisposto. Le figure statiche della Madre e dei pastori non lasciano spazio a gesti banali, è richiamata una densità dell’istante che necessita solo di contemplazione. Le mani stanche e il volto canuto e lacrimoso del falegname ci confermano che siamo di fronte a Qualcuno che comprende già il tutto del vivere. Oggi De La Tour mi ha regalato qualche minuto di bellezza, l’attesa del Natale ne prolunga l’intensità.