
Si tratta di tornare a casa e pertanto di attraversare tutta la città. Parto da nord est e devo arrivare a sud ovest. Mi avvio per raggiungere la tangenziale. Scorgo una luna piena mozzafiato e mi domando se qualcun altro nello stesso momento, la sta ammirando. Nel contempo sono concentrata sui semafori e sul traffico che mi separano dall’accesso di Rubattino, poi progressivamente mi accorgo di come va sfumando la visibilità. Comincio col non vedere nitido l’orizzonte e gradualmente inizio a non distinguere il limite della strada. Accendo i fari antinebbia e constato che la prudenza dei viaggiatori ha fatto modulare a tutti la velocità. Respiro nebbia, anche se nell’abitacolo il riscaldamento è stato messo al massimo. La mente viaggia realizzando fiabe. La nuvola bassa conferma il suo fascino e non tarda nel rapirmi. Cerco di richiamare l’attenzione al fatto che, se non andassi a memoria, avrei delle difficoltà nel riconoscere i momenti di svolta del percorso e attendo con sicurezza di intuire la rampa dell’uscita 4 della Ovest. Ora non vedo neanche la macchina che mi precede… forse in realtà non mi precede nessuno… faccio fatica a distinguere se l’ombra che attraversa è un pedone, o un ciclista… rallento ulteriormente e avanzo.
Ad un tratto mi arresto all’incrocio: due automobilisti non sono stati sufficientemente accorti e si sono urtati… oppure, non hanno avuto il giusto trasporto nei confronti della nebbia. “La prudenza non è mai troppa”, direbbe mio padre… e io rilancio: “Lasciarsi affascinare dalle cose, le fa affrontare nella giusta dimensione”.
Anche questa volta, il mio viaggio non è stato confuso, sono arrivata a destinazione e i miei pensieri sono carichi… cosa sarò in grado di vedere ancora stasera?